Dopo i primi quattro giorni al Montmelò spieghiamo i motivi di base per cui in questa fase delle prove precampionato conta di più la distanza delle prestazioni
Durante le ultime prove della Formula Uno a Barcellona, abbiamo ripetuto spesso - e oltre a noi l'hanno fatto tanti tecnici - che in questa fase siano molto più importanti i riscontri chilometrici piuttosto che quelli cronometrici. Ok, si dirà qualcuno, ma perché? Cerchiamo allora di spiegare un po' più nel dettaglio come mai in questo momento sia preferibile completare tanti giri invece che ottenere tempi da qualifica. Perché ciò che è scontato per chi in F1 ci lavora, evidentemente e comprensibilmente non può esserlo per chi le corse le può vedere solo in TV o poco più.
Ciò che bisogna tenere presente prima di tutto il resto, è che si tratta di monoposto assolutamente nuove, che spesso mettono le ruote a terra per la prima volta proprio in questa occasione. Hai voglia a virtualizzare, a spremere i computer mettendo alla consolle i migliori tecnici del mondo: alla fine bisogna sempre vedere cosa fa la macchina direttamente in pista. Insomma, questi test servono prima di tutto a vedere se e come la monoposto "funziona". Con questo termine intendiamo non solo se le impostazioni e le novità rispondono come i progettisti si attendevano, ma addirittura se la macchina si avvierà e riuscirà a fare un giro di pista senza problemi.
Proseguiamo: riuscire a completare tanti giri permette intanto di verificare e dimostrare l'affidabilità, che in una stagione con i motori così strettamente contingentati come questa (ricordiamo: tre power unit a disposizione per 21 gare) è uno dei traguardi primari nella definizione della macchina. Inoltre permette di verificare nei cosiddetti "aerotest" che la risposta degli elementi aerodinamici corrisponda nella realtà a quanto teorizzato in galleria del vento e nelle simulazioni computerizzate.
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