A Le Mans McQueen corse davvero

A Le Mans McQueen corse davvero

Le Mans è anche lo scenario del più bel film sulle corse mai girato, quello di Steve McQueen, girato nell’edizione del 1970. Oggi, la testimonanianza di Willy Braillard, vicino di box, svela un mistero sulla star pilota americana che ha aleggiato per decenni

Alfredo Filippone

06.06.2023 10:25

Alla vigilia di questa edizione del Centenario della 24 Ore di Le Mans, che molti definiscono già la ‘corsa del secolo’ per il risorgere dell’Endurance e la battaglia fra colossi che si preannuncia avvincente, non mancano le rievocazioni di ogni genere, tutte giuste visti i tanti momenti epici e le tante pagine di storia che si sono scritte nella Sarthe. Doveroso, allora, ricordare anche ‘Le Mans’, il film di Steve McQueen e Lee Katzin, girato dal vivo nel 1970 e uscito nel 1971, che è riuscito come nessun altro a raccontare la magia della grande gara ed è considerato a tutt’oggi il miglior film sulle corse mai realizzato.

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Le Mans, la Porsche e la delusione di McQueen

Tutto si sa, e tutto è stato ricordato nel cinquantenario della pellicola, della passione genuina di McQueen per i motori, del suo accanimento nel portare avanti un progetto da lui fortemente voluto, ma osteggiato dall’establishment hollywoodense e che finì per produrre in proprio, delle mille difficoltà per dare alla sua storia il massimo realismo possibile. Si sa anche dell’alto prezzo che McQueen dovette pagare in finis: il film non fu, allora, un successo commerciale, generò perdite milionarie, intaccò il suo status presso l’industria cinematografica e, en passant, gli costò anche il divorzio dalla moglie. Si sa anche della grande rinuncia: nei piani iniziali, McQueen, rinfrancato sul suo valore di pilota dal secondo posto ottenuto alla 12 Ore di Sebring insieme a Peter Revson, doveva essere al volante, insieme a Jackie Stewart, della Porsche 908/2 iscritta dalla Solar Productions, la sua società di produzione, anche alla 24 Ore del 1970, dove si sarebbero girate la maggior parte delle scene dal vivo. Invece arrivò un niet perentorio da Film Center, lo ‘studio’ con cui aveva già firmato la partecipazione a cinque film, e delle compagnie di assicurazione, pronte a chiedergli nove milioni di dollari di danni in caso di violazione dei contratti.

E, dunque, a Le Mans, suo malgrado, McQueen non corse, lasciando a due validi professionisti quali Hubert Linge e Jonathan Williams, il compito di correre, o meglio di girare sulla 908 bardata di pesanti cineprese, che la rendevano quasi dieci secondi al giro più lenta e la costringevano a fermarsi ogni mezz’ora per cambiare le bobine.

Ma siamo davvero sicuri che non corse? Sulla questione ha sempre aleggiato una nuvola di mistero e di sospetto, che ora siamo in grado di dissipare.

A Le Mans McQueen ha corso davvero

A Le Mans 1970, Steve McQueen, ha corso davvero, mandando a quel paese chi glielo impediva. Per poco, di nascosto e in piena notte, ma almeno lo sfizio se l’è tolto! C’è una testimonianza inoppugnabile a sancire la certezza: quella di Willy Braillard, il pilota del box accanto. Il suo nome non dirà molto ai più, ma il belga è stato un ottimo pilota semi-professionista negli anni 70. Con le monoposto ha vinto un tiolo europeo di F.Vee nel 1970 ed è arrivato sino alla F.2. Con le turismo, è stato campione nazionale nel 1975, protagonista nell’Europeo e vincitore di gare come la 24 Ore di Nivelles e la 600 km di Spa. Oggi è un 77enne in grande forma, cinque volte nonno, che si occupa ancora della sua azienda di direct marketing, ed è molto attivo nel sociale in veste di organizzatore di tele-maratone di beneficenza. È anche un intimo amico di Eddy Merckx e Jacky Ickx, con i quali da decenni condivide uscite in bici, vacanze e “quando eravamo giovani, anche marachelle non raccontabili”, come dice lui ora, con civetteria. Con Merckx ha persino corso in auto, due Tour de Belgique fuoristrada e un Rally dello Zaire (l’ex-Congo belga): “Eddy in macchina va forte, non ha paura ma neanche una gran tecnica di guida, siam sempre finiti fuori!”

La 24 Ore di Le Mans, Braillard l’ha corsa quattro volte, sempre su Porsche, rimediando quattro ritiri per problemi tecnici. Il debutto, proprio nel 1970, glielo lasciamo raccontare a lui: “Avevo 23 anni ed ero il pilota più giovane al via, erano davvero altri tempi. Sono arrivato a Le Mans guidando il mio Maggiolino e con quello ho fatto vari giri della pista per scoprirla. In gara, ero iscritto su una Porsche 911 2.2, auto quasi di serie, tutta gialla, insieme a Jean-Pierre Gaban, che era noto soprattutto come preparatore ed ovviamente curava macchina e team. Avevamo il box accanto a quello di McQueen, erano i vecchi box, quelli a pozzetto, sotto il livello della pit lane. Fra i box, praticamente, non c’erano separazioni, per cui si stava tutti insieme con i vicini, sia ai box che nel paddock, che non era nemmeno pavimentato e dove ogni team aveva tutt’al più una roulotte dove poter riposare, mangiare e cambiarsi".

E, dunque, Braillard ha convissuto da vicino con McQueen per una settimana. Che opinione se n’è fatto? “Per via delle riprese, da loro c’era sempre molta gente e un gran trambusto, si occupavano più delle cineprese e del film che della macchina e della gara. E poi, ovviamente, vista la presenza di Steve, c’erano molti curiosi e molti giornalisti, ma lui non se la tirava per niente, era normale con tutti, molto preso da quel che doveva fare. Per me, che ero a Le Mans per la prima volta, era tutto nuovo, ero molto intento a vivere il mio sogno che si avverava.”

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