Lapo e John: due modi molto diversi di essere Elkann

Lapo e John: due modi molto diversi di essere Elkann

Due fratelli, la stessa famiglia ma contesti, incarichi, modi e stili differenti. Anche quando si parla di Ferrari e Formula 1, mostrando passione su posizioni distinti

Giorgio Terruzzi

04.05.2023 09:26

Due fratelli, due caratteri, due stili diversi. Capita in quasi tutte le famiglie. La differenza, qui, la fanno il cognome, Elkann, che rimanda al cognome Agnelli; la fanno i ruoli. John, il maggiore, ha 47 anni. E’, tra l’altro, presidente Ferrari; Lapo, 45 anni, è imprenditore. Non fa più parte del consiglio di amministrazione del Cavallino ma alla Ferrari è vicino, accostato per ragioni ovvie, abbinate ad una passione –per la Ferrari e per la Juve- esternata in continuazione. Incitamenti e strigliate, le ultime soprattutto, utilizzando l’immediatezza del tweet. Poche parole per mandare messaggi immediatamente clamorosi, ovviamente strumentalizzati. Abbastanza, data una certa ermeticità connessa allo strumento utilizzato, per innescare polemiche, sospetti, illazioni, secondo prassi tipica della rete. Ciascuno è libero di dire o scrivere ciò che gli pare, si capisce. Però, visto il cognome e i ruoli, diventa complicato in questo caso cogliere il senso o, meglio, l’utilità di certi segnali. Che la Ferrari debba “svegliarsi” è un pensiero diffuso: attraversa la passione di una quantità di tifosi.

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E’ una esortazione, certo. Ma è anche un invito superfluo visto che la necessità di migliorare credo occupi le risorse intere di chiunque si trovi dentro la Gestione Sportiva. Con tutte le complicanze tecniche che sappiamo e immaginiamo, trattandosi di un universo tecnicamente complesso dentro il quale gente sveglissima spesso non basta per colmare un handicap da pista. Il fatto è che non è questo il punto. Nei messaggi rilasciati da Lapo è quasi inevitabile riconoscere un sotto-testo indirizzato al fratello John. Con il quale, comunicare in maniera diretta, magari privata, persino costruttiva, sembra impossibile. Le grida di allarme di Elkann Jr, sembrano contenere la necessità di discostarsi dall’operato di Elkann Sr, quindi di porsi al di fuori di ogni sfera di potere, posizione che permette di esternare un disappunto da semplice tifoso. Si ma Lapo Elkann un semplice tifoso non è affatto. Chiunque immagina che conosca retroscena ignoti ai più. Il che attribuisce ad un verbo, un aggettivo pesi rilevanti. Non vanno d’accordo i fratelli Elkann? Così pare. Del resto basta osservarli per misurare differenze enormi.

Alla esuberanza di Lapo corrisponde la riservatezza di John. Il quale, non a caso, non raccoglie, non commenta. Le sue parole, così come le sue apparizioni in quanto capo della Ferrari, sono rare come nevicate in città. Compaiono una tantum, alludono ad una attesa mai troppo entusiasta rispetto alla F.1, si accendono a proposito delle altre attività sportive della Ferrari, come se fossero comparabili alla vera sfida, quella che riguarda le macchine guidate da Leclerc e Sainz. John Elkann non esterna affatto. Non interviene a difesa della squadra, sembra determinato a non entrare nei meriti del dibattito. Aspetta. Delega. All’ a.d. Benedetto Vigna, soprattutto. Il che complica la comprensione profonda dei meccanismi decisionali al vertice. In molti lo descrivono come scarsamente appassionato di corse. In moltissimi vorrebbero da lui un approccio più caldo, più simile a quello di chi l’ha preceduto in quel ruolo, da Enzo Ferrari a Luca di Montezemolo, a Sergio Marchionne. E’ che stiamo parlando di una persona diversa, che piaccia o meno, destinata a dare un indirizzo proprio alla Ferrari di oggi e di domani, vedremo in che termini, magari con qualche sorpresa clamorosa a proposito di scelte agonistiche. Ghiaccio e fuoco. John e Lapo. Magari non è solo, non è proprio così. Di certo una opposizione che ha radici antiche, private, e che sconcerta, destabilizza. Non aiuta nessuno dei due, nemmeno un appassionato, ammesso e non concesso che la tifoseria Ferrari, vastissima, costituisca davvero una priorità per entrambi, un patrimonio mai esclusivo. Due fratelli che in realtà e alla fine, comunicano una incomunicabilità. In modi opposti, diversissimi, rappresentano una doppia solitudine, una attitudine al dialogo frantumata.


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