All&#39;edizione del centenario della 24 Ore di Le Mans non poteva mancare&nbsp;Michel Vaillant, l&#39;eroe a fumetti del mondo delle corse

 Michel Vaillant alla 24 Ore di Le Mans

Se le primavere passassero pure a lui come a noi tutti, adesso Michel Vaillant dovrebbe avere pi&ugrave; d&rsquo;ottant&rsquo;anni, essendo pi&ugrave; vecchio di Jacky Ickx e Henri Pescarolo. Invece nel mondo delle nuvole parlanti il tempo non passa mai, ovvero scorre molte volte pi&ugrave; lentamente che nella vita reale, cos&igrave; resta in servizio effettivo permanente il campione pi&ugrave; esperto acclamato e versatile dell&rsquo;automobilismo e del fumetto franco-belga.    Vaillant immortale  Conservando un ruolo di prim&rsquo;ordine anche in questa 24 Ore del centenario, con una presenza virtuale, per certi versi, ma palpabilissima e entusiasmante. Perch&eacute; per tutti i fans della maratona e della BD, il fumetto franco-belga nel suo pi&ugrave; classico stile in linea chiara, Michel Vaillant sulla fantomatica Vaillante Hypercar, schierata dal fratello Jean-Pierre. Fatto sta che, da protagonista di oltre cento avventure a fumetti, pi&ugrave; un&rsquo;applaudita serie in bianco e nero nella Tv Anni &rsquo;60 (interpretato dal pilota di allora Henri Grandsire) e di un ambizioso film, &ldquo;Adrenalina Blu&rdquo; con il volto dell&rsquo;attore Sagamore Stevenin, Vaillant a tutt&rsquo;oggi &egrave; considerato, con ovvia sospensione dell&rsquo;incredulit&agrave;, in tutto e per tutto un essere vivente, assolutamente esistente, mica un orpello fittizio.  Una leggenda a fumetti  Non a caso al villaggio lo stand Vaillant &egrave; gremito di fans a ogni ora, presentando uno dei famosi modelli della Casa francese in scala 1:1 pi&ugrave; tutta una serie di merchandise da fare impallidire l&rsquo;appassionato pi&ugrave; esigente. Borselli, giacchetti in pelle, tazze da t&eacute; marchiate dalle scene pi&ugrave; famose e poi, udite udite, perfino i caschetti dei personaggi pi&ugrave; noti della saga, pi&ugrave; un numero imprecisato di modellini che riproducono tutte le vetture dei character-cardine, tra i quali il collega-rivale amico Steve Warson, statunitense e i cattivi del team Leader. A colpire &egrave; anche l&rsquo;avvolgente sedia metallica realizzata a forma di casco di Michel, ovvero le riproduzioni in plexliglass e carta pregiata che ripropongono le immagini pi&ugrave; clamorose e significative dell&rsquo;intera saga (vanno via anche a 2000 euro cadauna, per la cronaca), che ormai vanta 66 anni di vita, mentre il creatore, il leggendario Jean Graton, se n&rsquo;&egrave; andato nel 2021, a 97 anni di vita. Arrivato pure lui a sfiorare i cent&rsquo;anni invece toccati dalla 24 Ore di Le Mans. All&rsquo;interno della quale, comunque, Michel resta vivissimo e amato a perpetuare passione, classe e successo del suo indimenticato e vulcanico creatore, a suo tempo aficionado della sala stampa e del tracciato della Sarthe. 

L&rsquo;eroe dei fumetti resta onnipresente al villaggio del circuito

Il pi&ugrave; grande protagonista incorporeo della 24 Ore &egrave; Michel Vaillant

