L'editoriale del Direttore: Il 1983 secondo il Drake

L'editoriale del Direttore: Il 1983 secondo il Drake

"A fine 1983 abbiamo vinto il Mondiale Costruttori di Formula 1 per la seconda volta consecutiva: ne sono felice", Enzo Ferrari

Andrea Cordovani

02.01.2023 09:20

Questo numero di As è un tributo all’ultima iride conquistata in vita da Enzo Ferrari. Il primo numero dell’anno ci riporta alle atmosfere del 1983, proiettandoci in un altro mondo. Quello del Commendatore ancora saldamente in sella al Cavallino. L’ultimo titolo iridato arpionato dalla Rossa del Grande Vecchio dentro un Mondiale avvelenato e ancora avvolto dai misteri, custodito dentro al riserbo di segreti inconfessabili. Con un gigantesco rewind torniamo indietro nel tempo, al momento in cui il Drake festeggia quel titolo. È venerdi 21 ottobre e a Fiorano si svolge la consueta conferenza stampa, con Enzo Ferrari che traccia il bilancio della stagione. Il Drake parla davanti a 30 giornalisti, con la solita arguzia, pungendo qua e là quotidiani e riviste specializzate e no, colpevoli molte volte, nella foga di rincorrere lo scoop, di gioco scorretto, almeno nelle vicende che coinvolgono la Rossa.

Quel 1983 da onorare

Il Commendatore si è presentato documentato come usa fare da sempre: "Criticare è giusto - argomenta - anzi è un dovere di tutti, in modo particolare per la stampa attenta, ma travisare la verità non è corretto". La conferenza stampa va in scena nella nuova sede della Gestione sportiva, in un salottino modernissimo - pareti blu, montanti in alluminio - attiguo allo studio di Enzo Ferrari. Il Grande Vecchio parla fitto-fitto per tre ore con gli amici-nemici di sempre. Emerge la verità Ferrari, condita da battute e intrisa di verve polemica, secondo schemi consolidati. Niente male per un uomo di 85 anni che è ormai una leggenda vivente e che ama ancora combattere e puntare al futuro. "La grinta è l’unica cosa che mi resta", sottolinea con un filo di civitteria. E poi inizia ad analizzare il Mondiale appena concluso: "Che i risultati di Brands Hatch e di Kyalami mi abbiano fatto inviperire è indiscutibile. Ma abbiamo vinto il mondiale costruttori e per il secondo anno consecutivo. In tre anni col turbo abbiamo conseguito vantaggi tangibili. L’importante è che la Ferrari non abbia perso niente. Ci assumiamo ogni responsabilità: i piloti sono fuori discussione". Il Commendatore analizza uno dopo l’altro, i 15 Gp del 1983: risultati di Renè Arnoux e Patrick Tambay, ovvero quattro vittorie, quattro secondi posti, altrettanti terzi, tre quarti e due quinti. Il giallo-carburanti rimane un caso scottante nelle parole del Drake. "Ci sono concorrenti che usano carburante con peso specifico pari a 0,83. Noi legalisti abbiamo sollevato dubbi perché questo non è il peso specifico della benzina, che è uguale a 0,79". Gli chiedono qual è lo stile Ferrari? "È quello di un’azienda artigiana di provincia che ha il culto del motore, che usa quella modesta educazione che ha ricevuto, che non ricorre a diplomazie di nessun genere, perché considera che miglior carta bollata è una stretta di mano".

Enzo Ferrari dice anche di sentirsi onorato di appartenere al Gruppo Fiat e orgoglioso di vedere che la piccola azienda di una volta è diventata una fabbrica con 1600 dipendenti, che la produzione tocca le 2400 unità all’anno, che dal 1964 in avanti non si è fatto un giorno di cassa integrazione e che il bilancio è in attivo. Ferrari ribadisce anche di ricevere dalla Casa torinese un contributo di 500 milioni per stagione, non indicizzati. E a proposito di aiuti tecnici ("la Fiat sa quello che mi dà e io so quello che le do") c’è stata anche una frecciata per la Lancia, fresca campione del mondo costruttori nei rally. Il Drake ricorda l’apporto dato ai cinque mondiali rally nel passato (il motore Dino sulla Stratos) e la collaborazione per il compressore volumetrico: Cesare Fiorio, il Capo del reparto corse della squadra torinese, aveva avuto il torto di affermare che mai nessuno aveva vinto tanto, neppure la Ferrari. Si sofferma poi ad analizzare la stagione dei due piloti: Tambay e Arnoux. Quando Ferrari dice queste cose è già sancito il divorzio tra Patrick e la Rossa e c’è in arrivo Alboreto.

"Tambay è un grande collaudatore, un uomo che mi ricorda Amon: prova una vettura e poi ti dice tutto. Sono felice di averlo avuto e so quello che perdo", sottolinea. Dopo aver rievocato i due anni insieme, il costruttore rivela anche di non aver mai chiesto a Tambay di aiutare Arnoux in Sudafrica, come si poteva intuire da certe dichiarazioni rilasciate dal pilota. Fu Patrick che a Kyalami aveva conquistato la pole a proporre il proprio appoggio alla squadra in cambio di una monoposto di F.1, "il prezzo del sorpasso", aggiunge. "Avevo detto al direttore sportivo Marco Piccinini di promettergli anche la luna: sapevo che non eravamo in condizione di fare risultato". "Arnoux l’ho preferito a Tambay perché non ha il complesso del semaforo (un accenno alle cattive partenze di Patrick) e poi abita qui vicino ed è più disponibile".

Non mancano due parole su Michele Alboreto. "Con lui si è concretata una promessa fatta nell’82. È un uomo pulito, un pilota che ritengo idoneo per la Ferrari. Quando è venuto qui mi ha detto: se lei ha difficoltà a darmi una macchina, spiegherò alla gente che avevo già assunto altri impegni". Il finale è una stoccata alla concorrenza. "Da una parte c’è un gruppo di concorrenti che ha individuato nella Formula 1 il mezzo per avere sensibili vantaggi economici. Dall’altra parte ci sono costruttori di auto che fanno delle corse un banco di ricerche e di sviluppo tecnico. Le corse non potranno più esistere nel momento in cui non porteranno più benefici all’evoluzione dell’automobile, che è nata, vive e progredisce con le competizioni. Io rappresento interessi in contrasto con quel gruppo di concorrenti di cui parlavo". Nelle pagine che seguono il Mondiale di F.1 1983 torna a rivivere. Buona lettura…


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