Andretti in F.1 non piace a chi comanda

Andretti in F.1 non piace a chi comanda

Neanche il legame con la Cadillac serve, anzi...

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13.01.2023 18:36

Insomma, chi comanda davvero ad Andretti in F.1 non ce lo vuole. Michael sta facendo di tutto da mesi, ma pare proprio che gliela vogliono tirare. Chi? Ovvio, gli uomini di panza. Da una parte Liberty Media, dall’altra, soprattutto, l’asse forte dei Costruttori collegati alle grandi Case, tedeschi in testa e Wolff tra i più decisi. Perché? Per due ordini di motivi. Anzitutto più invitati siedono al party della F.1 e più piccole diventano le fette di torta da mangiare, ovvero i dividendi distribuiti a fine anno. In altre parole, essere in dieci, in undici o in dodici, se non in tredici, sposta in modo sensibile la ripartizione degli utili tra le squadre.
Punto due, il progetto di F.1 che si vuole portare avanti è quello di una Premer League di Grandi Costruttori, tra i quali la squadra che Andretti voleva portare in F.1 al momento della prima proposta ci sarebbe stata come i cavoli a merenda. 

Perché l’Andretti Motorsport non ha mai costruito una macchina in vita sua, neanche un tagliaerba, mentre Liberty e i team factory vorrebbero creare sempre più un supermondiale tra Case che è l’erede diretto di quello fortemente sognato, voluto e realizzato da Bernie Ecclestone all’inizio del terzo millennio e rovinato solo dalla crisi economica globale che portò alla defezione di molti preziosi partecipanti, Toyota, Honda e Bmw su tutti.

Allora qual è stata la mossa geniale di Michael? Non mi volete come Andretti e basta? Bene, mi accoppio con un marchio di richiamo mondiale riferito a un Costruttore di peso, vedi Cadillac e GM, poi voglio proprio vedere con quale scusa mi chiuderete la porta in faccia. Detto e fatto. Ma a oggi il nasino arricciato e l’espressione schifata di promoter e Case proseguono a impestare l’aria alla famiglia Andretti.

Al punto che perfino il presidente FIA Ben Sulayem si manifesta sorpreso, stupito e anche un filino infastidito da questo stato di cose, cominciando a tifare per Andretti. Così come tifa Andretti Zak Brown della McLaren.

La verità è che Michael Andretti i padroni del vapore di questa F.1, quelli che vogliono creare una specie di DTM senza parafanghi, proprio non ce lo vogliono, neanche se si associa con Atlantide o Darth Vader. E secondo me per un motivo preciso, precisissimo. Questo. Perché Michael medesimo è troppo bravo, come ha già ampiamente dimostrato in Indycar. Lavora così bene, che rischierebbe di fare delle gran belle figure con budget validissimi ma non faraonici, dimostrando che sono ben altri queli che spendono e spandono senza ottenere granché. 

Anni fa uno dei più grandi esperti di mobbing aziendale in un suo trattato pret a porter scrisse chiaro che dal loggione di un’azienda mai e poi mai vengono trattati male gli imbecilli o gli incapaci. Quelli al gruppone al limite possono anche star bene. Sono gli intraprendenti, i competitivi privi di protezione e i più creativi, i meno disposti ai compromessi, ogni volta a rischiare di più. Non tanto il mobbing dall’alto, ossia quello dei padroni, ma quello laterale, ovvero relativo ai diretti competitor e ai loro sponsor.

Ecco. A questo siamo. Tutto qui. E dico anche che sul caso Andretti la F.1 si sta giocando la credibilità. La sua ammissione, spero a breve, sarebbe un bel segnale, a testimoniare che il Circus avrà visto sconfitta la sua parte peggiore e lobbysta. Mentre, al contrario, la fine del sogno di Michael (e pure del grande Mario) in F.1, diverrebbe una delle pagine più vergognose nell’intera storia del mondiale.


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