In queste pagine attacco spesso cose finte esaltando quelle vere, ma per una volta vado orgogliosamente contromano, esaltando ci&ograve; che sembra finzione, perch&eacute; in certi casi sa essere pi&ugrave; vero del vero. Insomma, gioved&igrave; scorso ci ha lasciati a 97 anni d&rsquo;et&agrave; Jean Graton, l&rsquo;autore di Michel Vaillant, autore di culto del fumetto franco-belga. E salutarlo &egrave; anche l&rsquo;occasione per sottolineare l&rsquo;immensa stima, il piacere e la gratitudine che provano tutti gli appassionati di Motorsport per il messaggio, la sensibilit&agrave; e le sensazioni che l&rsquo;autore ha saputo suscitare non solo tra gli amanti delle nuvole parlanti, ma anche - e direi soprattutto -, in tutti i race fans del mondo. Perch&eacute; Michel Vaillant non &egrave; solo un personaggio a fumetti, ma a tutti gli effetti incarna un character reale capace di suscitare conseguenze e consapevolezza, adesione, entusiasmo, affetto e nostalgia come solo un campione, un amico vero e un grande delle corse possono evocare.   Un modello, una leggenda disegnata ma vivente, portato della cultura eclettico-automobilistica francese, frutto della lucente interdisciplinariet&agrave; dei transalpini per i quali storicamente essere pilota di livello significa andare forte sempre, comunque, ovunque e su qualunque terreno, dall&rsquo;asfalto della F.1 alla notte di Le Mans passando per le nevi del Turini e la sabbia della Dakar, all&rsquo;interno di carriere che sembrano enciclopedici omaggi al mondo racing vissuto come quotidiana meraviglia. Tanto che, gratta gratta, scopri che Michael Vaillant, Steve McQueen, Fernando Alonso e Sebastien Loeb in fondo in fondo la pensano esattamente allo stesso modo, alla barbaccia di chi voleva e vorrebbe rendere la F.1 un patinato, sciapo e decerebrato contenitore di un neo-monopensiero stupidello dell&rsquo;altrimenti variegato, complessissimo, grandioso, inclusivo e multiculturale mondo racing. Ecco perch&eacute; dire ciao a Jean Graton significa parlare di cose serie, molto serie, e non solo recitare una doverosa e sentita orazione laica.  Ocon: &quot;Alonso? Stimo Fernando, ma io tifavo Schumi&quot;  Detto ci&ograve;, vi racconto questa. Jean Graton lo incontro di persona il venerd&igrave; mattina della 24 Ore di Le Mans 1997 nella sala stampa del circuito della Sarthe e mi rendo conto di un paio di cose interessanti. La prima: entra lui e tutti i francofoni si alzano in piedi, poi, a turno, appena si sparge la notizia che quel signore &egrave; davvero lui, il pap&agrave; di Michel Vaillant, tanti altri, me compreso, vanno a stringergli la mano. Come quando arrivano Jacky Ickx o Derek Bell oppure, al giorno d&rsquo;oggi, Tom Kristensen o Emanuele Pirro. Perch&eacute;, nel caso di Graton, quando la fiction della letteratura disegnata sa essere cos&igrave; piacevole e generosa, la si accetta come una realt&agrave; aumentata e sincera. Tranquillo, per niente altezzoso, serio, niente sfarzo e zero snob, Graton se ne sta l&igrave; per un&rsquo;oretta, chiedendo, informandosi, chiacchierando e documentandosi tale e quale a un giornalista professionista. Fantastico. Poi saluta e se ne va, con gli stessi che si erano alzati per salutarlo che si rialzano, deferenti. Perch&eacute;, oltre a saper disegnare e raccontare, Jean Graton a suo modo insegna il mestiere a tanti di noi, fin solo leggendo le sue storie del suo e del nostro eroe. Visto che il sottotesto meravigliosamente paragiornalistico e informativo a latere di Michael Vaillant sta a significare che per saper raccontare bisogna prima sapere e poi raccontare. Documentarsi, indagare, conoscere, parlare coi piloti, ascoltarli, rubare con gli occhi ma anche dialogare con l&rsquo;ambiente, con un tecnico, un meccanico, una curva o un giorno di pioggia.  