Craig Breen, l'irlandese con l'Italia nel cuore

Craig Breen, l'irlandese con l'Italia nel cuore

Il destino beffardo ha voluto legare la scomparsa di Breen a quella di Gareth Roberts nel 2012. L'irlandese aveva un profondo legame con l'Italia

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Daniele Sgorbini

13.04.2023 16:57

La tragedia è così enorme da mozzare il fiato, da spegnere ogni parola, ogni pensiero, ogni riflessione. Craig Breen non c'è più, il pilota nord irlandese di 33 anni è morto in un incidente durante i test pre Croazia, un tragico impatto che ricorda in modo drammaticamente inquietante quanto accaduto al suo copilota Gareth Roberts durante il Rally Targa Florio 2012. Le prime ricostruzioni parlano del palo di una staccionata penetrato all'interno dell'abitacolo della Hyundai i20 Rally1, che non avrebbe lasciato scampo al povero Craig, proprio come la lama del guard rail risultò fatale al suo allora navigatore undici anni fa.

L'incidente quasi identico che costò la vita al sua navigatore undici anni fa

Due destini tragici e paralleli, i cui esiti non possono che lasciare attoniti. Allora, era il 16 giugno 2012, in quell'incidente che costò la vita a Gareth Roberts e che cambiò per sempre l'esistenza di Breen, il pilota uscì completamente illeso. Accadde durante la prova speciale di Cefalù, in una destra veloce da fare quasi in pieno, molto difficile perché in contro pendenza. Durante le ricognizioni quel rail poi rivelatosi assassino non si era mostrato in tutta la sua pericolosità, perché oscurato da un camion parcheggiato a bordo strada. La Peugeot 207 Super 2000 ,con cui correvano i due, uscì sulla destra e la lama del rail entrò in abitacolo, uccidendo sul colpo il povero navigatore.

Il destino – che purtroppo anni dopo si sarebbe manifestato in modo così subdolo – risparmiò Craig, con la lama fermatasi a pochi centimetri, dopo aver divelto anche parte della pedaliera. Un incidente tragico e assurdo, che a distanza di undici anni si è ripetuto in maniera assurdamente simile e che questa volta ha risparmiato il suo attuale navigatore James Fulton ma che non ha lasciato scampo al pilota. Un dramma accaduto in Italia, che non ha però allontanato il povero Craig dal nostro Paese, del quale negli anni si è sempre più innamorato e che l'ha portato a essere decisamente il più “italiano” dei piloti in servizio nel Mondiale

Craig che amava moltissimo il nostro Paese

Un legame fortissimo quello tra Craig Breen e l'Italia, non solo per il legame sentimentale con la nostra Tamara Molinaro e che durava da diversi anni. Craig Breen era molto spesso in Italia e da noi aveva davvero moltissimi amici. Sapeva farsi volere molto bene dai suoi colleghi italiani, con alcuni dei quali aveva sviluppato un'amicizia molto stretta, tanto da condividere anche le vacanze. Craig amava le gare italiane e quando ne ha avuto l'occasione ha fatto anche sul serio nel Tricolore, come nel 2021, quando schierato da Hyundai vinse un Rally di Sanremo dal finale polemico, dopo il gioco di squadra non riuscito all'ultimo controllo orario.

In quella stagione Breen ci teneva particolarmente a fare bene nel Campionato Italiano, anche se la sua avventura nel Tricolore finì – non per una sua decisione – dopo la partecipazione al Rally di Roma Capitale, corso però con i colori della MRF. In quel 2021 “italiano” Breen centrò anche il secondo posto al Targa Florio. Avrebbe voluto la vittoria in Sicilia, per “regalarla” alla memoria di Gareth Roberts, ma fa davvero toccante vederlo su quel podio a nove anni di distanza da quel tremendo incidente. Al via in Italia si fece vedere di nuovo lo scorso anno al Rally di Sanremo, ma fu una partecipazione sfortunata, costellata da problemi tecnici alla Ford Fiesta Rally2 e conclusa con un ritiro per noie meccaniche.

Sconvolti tutti i suoi amici e colleghi italiani, che alla vigilia del Rally di Alba di trovano a dover fare i conti con una circostanza davvero tragica e che lascia un vuoto enorme tra chi Craig lo ha conosciuto e gli ha voluto bene. E lui, Craig, era uno al quale era davvero impossibile non volerne: lontano anni luce dagli atteggiamenti da star che ci si potrebbe aspettare da un big del Mondiale, sempre pronto a far “compagnia” con gli altri ragazzi dell'Italiano, a indossare magliette goliardiche regalate dai colleghi, a scambiare quattro parole con tutti, sia con chi lo conosceva bene sia con chi lo avvicinava, quasi timidamente, sapendo di trovarsi al cospetto di un campione vero e di un giovane uomo che già aveva dovuto fare i conti con i pugni inferti dalla vita. Le tragedie sono tutte ingiuste, ma alcune – come questa – decisamente di più.


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