GP Australia: i 5 temi del fine settimana

GP Australia: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Una domenica grottesca, quella che la F1 ha vissuto a Melbourne: le decisioni della direzione gara hanno oscurato il successo in solitaria di Verstappen, le vicende di casa Ferrari ed i primi punti in carriera per Oscar Piastri

03.04.2023 ( Aggiornata il 03.04.2023 10:11 )

Risiko

L'unico modo per fargli perdere questa gara, era quello di piazzare una bandiera rossa con conseguente ripartenza dalla griglia. E ci hanno provato, finendo per creare un disastro di proporzioni bibliche che si è preso, giustamente, la copertina di questo post GP d'Australia. C'è sola una cosa, sulla quale non c'è alcun dubbio: chi dovesse essere il vincitore al termine di una domenica folle. Non si offenderà nessuno se verrà fatto il nome di Max Verstappen.

Gli unici dubbi aleggiavano in quei metri che separano la griglia di partenza da curva 1. Passati quelli, Max non avrebbe avuto altri problemi. Poi si è scatenato il disastro, ma lui era lì, dove è stato dal 12° giro in poi: davanti. Pur sbagliando la partenza (quella vera, quella che dovrebbe esserci solamente una volta: al via di un GP), Max non si è scomposto e lo ha anche detto: “Sono partito male ma sono stato buono, al primo giro avevo molto più da perdere che da guadagnare”. Questa è la consapevolezza dei forti, di quelli che sanno che meno rischi si prendono meglio è, tanto il modo di vincere lo trovano. Era quello che lui non capiva, o faceva finta di non capire, quando in attesa di avere una macchina da titolo si gettava in ogni spazio giustificando ogni azione con la stessa frase: “Io non lotto per il mondiale, gli altri sì. Erano loro che avevano più da perdere”. E così archiviava qualunque contatto con gli avversari, piloti Mercedes o Ferrari che fossero. Oggi invece, che una macchina da mondiale ce l'ha, ragiona nel modo giusto: ed anche se è costato qualche punto all'orgoglio, far sfilare Lewis in curva 3 era la cosa giusta da fare. Tanto al resto ci ha pensato la RB19: sul dritto tra curva 10 e 11, Hamilton sembrava un turista sul bus che si vede sfrecciare accanto una supersportiva.

La superiorità di questa Red Bull non è tutta sul dritto. E' la composizione di un insieme di fattori che consente alla Red Bull di essere al top in qualunque condizione. Venerdì, dopo aver fatto una prova comparativa con gli assetti (più carico per Perez, un po' più scarico Verstappen), anche Max ha optato per la configurazione che garantiva più downforce: dunque nuova ala anteriore a carico leggermente maggiorato (arrivata a Melbourne insieme alle prese d'aria dei freni posteriori) e alettone posteriore del Bahrain (più carico di quello visto a Jeddah), abbinato alla beam-wing a singolo profilo vista in Arabia Saudita. Il nuovo alettone anteriore serviva innanzitutto per diminuire quell'accenno di sottosterzo che è figlio della vecchia RB18, diminuito ma non svanito del tutto nella nuova vettura. Ma una macchina completa la vedi da come può gestire a piacimento le scelte di assetto senza perdere il bilanciamento: in parole povere, la solita coperta lunga che ti consente di gestire downforce e velocità sul dritto a seconda delle esigenze. Su una pista velocissima dotata di ben 4 zone Drs, per la qualifica la Red Bull poteva pure sacrificare qualcosa pur di garantirsi un'assoluta supremazia nella gestione delle gomme. Che è quello che è successo, anche se la corsa ha fatto sembrare il vantaggio molto inferiore.

Se al sabato Max è riuscito a fare la differenza solo all'ultimo assalto nel Q3, in gara non c'è stata partita. Prova ne sia il fatto che, appena qualcuno metteva a segno il giro veloce, Max rispondeva un paio di passaggi dopo. Era, letteralmente, in totale controllo della situazione. Se non ha portato a casa pure il punto aggiuntivo, è perché non ha avuto tempo: Perez lo ha stabilito al giro 53, ed a Max è mancato il tempo materiale per ricaricare la batteria e sparare a sua volta il miglior crono in gara, perché di lì a poco Magnussen ha lasciato in pista la posteriore destra e la domenica è cambiata. Poi è anche vero che, dopo un lungo in curva 13, aveva poco senso rischiare ancora: Sergio era dietro e non sarebbe mai arrivato. In generale, Max ha potuto soprattutto gestire: la bandiera rossa esposta per il botto di Albon, in avvio, ha costretto tutti ad una strategia obbligata (ultimo stint sulla hard) e di conseguenza a buttare un occhio sulle gomme, perché le temperature erano le più alte del weekend (35 gradi alla partenza, andati a calare nel corso della gara) e nessuna aveva i riferimenti del long run del venerdì, avendo piovuto. Per cui, niente eslcude che i distacchi avrebbero potuto essere ancora maggiori, visto che come gestisce le gomme la Red Bull, al momento, non lo fa nessuno.

Così, Max ha potuto continuare a giocare al suo personalissimo Risiko, il famoso gioco da tavolo basato sulla conquista dei territori. L'Australia, prima di ieri, era una terra avversa: 5,66 punti di media in sei partecipazioni, solo al Mugello (una gara ed un ritiro) Max aveva fatto peggio. Prova e riprova, ecco finalmente un successo che anche per Red Bull stava diventando un tabù: qui hanno debuttato nel 2005, ma da allora era arrivata solamente una vittoria (con Vettel, nel 2011) nella terra dei canguri. Tra tutte le piste in calendario quest'anno, Verstappen non ha vinto solamente su quattro: Silverstone, Singapore, Losail e Las Vegas (che è nuova per tutti). Per migliorare questa statistica attenderà l'Inghilterra, a luglio: nel frattempo, proverà a ribadire la sua supremazia in tutti gli altri circuiti.

La classifica Piloti


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