San Valentino con Hamilton, il più fedele (alla Mercedes)

San Valentino con Hamilton, il più fedele (alla Mercedes)

Lewis Hamilton e Mercedes, un legame vincente e duraturo che porta con sé un forte significato simbolico

14.02.2022 17:15

Certe volte siamo troppo presi dalla sindrome del vincente e diamo importanza ad alcune cose, per finire col misconoscerne altre, decisamente più rilevanti e ricche d’immenso valore. Per esempio, si strombazza tanto che anche quest’anno Lewis Hamilton andrà - e andrà eccome - alla ricerca dell’ottavo titolo iridato in F.1 per cercare di staccare Schumacher, quando invece, secondo me, l’originalità e anche la preziosità di Hammer risiedono altrove.

Ossia nel rapporto unico e a oggi inscindibile che il campionissimo inglese è riuscito a stabilire con la Mercedes. Sia chiaro, come tutte le grandi storie, anche questa nasce praticamente per caso. Nel senso che dall’età di dodici anni Lewis è diventato uomo McLaren grazie all’intuito, e anche al buon cuore di Ron Dennis senza essere dal primo momento un baby nel mirino o sotto l’egida della Stella a Tre Punte. Però in quel momento la Casa di Woking era nel bel mezzo di un rapporto di fornitura e collaborazione con i tedeschi e ciò ha fatto sì che praticamente il destino abbia messo lo stesso Hamilton in una situazione del tutto particolare.

In effetti non solo Lewis ha poi debuttato in F.1 con la McLaren dotata dei motori Mercedes, ma dal 2007 a oggi ha sempre e solo corso con monoposto spinte da propulsori della Casa madre - assommando 288 Gran Premi disputati esclusivamente con motori tedeschi -, peraltro militando nelle file McLaren fino al 2012 compreso e dalla stagione successiva gareggiando per il team di Toto Wolff equamente rifornito da Brackley e Brixworth.

Così tanti guardano solo ai sette mondiali vinti e ai 103 Gran Premi ghermiti, mentre secondo me bisogna anche per una buona volta dire che la cosa tale da rendere Lewis Hamilton unico nel mondo della F.1 e anche delle corse è che è riuscito a vincere tutti e sette gli allori iridati correndo con lo stesso marchio di motore, Mercedes, compreso il primo e unico raggiunto con la McLaren, nel 2008, ai danni della Ferrari di Massa. E va ribadito che con la Mercedes lo stesso Hamilton si avvia certamente e proprio in questa stagione a battere il record assoluto di fedeltà a un marchio (vedi Cuore da Corsa di questo numero alle pagine 68-73), in vigore ormai da più di tre lustri e detenuto da Schumacher al volante della Ferrari, con 179 Gp, mentre Lewis ora è a quota 178.

Hamilton "di corsa" a Brackley

In altre parole, ancora due Gp e la storia delle corse sarà riscritta, magari non per sempre, ma per un  lungo periodo, di sicuro. E proprio nell’era in cui gli sportivi vengono visti e vissuti sempre più come mercenari, come soldati di tutte le guerre pronti a cambiare casacca inseguendo incessantemente il miglior offerente, ovvero, nel caso della Formula Uno, la combinazioni di volta in volta più remunerativa e competitiva, Lewis Hamilton brilla esattamente per la dote opposta.

Finendo dapprima scelto da Ron Dennis all’interno di una delle Case più gloriose nella F.1 nell’era moderna e poi azzeccando clamorosamente - ma non certo casualmente - l’unica scelta che s’è mai trovato a dover compiere all’interno della sua carriera di F.1, che dura ormai da sedici stagioni, ma senza mai l’ansia del cambio di casacca, fatto salvo quel determinante 2013 nel quale gli è mutata ulteriormente la vita, con un salto di qualità ineguagliabile. Tra l’altro prendendo il posto proprio del licenziato ultraquarantenne Michael Schumacher, uno che come pilota professionista alla Mercedes c’era addirittura nato, a render financo più simbolico e ricco degli auspici del destino un passaggio di consegne che ora, quasi dieci anni dopo, sta per trovare ulteriore suggello anche dal punto di vista statistico.

Hamilton e Mercedes, un legame dal forte significato

E stavolta i numeri non sono solo un confronto tra entità quantitative, ma sono anche in grado d’esprimere ben altro. Di più. Un messaggio epocale di cambiamento e rivoluzione geopolitica e sociostrutturata, possibile anche grazie allo sport del motore. In fondo nella seconda metà degli Anni ’30 le Mercerdes assieme alle Auto Union calcavano e quasi monopolizzavano la scena internazionale del motore, dominando in lungo e per largo la categoria Grand Prix, accogliendo con scaltrezza ma anche con riluttanza a bordo dei bolidi piloti stranieri quali Luigi Fagioli e Dick Seaman (alla Stella a Tre Punte), piuttosto che Achille Varzi e Tazio Nuvolari alla Auto Union, passaggi che esigevano sia dispensa e autorizzazione delle autorità naziste che il benestare altrui, per gli italiani del Duce Benito Mussolini, per vedere in ogni caso piloti al volante di bolidi bianchi o argentei che portavano non raramente la svastica a bordo, in bella mostra.

Capito: "Per Russell meglio se Hamilton corre, così può provare a batterlo"

Ebbene, a ottantasei anni dalle Olimpiadi di Berlino 1936 e dallo sdegno di Adolf Hitler per i dorati trionfi di Jesse Owens, e a poco meno dalla civiltà dei bolidi sfreccianti coi simboli della malintesa superiorità di razza nei confronti del resto del globo terracqueo, è bellissimo ora sottolineare e riconoscere che un uomo di colore sta per raggiungere il primato di fedeltà e continuità al marchio tedesco più vincente nella storia della F.1 iridata. Tra l’altro al volante di una monoposto che non è più una Freccia d’Argento come allora, ma sfreccia dipinta di nero proprio per espresso omaggio e segno di solidarietà a vantaggio della promozione e della tutela delle istanze d’eguaglianza portante avanti dai neri d’America e non solo d’America e non solo dai neri, ma da tutti gli uomini di buona e pulita volontà.

Record di fedeltà

Giusto per scodellarla in modo diverso ma equivalente, nel secondo Gp della stagione, Lewis Hamilton, presumibilmente aumentando di due presenze il suo score e salendo a 180 gare iridate con la Mercedes, diventerà il Pilota più fedele (oltre che il più vincente) correndo con lo stesso marchio. Stupenda notizia, bellissimo traguardo che già è dolce e doveroso pregustare e anche un passo avanti e un momento bello e pulito, che vede lo Sport del motore lanciare un segnale bellissimo, sul piano del progresso e del superamento di barriere ora pacificamente ritenute assurde ma un tempo odiosamente imperanti, financo nelle corse. Per dirla diversamente, certi trionfi di Sport a volte s’ottengono anche non vincendo, ma dando segnali come questi di una realtà stupendamente improntata a valori forti.

Per questo sapere che Lewis Hamilton è prossimo e vicinissimo a diventare il campionissimo più fedele di tutti i tempi è una stupenda notizia, sia per lui, che per noi, che per la stessa Mercedes.


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