Tanti di noi erano bambini tra la fine degli Anni &rsquo;60 e l&rsquo;inizio degli Anni &rsquo;70 e per quasi tutti l&rsquo;automobilismo da corsa si stagliava come un sogno grandioso da fare in bianco e nero, con la possibilit&agrave; di diventare a colori solo grazie a certi paginoni di Autosprint e alle storie di Michel Vaillant, pubblicate nelle monografie degli Albi Ardimento o, a puntate settimanali, sulle pagine Corriere dei Piccoli e poi, da fine 1971, del Corriere dei Ragazzi, mescolato ad altri eroi della BD franco belga quali Ric Roland o Bernard Prince. E - lo ricordate? Ma certo che s&igrave;... -, i nostri primi duelli in camera car, le funzioni mosaico, le inquadrature estreme e mozzafiato mica le abbiamo scoperte dal vero, no, no, l&rsquo;imprinting semi-inconscio ma gustosissimo ci &egrave; arrivato a sorpresa in storie cult con Vaillant, Warson &amp; C. tipo &ldquo;La grande sfida&rdquo; &ldquo;L&rsquo;onore del Samurai&rdquo; e &ldquo;Serie nera&rdquo;... E poi, sar&agrave; bene ricordarlo, Jean Graton e Autosprint hanno ballato insieme e mica poco. Tanto che a met&agrave; Anni &rsquo;80 anche il nostro settimanale ha avuto l&rsquo;onore di pubblicare a puntate la storia di Michel Vaillant ambientata nell&rsquo;ipotetica gara iridata cittadina al centro di Parigi, rutilante, affascinante, a 300 all&rsquo;ora - come recita il titolo -, e combattuta quanto mai. E poi, nel 2001, chiacchierando con Alessandro Pastore, titolare dell&rsquo;Alessandro Editore, ci viene l&rsquo;idea di fare il bis, chiedendo l&rsquo;autorizzazione di poter pubblicare a puntate su Autosprint la storia a fumetti dedicata alla storica edizione della Dakar 2000 con arrivo al Cairo, tra le Piramidi.    Jean Graton dette immediatamente il benestare, aggiungendo che per lui e Michel Vaillant ritornare sulle pagine di Autosprint non poteva che essere un grande, immenso onore. E, adesso posso svelarlo, quell&rsquo;operazione avvenne a titolo squisitamente gratuito, tanto l&rsquo;autore s&rsquo;era dimostrato sincero e appassionato, all&rsquo;idea di riabbracciare voi, i lettori del settimanale da corsa. Ecco, questo era Jean Graton. E vorrei salutarlo con un altro aneddoto che mescola l&rsquo;immaginario al reale, tratto direttamente da quella notte di Le Mans che tanto lo affascinava. Circuito della Sarthe, edizione 2000 della 24 Ore. Sta per iniziare il ciclo Audi con le R8 che lottando tra loro ricacciano indietro la sola possibile ma lontanissima minaccia costituita dalla Panoz del vecchio Mario Andretti. Appare chiarissimo che la lotta per la vittoria sar&agrave; una sorta di derby stracittadino tra le vetture della Casa degli Anelli e seguo tutta la gara da bordo pista senza andare a dormire, fossi matto, chiacchierando con Emanuele Pirro di fumetti, ossia di Michel Vaillant, ovvero di Jean Graton, esaltandoci entrambi nel citare le storie e i colpi di scena pi&ugrave; belli.  Poi, quando arriva il momento del turno di guida, Emanuele se ne va per dare il cambio al compagno Frank Biela ed eccolo lasciare il posto nel dibattito infervorato alla moglie Marlene che di fumetto franco-belga, per cultura personale e natali, ne sa perfino pi&ugrave; di lui. E in quella notte strana e magica si crea una specie di corto circuito a stint paralleli fra hospitality e pista, tra finzione e realt&agrave;, tra Michael Vaillant e le corse vere, con Pirro che quando torna dal turno in pista - in una gara che poi meritatamente vincer&agrave; -, ritrova noi a ridere e scherzare su Vaillant ed &egrave; ben felice di ridare il cambio alla consorte, rituffandosi nela discussione, per stemperare la tensione della sfida sull&rsquo;asfalto.  Perch&eacute; la realt&agrave; delle corse, quando &egrave; bella e affascinante davvero, imita Michael Vaillant e non viceversa.  Faccia bei disegni e disogni, monsieur Graton. Et merci. 

Se n&rsquo;&egrave; andato a 97 anni un autore di fumetti maestro nel raccontare ma anche esempio di approccio rigoroso verso l&rsquo;intero mondo del Motorsport

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Michel Vaillant alla 24 Ore di Le Mans

Il più grande protagonista incorporeo della 24 Ore è Michel Vaillant

Un saluto a Graton, papà di Michel Vaillant