GP Messico, l'analisi del venerdì: nessuna vera sorpresa

GP Messico, l'analisi del venerdì: nessuna vera sorpresa© Getty Images

Un venerdì di difficile interpretazione per via delle FP2 dedicate ai test Pirelli, ma quanto emerso sembra rispecchiare in pieno lo storico di questa stagione: Ferrari molto buona in trazione e nel lento, Red Bull velocissima sul dritto

29.10.2022 ( Aggiornata il 29.10.2022 15:44 )

Che venerdì è stato? Con una seconda sessione di prove libere dedicata ai test delle gomme prototipo in chiave 2023, la risposta è certamente "complesso". Complesso perché di fatto le indicazioni vere e proprie verso qualifica e gara sono arrivate nelle FP1, sessione storicamente poco rivelatrice per una lunga serie di fattori, a partire dal bassissimo livello di aderenza dell'asfalto. 

Test Pirelli, mescole morbide nel mirino

Come ampiamente spiegato da Mario Isola nel corso delle prove libere di Austin, i test chiesti ed ottenuti da parte della Pirelli hanno diversi obiettivi. In primis, garantire che le nuove gomme siano in grado di sopportare i carichi verticali maggiori che si avranno con lo sviluppo delle vetture in vista dell'anno prossimo, alle quali si proverà a consegnare un prodotto che garantisca un sottosterzo inferiore rispetto a quello accusato quest'anno.  Ad Austin la prova era sulle mescole più dure, con particolare attenzione alla C1, sulla quale la Pirelli sta portando avanti un lavoro in modo da rendere questa mescola (la più dura del lotto) più vicina nelle prestazioni alla C2 e quindi più appetibile in chiave strategica. L'obiettivo con la C3, invece, è quello di "accentrarla" il più possibile tra C2 e C4. A Città del Messico il test era incentrato proprio sui compound più teneri.

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Asfalto, assetti, temperature

Parlando invece di prestazioni e non di gomme, difficile avere un quadro chiarissimo dal venerdì messicano, anche se qualche indizio è arrivato. Questo tenendo bene a mente che parliamo comunque di situazioni transitorie, perché ci sono due elementi, asfalto ed assetti, che andranno verso un'evoluzione che potrà portare a equilibri differenti da quelli visti nei primi due turni di libere. C'è da dire che per affrontare nella maniera migliore un asfalto molto sporco e con bassissima aderenza, le squadre hanno iniziato tutte quante le FP1 con assetti improntati al massimo carico, soprattutto tenendo conto che in altitudine tale carico lo si paga con poca resistenza sul dritto, sebbene al tempo stesso certi assetti non garantiscano la stessa downforce che si avrebbe su una pista a livello del mare: l'aria meno densa fa sì che si abbia meno spinta verticale a parità di carico su ali e corpo vettura. In entrambi i casi, dunque, si andrà verso un'evoluzione: la pista acquisirà grip sessione dopo sessione e di conseguenza le squadre dovranno essere brave ad interpretare in anticipo questa evoluzione, agendo a loro volta sugli assetti, magari arrivando a scaricare di qualche grado le ali in vista del GP. Scelta comunque tutta da vedere, proprio perché in Messico, per via dell'altitudine, il carico non lo si "paga" sul dritto. Da tenere presente, inoltre, le temperature: il via sarà domenica alle 21, vale a dire in un orario in cui non si girerà mai nel corso del weekend.

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Nessuna vera sorpresa

Detto questo, qualche dato. Nessuna sorpresa nel vedere una Red Bull regina dei rettilinei, con un'efficienza incredibile soprattutto a Drs aperto. Per contro, la Ferrari ha confermato di avere una meccanica eccezionale che le garantisce una percorrenza alle basse velocità invidiabile, ed al tempo stesso un'accelerazione che permette alla F1-75 di guadagnare nei primi metri dei rettilinei. Per fare un esempio, la Red Bull si è rivelata la più rapida in fondo al rettifilo di partenza, nella seconda parte del dritto che va da curva 3 a curva 5 e nel dritto che arriva in curva 12. La Ferrari, invece, guadagna in uscita dall'ultima curva, nella sezione della prima chicane, nel tratto che va da curva 5 a curva 10 ed in uscita dall'ultima curva. 

Tra Red Bull e Ferrari si pone una Mercedes che come negli Stati Uniti è stata molto concreta nelle zone di frenata, come ad esempio alla staccata di curva 1 oppure di curva 4, con una buona percorrenza in curva 11. Tutto ciò è stato anche il frutto di un assetto particolarmente carico, scelte che solitamente pagano molto in frenata e nelle curve più veloci. Queste ultime sono praticamente assenti in Messico, ma per adesso la Mercedes ha dato l'impressione di aver trovato una buona quadra. Queste indicazioni sono quelle che sono emerse seguendo le simulazioni sul giro secco.

Per quanto riguarda i long run, anche se sarebbe meglio dire short run con carichi di benzina elevati (ma non si sa, chiaramente, quanto abbiano imbarcato le squadre), le indicazioni più rilevanti sono quelle arrivate nelle FP1, proprio perché nelle FP2 i piloti hanno girato con gomme di cui solo la Pirelli conosceva la mescola. Red Bull e Ferrari hanno entrambe optato per una simulazione di passo gara con gomme differenti tra le due vetture: Leclerc e Perez hanno girato con gomma morbida, Sainz e Verstappen con gomma dura. Su mescola C4 Charles è stato complessivamente più rapido di Checo, non accusando degrado nei pochi giri effettuati nella sua simulazione. Basso consumo anche sulla Red Bull, sebbene Perez pagasse qualche decimo sul passo (1'24"1 per Leclerc, 1'24"5 per Sergio). Equilibrio pressoché totale invece tra Sainz e Verstappen, entrambi sul passo dell'1'24"7 con gomma dura, con pochi centesimi a vantaggio di Max.

In ultima analisi, dunque, nel venerdì di Città del Messico Red Bull e Ferrari se la sono giocata pressoché alla pari, ma come già detto si tratta di una situazione in evoluzione. Ragionevolmente, ci si può aspettare una lotta serrata per la pole position, mentre la RB18 resta obbligatoriamente la favorita per la domenica.

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