A volte ritornano: la terza vita di Kevin Magnussen

A volte ritornano: la terza vita di Kevin Magnussen© Getty Images

All'alba dei 30 anni, il danese sbarca nuovamente in F1: per lui si tratta del terzo "inizio" dopo le esperienze in McLaren, Renault ed Haas

10.03.2022 ( Aggiornata il 10.03.2022 11:47 )

La legge non scritta della Formula 1 è che arrivarci è difficile, mentre entrarci di nuovo dopo esserne finiti fuori è quasi impossibile. Da questo punto di vista Kevin Magnussen sembra un supereroe: per lui si tratta del terzo "inizio" in F1 e del secondo ritorno dopo essere finito fuori dal giro anni fa. K-Mag, una specie di araba fenice. Se non siamo di fronte ad una sceneggiatura da film, poco ci manca.

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McLaren, dal podio alla retrocessione

Non scordiamoci che parliamo di un ragazzo che era riuscito nell'impresa di finire sul podio alla sua prima gara in carriera. Era il 2014, una vita fa, nel primo GP dell'era ibrida. A quel tempo il figlio d'arte pareva destinato ad un avvenire ben più luminoso: invece quello dell'allora McLaren di Ron Dennis fu più un fuoco di paglia destinato a spegnersi subito, perché se quel doppio podio (Magnussen fu 2°, Button 3°) pareva una ripartenza dopo un 2013 infelice, per il team di Woking fu invece il prologo del disastro. La MP4-29 a lungo andare deluse, il 22enne danese si perse ed a fine anno ne fece le spese: retrocesso a terzo pilota per far posto a Fernando Alonso.

Renault e poi Haas

Ritrovare la via della F1 fu un po' più semplice all'epoca, perché la Renault cercava uno tosto da mettere in macchina per il suo ritorno in veste ufficiale. Era il 2016 e Magnussen colse l'occasione: non finì benissimo neanche ad Enstone, ma almeno le prestazioni furono sufficienti per garantirsi un sedile in Haas, ovvero il passato che diventa di nuovo presente. K-Mag ha dovuto tradire se stesso: a fine 2020 aveva promesso che sarebbe tornato nel Circus solo con una macchina competitiva, altrimenti avrebbe proseguito per altre strade. Ma evidentemente un'annata lontana dall'oro della Formula 1 gli è bastata per comprendere che preferisce essere nella griglia più ambita del mondo, anche a costo di stare nelle ultime file, piuttosto che girovagare per l'America come fatto l'anno scorso, peraltro con buoni risultati. L'IMSA è stato un mondo che lo ha accolto bene e che lui ha fatto di tutto per sentire suo: ma quando la chiamata è arrivata, non è riuscito a dire no. Nel 2021 si è tolto pure la soddisfazione di correre la 24 Ore di Le Mans con papà Jan e Anders Fjordbach in LMP2, per un equipaggio tutto danese. Diciamo che l'esilio proprio pessimo non è stato, ma la F1 è pur sempre la F1.

Steiner non dimentica

A 30 anni ancora da compiere Kevin si appresta a vivere una terza vita, un qualcosa che in pochi possono raccontare. Una storia più da anni ruggenti piuttosto che da età moderna, solitamente ben meno comprensiva con chi perde le occasioni. Ma Gunther Steiner ha puntato su di lui per un motivo semplice, perché in fondo ha sempre creduto che i suoi vecchi piloti, vale a dire lo stesso Kevin e Romain Grosjean, siano stati più vittime che colpevoli delle ultime annate Haas, quelle in cui la squadra ha perso la bussola tecnica. Dopo un 2018 ottimo ed un inizio di 2019 molto buono, è iniziata la discesa verticale: e così Kevin, proprio come Romain, è finito nel vortice della frustrazione, spinto dall'ansia perenne di dimostrare qualcosa, situazione tipica di chi sa che deve salvare il posto. Ben inteso, colpe ne hanno avute anche loro: ma Gunther non è un padre padrone che mangia i figli, piuttosto uno che soffre con loro e che se deve dirti addio, ci sta male. Perché alla fine, nonostante i litigi, il rapporto tra i tre negli ultimi tempi era diventato molto buono. E ora Gunther offre a Kevin l'occasione di riprovarci ancora, insieme.

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Non sarà facile, perché le premesse non è che siano delle migliori. Magnussen arriverà al primo GP quasi alla cieca, con pochissimi chilometri sulle spalle e, probabilmente, con un intenso programma di lavoro al simulatore a ridosso del GP del Bahrain per aiutarlo a farlo arrivare pronto al primo via. Senza dimenticare il pantano in cui è finita la Haas: ha perso lo sponsor principale, i pezzi a Sakhir sono arrivati in ritardo per la seconda sessione di test ed in generale occorre reinventare una stagione che ha già subìto un cambiamento drammatico. Correre con Mick Schumacher sarà diverso, di sicuro dovrà essere un rapporto produttivo per aiutare la squadra: e chissà che alla fine non possano esserci giorni più felici rispetto al vecchio passato.


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