Cerchiamo di capire il rapporto tra campioni del passato e del presente con le festività, scoprendo e riscoprendo aspetti e anneddoti curiosi quanto sorprendenti
Dove trascorreranno le feste natalizie il campione del mondo Max Verstappen? Dove le farà Lewis Hamilton? E Leclerc? Oramai per trovare una risposta bisognerà dare un’occhiata a X o a Facebook, che è il solo modo col quale comunicano i campioni della Formula 1 quando cala il sipario sulla stagione e si aprono due o tre mesi di apparente relax. Verstappen andrà in Brasile dal “suocero” Nelson Piquet o pranzerà in Olanda o Monte Carlo con i parenti? E Hamilton si recherà nella sua casa di Los Angeles o farà festa, come spesso in passato, con papà, mamma, fratello in Inghilterra?
Misteri che saranno svelati presto. Una volta era facile scoprire i luoghi di vacanza dei protagonisti delle corse: bastava un colpo di telefono e veniva tutto alla luce, con relativo scambio di auguri. Oggi i rapporti sono diventati asettici e non esistono neppure più i bellissimi biglietti personalizzati che i piloti inviavano agli amici. Solo Bernie Ecclestone continua nella tradizione, con auguri ironici e allusivi su quanto è successo nell’anno che si chiude, disegnati da un amico. Ma proprio per il fatto che i biglietti natalizi sono diventati una rarità, è bello scorrere quelli del passato che si trovano nell’ultimo cassetto della scrivania. Auguri firmati da Jarno Trulli, da Mika Hakkinen, da Ayrton Senna, da Jody Scheckter e da tanti altri che amavano tenere un legame con l’ambiente, con chi lavorava accanto a loro. Niki Lauda invece no. Mai ricevuto due righe. Ma tra noi era diventata consuetudine sentirci poco prima di Natale per scambiare due chiacchiere. Tanti anni fa mi diede persino appuntamento in un hotel di St. Moritz per il 27 dicembre: "Trascorrerò il Natale a Salisburgo, poi vado qualche giorno in Engadina, se vieni a trovarmi pranziamo insieme…". Ci andai, con la neve che aveva tolto ogni traccia di strada sul Passo del Maloja. Poi altra neve, vento, un freddo terribile. Arrivai all’hotel di Niki attorno alle 12, chiesi di lui ed ebbi una pessima sorpresa: "È partito un’ora fa di gran fretta, mi spiace", disse il maitre. Pensai alla solita scusa per allontanare gli importuni, ma subito dopo mi venne chiesto come mi chiamassi. E a quel punto l’uomo del ricevimento si aprì in un mezzo sorriso: "Ah, ecco, mi può gentilmente ripetere il suo nome? Sì, è proprio lei: mi ha detto di scusarlo ma non è riuscito a rintracciarla per comunicarle il disguid"o.
Non esistevano i telefonini, Lauda aveva chiamato casa mia a metà mattina, parlò con mio padre, io ero già in viaggio… Scherzammo spesso di quel bidone, rifilatomi per il semplice fatto che Niki aveva ricevuto una telefonata da Maranello… Poi, in tempi più recenti, quando lui aveva già alle spalle figli e matrimoni, lo chiamavo per scherzare su chi ci sarebbe stato alla sua tavola. L’ultima volta mi chiamò lui. Era il 21 o 22 dicembre del 2018, ero in auto nei dintorni di Bergamo. Squillò il cellulare: "Ciao bandito, dove sei???". Era la sua voce allegra e feci un balzo, visto che sapevo che era in clinica a curarsi: "Mi hanno rilasciato, sono libero a patto che stia a determinate regole. Vado oggi stesso a Ibiza col mio aereo, porto anche il fisioterapista così posso continuare il recupero. Sono felice davvero. Con chi faccio il Natale? Con tutte le mogli e i figli, una gran tavolata. Poi rimarrò là, dove fa più caldo. Verso la fine di gennaio conto di tornare all’operatività piena per la Mercedes. Sai chi mi ha scritto una bellissima lettera, di suo pugno, in questi giorni? Sebastian Vettel! Incredibile. Mi ha davvero commosso, è un’ottima persona…". Le cose non si svilupparono nel modo che Niki desiderava. Sopraggiunsero purtroppo delle complicazioni, Lauda tornò in ospedale, morì alla fine di maggio del 2019.
Ci sono poi campioni che si sono addirittura scambiati regali, nelle feste di fine anno. Ma solo in una direzione. E’ il caso di Graham Hill, che prima del Natale del 1964 fece recapitare a casa di Lorenzo Bandini a Milano un pacco, con tanto di mittente in bella evidenza. Bandini lo scartò e vi trovò un corso di scuola guida in audiocassette. Scoppiò in un sorriso dirompente quanto incredulo. Lorenzo, infatti, con una “toccatina”, aveva buttato fuori pista Graham al Gran Premio del Messico, gara decisiva per il titolo iridato, favorendo il compagno di squadra John Surtees, che grazie appunto a quel favore conquistò il mondiale. Era in questo modo signorile che si risolvevano le liti della pista, una volta… Ma c’è anche un risvolto triste che riguarda il (mancato) Natale di un pilota di Formula 1, il principe siamese Bira, che corse in ogni angolo del mondo fra il 1935 e il 1955 conquistando anche prestigiosi successi, tra cui un GP della Nuova Zelanda (non valido per il mondiale) con la Maserati. Personaggio brillante, ricchissimo, colto, Bira ha fatto in tempo a disputare 19 gran premi iridati, ottenendo il quarto posto al GP di Francia del ’54. Una volta lasciata la Formula 1 ha persino disputato quattro Olimpiadi di vela con i colori della Thailandia. Ed è emerso parallelamente come raffinato scultore. Dopo queste mille attività si stabilì definitivamente a Londra occupandosi di affari e continuando a frequentare la mondanità, con una fama di simpatico play boy, anche se un pochino stagionato. Un attacco di cuore lo fulminò, a 71 anni, davanti alla stazione della metropolitana di Baron Curts, il 23 dicembre del 1985. Aveva con sé un pacchetto regalo riservato a una gentil signora, di cui non si scoprì mai il nome.
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