L'ultimo GP del Paul Ricard? Ecco perché non ha funzionato

L'ultimo GP del Paul Ricard? Ecco perché non ha funzionato© LAPRESSE

Le probabilità che quella di domenica sia l'ultima per il Paul Ricard sono alte: il contratto scade nel 2022 e ancora non sia è trovato un accordo con la F1, cosa che rischia di mettere la Francia nuovamente fuori dal calendario

19.07.2022 ( Aggiornata il 19.07.2022 15:02 )

Sembrava dover tornare per non andarsene più, per dare una nuova casa al GP di Francia. Quattro anni dopo dal rientro, invece, il circuito Paul Ricard sembra destinato a scomparire dal calendario della Formula 1: il problema è che sembra non interessi a nessuno.

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2018, una prima edizione molto attesa

Non è ingeneroso dire che l'apprezzamento per la pista di Le Castellet sia attualmente piuttosto basso, perché non è una considerazione quanto un dato di fatto. Ed è un peccato perché sa tanto di occasione sprecata, se veramente, come sembra, il tracciato transalpino dovesse uscire dal calendario: il ritorno in Francia era stato invocato da più parti e sbarcare nuovamente nella terra di Napoleone, qualche anno fa, sembrava una cosa non solo logica ma quasi naturale. Erano gli anni in cui la Renault tornava nuovamente in veste di Costruttore e non solo di motorista, e dopo qualche stagione nel silenzio l'automobilismo francese tornava ad applaudire alcuni suoi piloti: nel 2018 infatti, prima edizione del ritorno del Paul Ricard, il pubblico aveva due macchine da tifare (le Renault, appunto) insieme a tre piloti, vale a dire Romain Grosjean (nato a Ginevra ma con licenza francese), Esteban Ocon e Pierre Gasly. Il fatto che rimasero tutti e tre invischiati in un incidente al primo giro fu una coincidenza particolarmente sfortunata.

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Ma la pista non piace!

Da subito, però, il tracciato non piacque. E dire che di spunti interessanti ne aveva: il famoso rettilineo del Mistral, ad esempio, misurerebbe circa 1800 metri segna quella chicane introdotta per spezzarlo, mentre la curva che si trova al termine di quest'ultimo, Signes, in altre epoche ha rappresentato una sfida incredibile per i piloti prima che le monoposto di F1 raggiungessero queste prestazioni; ma una sfida rimane, soprattutto per tutte quelle categorie che non riescono a raggiungere i livelli di carico verticale delle monoposto del Circus.

Ma quindi perché non ha funzionato? Gli indizi portano a ragionevoli prove. Con una constatazione, la principale, che da sola basta e avanza per dimostrare la tesi di un GP non riuscito: il circuito di Le Castellet è una pista nata per i test, non per le gare. Il Ricard, infatti, dal punto di vista tecnico vale quasi quanto Barcellona: curve lente, curve veloci, brevi accelerazioni e lunghi rettilinei. C'è di tutto, insomma, per valutare la bontà di una vettura, proprio perché era nato per essere sede di test. E' in questo scenario che vanno inserite le vie di fuga da parcheggio aeroportuale che rendono orribile tutto il contesto del circuito togliendo tantissimo pepe al confronto tra piloti: quasi mai si viene puniti per un lungo od un testacoda, salvo pochissime eccezioni. Tutte queste vie di fuga furono introdotte proprio perché dovendo essere sede di prove, si era cercato ogni espediente per renderla una pista sulla quale l'errore non venisse punito, limitare gli incidenti e quindi proseguire con le prove anche in caso di errore. In tutto ciò, è bastato introdurre la chicane nel bel mezzo del Mistral per togliere ulteriore poesia: si è voluto cercare a tutti i costi di inserire un punto di sorpasso su una pista che, rettilineo a parte, è vero che di punti di sorpasso ne offre pochi; ma sarebbe stato comunque stuzzicante vedere all'opera le vetture su un rettifilo di quasi due chilometri per finire con la piega veloce verso destra di Signes. Via la chicane, un po' di ghiaia sul lato sinistro e sarebbe stata tutta un'altra cosa. E poi, i track limits: con quelle vie di fuga, normale andare incontro a passaggi oltre la linea bianca. E normale, dunque, ritrovarsi con un lungo elenco di giri cancellati alla fine di ogni sessione.

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Un'occasione mancata

Tutti gli interessi e l'entusiasmo del primo giorno non ci sono più, sembrano essersi disciolti e mitigati di fronte ad una realtà dei fatti amara e priva di possibilità di interpretazione. La scossa che la Francia si attendeva non c'è stata, per cui la nazione stessa e la F1 si stanno guardando bene dal prolungare l'accordo. Perdere un Paese così, quando ancora ci sono due piloti transalpini e l'Alpine sarebbe un male dal punto di vista organizzativo, ma all'atto pratico a saltare sarebbe una di quelle gare che meno hanno entusiasmato il pubblico (sebbene l'edizione del 2021 sia stata piuttosto combattuta e piacevole). Con una serie di circuiti e Paesi che attendono in fermento l'ingresso in calendario, la F1 sta ormai pensando di abbandonare il Paul Ricard a fronte di offerte molto più alte, e gli stessi organizzatori francesi si guardano bene dal chiudere accordi in cui vedono più rischi che opportunità. Su come andrà a finire, lo sapremo nelle prossime settimane: di sicuro non dare una casa stabile al GP di Francia sarebbe una sconfitta per tutti.

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