Non lo diciamo da oggi che le
gare endurance propongono già da tempo competizioni tutt'altro che noiose, ma quest'ultima
6 Ore di Spa-Francorchamps, seconda prova del
Mondiale WEC 2016, alza ancor di più la media della spettacolarità sportiva e tecnica. Così dopo il dominio delle Porsche 919-H
nelle qualifiche e un'ottimo passo in gara delle Toyota TS050, alla fine
a vincere è l'Audi numero 8 guidata da Oliver Jarvis, Loiic Duval e Lucas Di Grassi. Quelli che per i problemi iniziali nelle prove libere sembravano "in ritardo" con la preparazione alla gara.
Una gara con clima inaspettatamente sereno e alte temperature, questa, quindi con condizioni praticamente ideali fin dal via. Dove Hartley sulla
Porsche n.1 ha tenuto il comando, mentre dietro le
Toyota si erano ben allineate all'interno della prima curva, ma non hanno potuto resistere all'allungo di Lieb (
Porsche n.2), Di Grassi (
Audi n.8) e Treluyer (
Audi n.7). Quindi con una sciorinata di due Porsche, due Audi e due Toyota, sembravano riproposti i valori visti in qualifica. Invece bastano pochi giri perché le Toyota comincino a mostrare un ottimo passo gara: sulla numero 5
Buemi va a ingaggiare una gran lotta con Di Grassi, che risponde a un primo sorpasso risuperando passando sull'erba, per poi cedere a un attacco all'esterno della Bus Stop.
Lieb con la Porsche n.2 comincia ad accusare problemi di potenza che continueranno per il resto della gara, poi gestendo diversamente i primi pit-stop (non cambiano gomme)
Buemi passa al comando con la Toyota. Bernhard passato a guidare la Porsche n.1 si fa sotto, ma mentre attacca
fora una gomma e deve rientrare ai box. Sale Webber, ma anche lui fora nuovamente e per i danni la macchina (anche all'apparato elettrico) dovrà sostare a lungo, perdendo una cinquantina di giri.
La gara sembra stabilizzarsi con la Toyota n.5 al comando, aumentando per di più progressivamente il suo vantaggio, ma la
numero 6 comincia ad accusare un problema: si parla di perdita d'olio, viene sistemata e rimandata in pista, ma l'avaria si ripete causandone lo stop.
Mancano meno di 2 ore al termine quando dalla
Toyota guidata in quel momento da
Nakajima comincia ad uscire del
fumo dallo scarico, che si intensifica sempre più: il giapponese prende la via dei box e lì si fermerà. Così
passa in testa l'Audi n.8 per starci fino alla bandiera a scacchi. Davanti alla
Porsche n.2 di Dumas-Jani-Lieb e soprattutto alla
Rebellion che ottiene nuovamente il podio grazie alla n.13 di
Imperatori-Kraihamer-Tuscher che precede la n.12 di
Heidfeld-Prost-Piquet.
Ciò non significa che non sia successo altro, fra le diverse categorie in gara. Per esempio in
GTE c'è la sfida fra le
due Ferrari 488 di AF Corse, quasi sempre davanti al resto del gruppo soprattutto dopo l'ottima partenza di
Gimmi Bruni. Purtroppo proprio quasi in vista del traguardo la sua n.51 cede mentre è alla guida
James Calado, e ne approfittano
Davide Rigon e Sam Bird che comunque erano sempre nei paraggi. Penalità, problemi e incidenti - come quello a
Thiim che si cappotta dopo essere stato mandato contro le protezioni da una LMP2 - colpiscono le
Aston Martin Vantage, la prima delle quali è terza con
Stanaway-Rees-Adam.
Se ne avvantaggiano le
Ford GT, con
Franchitti-Priaulx-Tincknell secondi, ma l'altra vettura del Ganassi team è protagonista di un episodio drammatico, fortunatamente più alla vista che nei fatti. È quando
Stefan Mucke rientra in pista dopo che in una quarantina di minuti erano stati risolti i precedenti problemi al turbo della sua numero 66. Pochi chilometri, poi quando arriva all'Eau Rouge la macchina sbanda e
picchia violentemente contro le protezioni, fermandosi in mezzo alla pista. Safety car, pilota in infermeria, ma tutto si risolve con ferite soltanto superficiali.
L'episodio però riaccende la competizione quando manca un'ora circa alla conclusione. Restando fra le
GTE, si riavvicinano i protagonisti della
classe Am: Perrodo (sulla Ferrari n.83 con Aguas e Collard) non riesce a contenere la pressione di
Pedro Lamy, che va a vincere sull'Aston Martin che condivide con
Paul Dalla Lana e Mathias Lauda. Nella bagarre salgono momentaneamente secondi Long-HeinemeierHansson-AlQubaisi con la Porsche, ma poi si fermano e così va sul podio la Corvette di
Paolo Ruberti, con Ragues e Yamagishi.
Ancor più rocambolesca la
LMP2. Intanto la
SMP BR01 n.37 si evidenzia subito come la più bersagliata: in partenza mentre guida Petrov viene subito toccata, danneggiata e mandata in testacoda; poi viene tamponata da Conway (che rimedia danni e un drive-through) mentre lotta con Di Grassi in LMP1.
Le "interferenze" delle LMP1 continueranno: prima Fassler tampona Menezes sulla Signatech Alpine (danni e drive-through anche per lo svizzero) poi a sua volta Kraihamer centra la Manor Oreca di Graves, sempre alla staccata della Source. Da notare che le due LMP2 stavano lottando per il primo posto di classe. Infine, dopo il restart successivo all'incidente di Mucke, "Pipo" Derani ha un'esitazione nel doppiare la Ford GT e
Nicolas Lapierre scavalca entrambi con un gran sorpasso all'esterno, vincendo assieme a
Gustavo Menezes e Stephane Richelmi. Mentre è 3°, Albuquerque tocca l'Audi di Fassler che gli taglia la strada in frenata, e così sul podio a
Derani-Dalziel-Cumming si aggiungono
Merhi-Bradley-Rao.
Infine, come piccola curiosità aggiuntiva, nell'ultimo giro c'è stata un'inconsueta sfida: quella fra
Buemi e Hartley per il… 26° posto! In realtà lo svizzero ha fatto compiere l'ultimo giro alla
Toyota n.5 con azionamento solo elettrico per poter tagliare il traguardo e potersi classificare (ai fini del punteggio). Impresa che è riuscita anche alla Porsche n.1 che ha "tirato" pur dopo gli inconvenienti iniziali per cercare di effettuare il
70% di gara minimo necessario: ci sono riusciti per un soffio.
Maurizio Voltini