Presentazioni maddeché? Un’opinione franca sui vernissage della F.1 d’oggi

Presentazioni maddeché? Un’opinione franca sui vernissage della F.1 d’oggi

La maggior parte dei team organizza presentazione in cui della nuova monoposto non c'è traccia: ha ancora senso organizzare questi eventi?

07.02.2023 ( Aggiornata il 07.02.2023 11:05 )

Benvenuti alla presentazione della nuova... Boh, non saprei. Una vale l’altra. Anzi, bentrovati ai vernissage ultima generazione, così facciamo prima. Tanto, detta una cosa buona per uno, vale per tutti. C’erano una volta gli unveiling seri, emozionanti, sfacciati e diretti. Quelli in cui esageravano. Ti facevano vedere di tutto e di più. Che so, la prima Copersucar, a fine 1974, sembrava un’astronave, la Lotus 80 a inizio 1979, un risciò di Guerre Stellari. Perfino la Ferrari 312 T2 era apparsa al suo nascere con degli strani pararuota anteriori, presto abbandonati. In effetti, dopo i primi test, il più delle volte le sparate si ridimensionavano, come le trote tirate su dal pescatore spaccone rispetto a quelle sognate, e le monoposto tornavano più umane. Ecco, semplici, giammai uniformi e tutte uguali l’una all’altra come ora, ma se non altro meno pazze e strane.

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Le presentazioni che nascondono

Adesso è tutto il contrario. Ti fanno prendere due aerei per mostrarti la vernice nuova. Più verosimilmente per farti vedere una show car mezza di plastica che pesa un paio di quintali o la macchina dell’anno prima coi retrovisori più grandi, da nuovo regolamento, e tre adesivi spostati di due millimetri, a rivoluzionare il 2022. Olé. Parliamoci chiaro: frequentare i vernissage della F.1 ormai è come essere invitati a un matrimonio tra manichini: l’unica cosa vera sono i pasticcini, ma spesso neanche quelli perché negli unveiling virtuali mentre te li guasti a schermo il cornetto lo mangi da casa. E sapete perché? Per un motivo semplice.

Una volta i team si comportavano sinceramente come dei racer, dei corridori puri. Come ballerine dal sangue caldo, che non vedono l’ora di mostrare cosce al saloon e agitare le chiappe fin dalle prime note del pianista. Ora, tutt’altro. Le squadre muovono da pure multinazionali, quali spesso sono. È tutto segreto. Peggio. Segreto industriale. Anche la pin del cellulare della security. Pure il codice di parcheggio del furgone del catering. Guai mai che si veda o si sappia qualcosa. Così le presentazioni son fatte per nascondere, mica per mostrare. Per sviare, non già al fine d’indirizzare. Per far brillare adesivi, sempre uguali pure loro, non certo soluzioni rivoluzionarie.

Anche perché gli ingegneri, anche il più creativo di tutti, visti i regolamenti così castranti e monomarca, in pratica disegnano la macchina con la comodità generatrice di un ubriaco che in uno sgabuzzono di scope a luce fulminata impugna un pennino piccolo come il pisello di un grillo.

Macchine vere cercasi

Quindi, da qui due consigli: nelle prersentazioni virtuali, se volete vedere qualcosa di inatteso concentratevi sui banner, le pubblicità laterali, magari qualcosa di scapricciato salta fuori. E nelle cerimonie reali, visto che F.1 vere non ve ne sono, whisky neanche perché ormai comnandano gli arabi ovunque, belle donne neanche sennò sarebbe sessista, be’ ecco, guardatevi attorno e impugnatevi la caraffa e il bollitore e sparatevi una bella tisana. Punto.

Scrivendo poi nel pezzo di cronaca, per non fare arrabbiare nessuno ed essere funzionale al sistema: oggi hanno presentato la Piripacchio PR1, ma non mi faccia dir niente, signora mia, che è meglio. Essù. Dategli una macchina vera, a questi ragazzi giornalisti.

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