Viaggio nella logica di una (ormai) piccola squadra
Tanto la nuova Williams in pista non sarà niente di rivoluzionario e questo più o meno si sapeva. Non vi scervellate troppo per livrea o posizionamento degli sponsor, sono solo dettagli. Gli aspetti tecnici davvero interessanti, se proprio vi saranno ma ho dei dubbi, si vedranno solo nei primi test del Bahrain o nella Q1 vera e propria. Adesso più che altro è wrestiling per calamitare attenzione.
Williams, dove eravamo rimasti
Comunque, per non sbagliarsi, la Williams nel 2023, di proprietà della società d’investimenti newyorkese Dorilton Capital, che verosimilmente la detiene in nome e per conto di qualcun altro che non vuole troppo figurare, è lì per far correre Alex Albon e il debuttante Logan Sargeant senza troope ambizioni e nessun sogno. Se non quello di una corsa matta che mandi il primo a podio o verosimilmente una macchina indovinata che consenta a entrambi di segnare punti non raramente.
Detto questo, ormai la Williams stessa conta e ha un senso tattico nella scacchiera come uno dei pochi team rimasti ancora vendibili a qualche grande marchio automobilistico in cerca di grande visibilità mondiale nella F.1 globale, sostenibile, extralusso che è diventato il Circus ai tempi di Liberty Media. Questo è quanto. L’aspetto più nuovo di tutti, è il fresco team principal, James Vowles, proveniente dalla Mercedes dov’era stratega. E dalla Mercedes arriva da tempo parecchia altra roba del retrotreno, power unit compresa, naturalmente. Forza ragazzi, dunque, i tempi di Frank Wiliams sono lontani e sperate per voi non siano troppo lontani, sul cronometro, quelli di Red Bull, Mercedes e Ferrari.
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