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Guerra in Ucraina, Kvyat: "Ingiusto penalizzare gli sportivi"

© via Twitter

Il dilemma era già nelle parole del Comitato Olimpico Internazionale. Che fare? Impedire agli atleti russi e bielorussi di partecipare alle competizioni, far pagare colpe politiche non è aderente allo spirito olimpico e sportivo. D'altronde, gli atleti ucraini quale condizione vivono non per scelta loro?

La premessa del CIO è stata superata dalla decisione e raccomandazione alle Federazioni sportive, tra cui la FIA. 

FIA riunita oggi in un Consiglio mondiale del motorsport straordinario, per deliberare su misure che impattino sull'attività sportiva di piloti russi e bielorussi.

Uno scenario che andrebbe a interessare ovviamente Nikita Mazepin, il più in vista perché in Formula 1. Non l'unico pilota con licenza russa.

Kvyat e G-Drive

Daniil Kvyat si ritrova con lo stesso rischio, sul fronte però dell'impegno nel mondiale Endurance con G-Drive.

Ha parlato della guerra in Ucraina e dei possibili provvedimenti dell'autorità sportiva in un lungo post sui propri social, con il quale giudica ingiusta un'eventuale esclusione degli atleti russi.

"Spero davvero in una soluzione pacifica di questa situazione in Ucraina e che tutti possiamo vivere in pace", attacca il post di Kvyat, situazione che ha un preciso nome: guerra.

"Speriamo che tutte le parti possano trovare una soluzione sedendosi insieme e attraverso un dialogo rispettoso. Mi inorridisce vedere due nazioni di fratelli in conflitto.

Non voglio che azioni militari e guerre influenzino il futuro dell'umanità, voglio che mia figlia e tutti i bambini si godano questo bellissimo mondo. 

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Vorrei anche evidenziare e rispondere a tutte le federazioni sportive di tutto il mondo - compreso il CIO - che lo sport dovrebbe restare fuori dalla politica.

Non consentire agli atleti e squadre russe di partecipare a competizioni globali è una soluzione ingiusta e va contro quello che ci insegnano gli ideali sportivi: unità e  pace. 

Chi altro se non noi sportivi aiuterà a cementare le nazioni nei tempi a venire".

Una posizione di massimi principi espressa da Kvyat, in uno scenario nel quale - dalla prospettiva Formula 1 - spessissimo la commistione tra sport e politica e gli affari derivanti è alla base della stessa sussistenza di certi Gran Premi in calendario.