GP Giappone: i 5 temi del fine settimana

GP Giappone: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

A Suzuka la Red Bull torna a dominare: distacchi ridotti rispetto al 2023, soprattutto nei confronti della Ferrari, ma battere questa RB20 sarà difficilissimo. Esulta comunque il Cavallino Rampante, così come l'eroe di casa Tsunoda

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08.04.2024 11:45

Va bene così

Sì, alla fine va bene così. Per tanti e tanti motivi: perché la SF-24 sul banco di prova supremo ha dimostrato di non avere più determinate debolezze, perché lo svantaggio è praticamente dimezzato e perché, se non fosse per la Red Bull, questa Ferrari probabilmente non avrebbe avversari, almeno in questa fase della stagione.

Va bene così perché oggettivamente poco altro sarebbe potuto andare meglio a Suzuka, sia per quanto riguarda i risultati sia per le prestazioni, e mettiamoci pure le sensazioni alla guida. Non ci sono criticità, in questa SF-24, se non quella di fare fatica a sfruttare la gomma nuova in qualifica: non è questione di assetti o di comportamento con poca benzina a bordo (altrimenti la Rossa dovrebbe fare fatica anche negli ultimi giri di gara, invece ciò non succede), è questione che queste Pirelli sono una scienza complessa e mandarle e poi mantenerle nella giusta finestra per tutto l’arco di un giro di qualifica è esercizio mai banale, per nessuna macchina e su ogni pista. Ma è comunque meglio questo quadro rispetto a quello del 2023, quando la gomma in qualifica si accendeva eccome sulla SF-23, ma poi in gara finiva anche troppo presto.

Fare una strategia come quella di ieri, per dire, sarebbe stato impossibile con la vecchia monoposto. E invece Charles Leclerc è addirittura riuscito a condurre in porto la corsa con appena una sosta, traguardo quasi utopico a Suzuka, soprattutto data la temperatura dell’asfalto ad inizio gara (40° C al momento del via, di gran lunga la più alta del weekend). L’arrivo delle nuvole con conseguente abbassamento delle temperature ha dato una mano (la temperatura è scesa fino ai 32° C d’asfalto di fine GP), ma è una Rossa che probabilmente ci sarebbe riuscita lo stesso: Charles è stato magistrale nella condotta di gara (25 giri con la C2: nessuno in gara ne ha percorsi così tanti con il compound medio), ma ha i suoi meriti anche una SF-24 che oggi è capace di offrire quantomeno l’opportunità di fare certe scelte. Poi servono il piede e la mano delicata del pilota al volante, ma la base deve essere quella della vettura: se la macchina mangia le gomme, stint del genere non sono possibili a prescindere. E’ merito di una macchina perfettamente bilanciata, che non ha scompensi di sovrasterzo o sottosterzo, e che di conseguenza non imprime sforzi imprevisti alle gomme. Tutto è prestazione in F1, e vale anche per un buon bilanciamento: con esso il pilota non è costretto a guidare sopra i limiti della vettura e di conseguenza ne trae giovamento anche il trattamento delle gomme.

A Suzuka la Ferrari si conferma seconda forza

È insomma una Ferrari che piace e che si prende i complimenti, quella di Suzuka. Perché va forte abbastanza per guardare con ottimismo al futuro, anche pensando a quel pacchetto che verrà introdotto a Imola (e se per apportare modifiche si aspetta la settima gara, la logica suggerisce che possa trattarsi di un pacchetto corposo), e perché riesce a funzionare anche al muretto. Diversificare la strategia tra i due piloti è stato un atto di lucidità: Sainz e Leclerc si trovavano in due situazioni di gara e di traffico differenti ed aver intuito che con Charles servisse qualcosa di diverso è stato un grande merito della squadra, che ha saputo muoversi con sicurezza in una corsa non così tanto chiara dal punto di vista strategico (guardare anche McLaren e Mercedes per credere). Ci sono dunque tanti motivi per essere ottimisti, tra cui il fatto che per ora Vasseur abbia chiesto alla squadra di lavorare sulla versione di fatto base della SF-24 per conoscerla fino in fondo, esplorarla in ogni condizione e tirarne fuori il massimo, un fattore che fa sempre la differenza.

Il primo sesto di stagione dunque non può che promuovere una Ferrari che in questo momento si pone come unica candidata a dare fastidio alla Red Bull “sulle piste giuste”, circuiti che per il momento sono difficili da individuare con certezza, dal momento che è vero che questa SF-24 pare più forte all’anteriore che al posteriore (ma senza lo sbilanciamento dell’anno scorso, quando il retrotreno era decisamente più “forte” dell’avantreno), ma che finora ha battuto la Red Bull (almeno quella di Perez, dato che Verstappen è finito ko) solo a Melbourne, dove il vero discriminante è stato l’interazione tra gomma e asfalto e la conseguente gestione del graining. Anche perché resta buono il discorso che abbiamo fatto nel capitolo Red Bull: pur essendo piste molto diverse, tra Bahrain e Giappone il distacco a fine gara è rimasto simile, un segno che forse la RB20 e la SF-24 sono due macchine così buone e abbastanza complete da essere in grado di proporre più o meno la stessa competitività anche su tracciati piuttosto differenti. Un passo verso la versatilità da parte della Ferrari, ormai certificato in questo avvio di 2024, che è una grande notizia per Maranello. Per il momento, va bene così.

Sainz esalta la flessibilità della SF-24

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