Formula 1: Amon Af101, brutta e impossibile

Formula 1: Amon Af101, brutta e impossibile© Sutton

Adesso tutte le F1 sono uguali. Invece nel 1974  il pilota neozelandese Chris Amon per la sua creatura volle un progettista giovane e inesperto, perché ciò era garanzia di approccio fresco e originalità assicurata. Dando vita però a un’incredibile odissea in pista con la recalcitrante Af101.  Una storia a suo modo, secoli dopo, a lieto fine

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01.04.2020 16:44

La filosofia della Af101

Quando toglie i veli, la Amon Af101 è non solo nuova, ma innovativa dalla punta del muso all’alettone posteriore. Tanto per cominciare, il serbatoio del carburante è posizionato tra cockpit e motore, a scomparto unico. Cosa che poi farà scuola, in F.1, abbassando il baricentro e aiutando a rendere la macchina più neutra, nel comportamento. Okay. Ma poi la famo strana pure troppo. Le barre di torsione sono in titanio, quindi i freni posteriori a disco si presentano in board e questo, da subito, si rivela un terribile tallone d’Achille. Poi c’è l’aspetto aerodinamico, curato dal professor Tom Boyce, che prevede uno strano alettone a sbalzo sul muso, più un’avveniristica presa d’aria per il motore, squadratissima e rettangolare. Morale della favola, al primo test a Goodwood la Af101 vibra come un martello pneumatico, ha semiassi di burro, va piano e si rompe spesso. Tenetelo bene a mente, perché tutta la storia della Dalton-Amon in fondo sarà così.

Il debutto iridato non è neanche orrendo Il 7 aprile 1974 la Amon dovrebbe prendere il via nell’International Trophy a Silverstone, ma, con oltre trenta partenti, Chris è 28esimo in prova davanti solo a qualche F.5000 bolsa e messa lì per riempiticcio. La AF101 proprio non sta in strada e continua a rompersi, quindi meglio rinunciare al via. Gli va meglio il 28 aprile, nel Gp di Spagna 1974 a Jarama, 23esimo in griglia e regolarmente al via, tanto da percorrere 22 giri nelle retrovie, prima di ritirarsi per aver fatto fuori un semiasse. Che importa, Chris Amon è già nella storia. È riuscito a prendere il via in un Gp iridato con una monoposto che porta il suo nome!

Un seguito terrorizzante

A Monaco prosegue la tormentata evoluzione aerodinamica, presentando un musone e, soprattutto, piantandosela con i dischi freno in board. In altre parole, più si va avanti, più la Amon si sforza di diventare una F.1 simile alle altre, per cercare disperatamente prestazioni a livello col gruppone. In qualifica i riscontri non son male, perché un 20esimo posto a Montecarlo per un team debuttante è roba da applausi, ma le vibrazioni alle ruote e al semiasse anteriore sono martorianti e per motivi di sicurezza Chris preferisce dare forfait per la gara della domenica. Peccato. I tormentati rimaneggiamenti aerodinamici continuano, le fiancate evolvono, il muso ricambia e pure il pilota. Per il Gp di Germania al Nurburgring viene concessa una chance anche al giovane deb australiano Larry Perkins, che si alterna col boss Chris sulla monoposto numero 30, ma i ragguagli cronometrici sulla terribile Nordschleife paiono da torpedone. Perkins si ritrova a oltre 14” dall’ultimo dei qualificati, Derek Bell su Surtees, invece il crono di Amon è da maratoneta etiope. A Monza, infine, uno sfiduciato Chris tenta la qualificazione ma ormai è in smobilitazione psicologica, con una monoposto sfinita e un motore sfiatato. Stavolta resta a un secondo e mezzo dall’ammissione in griglia e la cosa quasi lo consola, perché non ha nessuna voglia di salire a bordo della AF101, per la corsa. E non lo farà mai più, nel mondiale. Fine della storia. Ma non per sempre.

Per un giorno (ri)nasce la Chris Amon Racing!

Chris Amon sulla sua vicenda di costruttore, quella notte del 2006, mi dice questo, per chiudere l’argomento col sorriso: «Sì. La monoposto era di concezione molto avanzata, anche troppo per il budget che avevamo a disposizione. Fatto sta che si rompeva sempre. Adesso i nuovi proprietari l’hanno restaurata e messa a punto come si deve, tanto che lo scorso anno la Amon ha portato a termine senza problemi vari Gp storici per F.1 d’epoca. Insomma, ci sono voluti 32 anni per riuscire a finire una gara. Non male, no? Adesso funziona!». Tanto che a sopresa, nel 2011, nel corso di una rievocazione-festival in Nuova Zelanda, quindi a casa sua, Chris Amon torna eccezionalmente al volante della sua monoposto, a 37 anni dall’ultimo tentativo, e tutto fila a meraviglia. Tra la ex recalcitrante creatura e il suo commosso genitore biologico è pace fatta. Chris Amon ci lascia a 74 anni, il 3 agosto 2016, consapevole che il caso AF101 finalmente può essere considerato risolto. Il più grande collaudatore di tutti i tempi lascia la sua figlia di metallo finalmente a punto.


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