Nuova Zelanda: con Lawson riparte la storia dei "kiwi"

Nuova Zelanda: con Lawson riparte la storia dei "kiwi"© @AlphaTauriF1

Liam Lawson è il decimo pilota neozelandese a correre in F1: prima di lui ci sono stati piloti illustri come Bruce McLaren, Denny Hulme e Chris Amon, con Hartley che a fine 2018 era stato l'ultimo di questa stirpe a prendere il via in un GP

29.08.2023 ( Aggiornata il 29.08.2023 15:12 )

Dall'altra parte del mondo c'è un popolo che, per cultura e tradizioni, non ha nel mondo delle corse a motore la sua principale vocazione. I neozelandesi sono un popolo di navigatori per predisposizione, e non potrebbe essere altrimenti per una nazione formata principalmente da due isole nel bel mezzo del Pacifico. Sono il popolo che ha dato il nome al frutto che oggi chiamiamo "kiwi", per la somiglianza con l'uccello simbolo del Paese, paffuto, marrone, peloso e non adatto al volo. E' la nazione del rugby per eccellenza, la Nuova Zelanda, con i loro All Blacks conosciuti in tutto il mondo, ma per fortuna da quelle parti c'è anche chi si è voltato verso il mondo delle corse, non fermandosi alla palla ovale o ai venti che fanno volare le barche dell'America's Cup. Laggiù, c'è stato anche qualcuno che ha saputo scrivere una storia degna di questo nome tra le quattro ruote. Liam Lawson, il nuovo pilota dell'AlphaTauri, è solo l'ultimo di una stirpe di eletti, contenuta nel numero ma grande per la storia scritta.

Hulme e McLaren, il meglio dell'automobilismo neozelandese

I neozelandesi sono stati anche un popolo iridato in F1, grazie a quel Denny Hulme che, nel 1967, con la Brabham, portò la bandiera della Nuova Zelanda sul tetto del mondo delle corse. L'"orso", come era chiamato per la sua statura ed il carattere burbero, non era stato però il primo neozelandese a sbarcare nel Circus: il primo fu Bruce McLaren, un cognome che non ha bisogno di presentazioni. Bruce altro non è che il fondatore della McLaren, nata e sviluppatasi in Inghilterra e per questo inglese a tutti gli effetti, contrariamente al suo fondatore che invece veniva da Auckland. Bruce McLaren debuttò nel GP Monaco 1959, finendo subito a punti (5°) con la Cooper, fondando la McLaren nel 1963 (ricorrono infatti quest'anno i 60 anni dalla fondazione, e non a caso l'attuale vettura di F1 si chiama MCL60) per poi portarla nel Circus tre anni più tardi. Nel frattempo, nel GP Monaco 1965 aveva debuttato un altro "kiwi", Denny Hulme, che nel 1968, da campione del mondo in carica, passerà proprio alla McLaren al fianco di Bruce, per un equipaggio tutto neozelandese. I frutti della collaborazione si sarebbero visti subito: nel '68 la McLaren vinse tre GP (uno con Bruce a Spa, due con Denny a Monza e Mont-Tremblant) e nel corso degli anni crebbe sempre più, anche dopo la tragica scomparsa del suo fondatore in un test a Goodwood con una vettura Can-Am, categoria nella quale McLaren fece incetta di titoli per cinque stagioni consecutive dal 1967 al 1971: due titoli andarono a Bruce McLaren, due a Denny Hulme ed uno a Peter Revson.

La prematura scomparsa di Bruce McLaren nel giugno del 1970 interruppe quello che era chiamato, dalla stampa specializzata, "The Bruce and Denny Show", perché in Can-Am erano sempre e solo loro due a giocarsi il titolo anno dopo anno. Questa collaborazione trasformata in amicizia (in condizioni in cui l'agonismo avrebbe potuto prevalere, dal momento che Bruce McLaren, oltre a correre lui stesso, metteva a disposizione di Hulme una propria vettura nella sua scuderia, accettando a testa alta talvolta di essere battuto con il suo stesso materiale) durò in qualche modo anche dopo la morte di Bruce, perché Hulme rimase fedele alla scuderia McLaren fino al 1974, anno del suo ritiro, deciso anche in seguito alla scomparsa di Revson in un test a Kyalami; Hulme fece in tempo ad "accompagnare" la crescita della McLaren fino ai suoi primi due titoli iridati, arrivati proprio nel 1974, nel suo ultimo anno di attività: la squadra vinse il titolo Costruttori mentre Emerson Fittipaldi portò a casa il titolo Piloti.

Amon, veloce e sfortunato

Quella tra Bruce McLaren e Denny Hulme è una storia nella storia dell'automobilismo neozelandese, che in quegli anni poté annoverare tra le sue fila anche altri piloti. Detto di Anthony Shelly, al via solo ad Aintree 1962, sulla scia di McLaren ed oltre a Hulme sarebbero arrivati altri piloti, il più famoso dei quali Chris Amon: dopo il debutto a Spa nel 1963, Amon ebbe una lunghissima carriera che lo avrebbe visto pilota velocissimo in varie categorie (come testimoniano le vittorie nella Formula Tasman o tra i Prototipi, con la vittoria alla 24 Ore di Le Mans del 1966 su Ford GT40 proprio in coppia con Bruce McLaren), compresa la F1, dove però non è mai riuscito a vincere un GP. Nei suoi anni in Ferrari ebbe modo di lavorare con Mauro Forghieri, uno dei tanti a ritenere Amon uno dei piloti più sfortunati di sempre, che avrebbe certamente meritato di portare a casa risultati maggiori nel Circus.

Gli altri, fino ad Hartley

A difendere i colori della Nuova Zelanda arrivarono poi Howden Ganley (35 partenze tra il 1971 ed il 1974), Graham McRae (al via solo a Silverstone 1973), John Nicholson (anche per lui un solo GP all'attivo, quello di Silverstone 1975) e Mike Thackwell, in gara solo in Canada nel 1980 e nel 1984. Dopo Thackwell, si dovrà attendere più di tre decenni per rivedere un "kiwi" al via: il merito è di Brendon Hartley, in F1 con Toro Rosso alla fine del 2017 e per tutto il 2018, ma soprattutto pluri-iridato nel WEC con Porsche e Toyota e tre volte vincitore della 24 Ore di Le Mans.

Liam, è la tua occasione

Ed oggi eccoci qui, con la storia neozelandese che ricomincia, a cinque anni dell'ultimo GP di Brendon Hartley. C'è Liam Lawson, a ricordare che in Nuova Zelanda sanno anche correre in automobile. Lo dice la loro storia, una storia ricca e lunga anche se frammentata. Curiosamente, Lawson correrà sull'AlphaTauri che è direttissima discendente della Toro Rosso che mise in macchina Hartley qualche anno fa. Non sa ancora per quanto correrà, Liam, nell'attesa che Daniel Ricciardo possa tornare in grado di prendere il volante. Fino ad allora, per Lawson sarà una grande occasione: la speranza è far sì che questa opportunità, indipendentemente dalla durata, possa diventare decisiva per regalargli un posto in F1 nel più immediato futuro. L'anno prossimo, in occasione dei 50 anni dell'ultima vittoria di un neozelandese in F1 (con Denny Hulme nel GP Argentina 1974), non sarebbe poi così' male se ci fosse qualcuno chiamato a raccoglierne il testimone.


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