Alberto Antonini: il suo ultimo racconto tra Autosprint, Ferrari e Formula 1

Alberto Antonini: il suo ultimo racconto tra Autosprint, Ferrari e Formula 1

Per 21 anni Alberto è stato giornalista della nostra testata, vivendo l'ultimo periodo della F1 ancora aperta e accessibile. Riviviamo insieme a lui, nella sua ultima intervista ad Autosprint, i momenti più importanti della sua esperienza

15.12.2023 12:51

Alberto Antonini se n'è andato ma rimane sempre nei nostri cuori. Vogliamo ricordarlo pubblicando nuovamente la miliardesima intervista con lui su Autosprint, ma la prima personalissima “ad” Alberto Antonini andata in stampa nel gennaio 2021. Perché dopo ventuno stagioni da inviato stavolta non ha avuto nulla da chiedere a chicchessia ma solo tantissimo da raccontare. E per varie ragioni. Tra le quali, per dirla coi numeri, quattro anni da responsabile stampa nella Ferrari di Arrivabene e uno stuzzicante libro su Sebastian Vettel, intitolato “Vettel Cavallino senza fili”, per l’editore Kenness. In più, complessivamente, un’esperienza ultratrentennale nel mondo del Motorsport, alla voce giornalismo coniugato al cartaceo, al web e alla Tv. Con un aspetto affascinante e speziato a condire ’sta carbonara al dente': Alberto di solito parlava poco, non amava apparire, diceva ciò che pensava e puntualmente prima pensava a ciò che diceva, anche se, fosse stato per lui, l'avrebbe buttata sempre sull’ironia, perché quando era serissimo scherzava e quando scherzava faceva il serio, ma son particolari.

Per farla corta, parlare con lui significava imbarcarsi in un entusiasmante viaggio premio tra i segreti della Rossa degli ultimi anni, anche se, chiaro, lui era pronto a dire tanto ma non tutto, perché il resto se lo teneva un pochinoino  per sé e per sempre, com’è giusto che sia. 

Buona lettura!

Alberto Antonini: il ricordo di Mario Donnini

Guarda anche

Alberto, dopo tanti anni da tuo vicino di scrivania, sapendo che sei contro gli schemi, ti chiedo di cominciare come vuoi, boh, magari dalla fine…

"Settembre 2017, Maranello, festa per i 70 anni della Ferrari come Costruttore. Son lì vestito da pinguino e Jean Todt dopo due anni che sono alla Rossa mi chiede curioso: “Ma non le manca scrivere?”. Be’ sì, certo che sì. Amo dare voce a concetti e raccontare, in particolare adoro la composizione di testi, articoli e canzoni. Però, tornando al presente, dico che per quattro anni in Ferrari godo anche del gigantesco privilegio di vivere un mondo precluso quasi a chiunque e non da dietro la siepe, ma al di quà, da invitato alla festa".

Poi un po’ di pausa e arriva il tuo libro su Vettel, per l’editore Kenness.

"Su proposta dell’editore stesso, in verità. Allora ci penso su, sento d’avere cose da raccontare e il piacere di farlo, mi piace trovare un nuovo punto d’incontro tra me e il lettore, così accetto. Penso: il tempo ce l’ho e la voglia verrà. Infatti va proprio così, anche perché il libro che scrivi, progressivamente, diventa una parte di te".

Alberto, sincero: in percentuale, quanta verità hai scritto, nel tuo libro, rispetto alle cose che sai?

"Nel libro c’è la verità e nient’altro che la verità. Tante cose, tanti episodi, tantissime sensazioni vissute da dietro le quinte. Se su certi aspetti non vado fino in fondo, è solo per il rispetto della privacy e del buon gusto. Diciamo che c’è l’80%".

Adesso risaliamo all’inizio di tutto, però. A come nasce Alberto Antonini giornalista. Anzi, dal concepimento.

"Parto col settimanale Rombo nel 1986, con la qualifica di impiegato. Lavoro al computer, faccio traduzioni e scrivo il primo articoletto sul centauro Eddie Lawson che prova una macchina. Vedere la mia firma sul giornale mi fa un certo effetto. Devo molto al Direttore Marcello Sabbatini, il quale mi dice invitante: “Non vedo perché tu non possa fareil giornalista”. E così inizio a farlo in redazione, fino al 1990, quando arriva la chance con Autosprint".

Sfoglia per continuare a leggere


1 di 4

Avanti
  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi