L'Audi dopo questo successo esce di scena dalla Dakar per concentrarsi sulla F1, ma Carlos Sainz Sr è già conteso tra MSport e Toyota, quasi fosse un ventenne rampante...
E poi quando tutto finisce anche le leggende si commuovono come noi comuni mortali che spesso ci sciogliamo nell’abbraccio delle nostre famiglie. Succede pure a Sua Maestà Carlos Sainz mentre festeggia la vittoria a una Dakar nella quale ha appena fatto riscrivere la storia. La visita a sorpresa dei suoi cari è l’ultima scossa di adrenalina per questo Highlander, uomo-copertina di un Motorsport che riesce ancora a produrre racconti di rara bellezza, emozioni vere e non in bilico sulle ruote panoramiche. Lui si emoziona, abbraccia il figlio Carlos che a sorpresa è andato ad accoglierlo all’arrivo, stringe a sé la moglie, bacia la vettura con la quale ha firmato un’altra impresa epica. Il satanasso che fino a pochi istanti prima aveva dannatamente rincorso una nuova esaltante vittoria, torna a essere un tranquillo 61enne che sfoggia sorrisi dietro ai quali nascondere la semplicità dei forti, il pudore dei sentimenti, quella timidezza di fondo che non l’ha mai davvero abbandonato.
Due titoli iridati nel Mondiale Rally, quattro Dakar portate a casa con VW, Peugeot, Mini e Audi, 24 vittorie ottenute nel Campionato del Mondo rally, un campionissimo senza limiti e confini, costretto a trovare sempre uno spazio dentro a una bacheca rilucente di trionfi, col demone delle corse a scaldargli il sangue, dentro a una perenne lotta di una vita da competizione.
La fame da vittoria di Carlos Sainz è incontenibile. È un inno a non mollare mai, un salto oltre l’impossibile che fissa nuovi limiti e diventa il manifesto di una storia bellissima che sembra non avere fine. Emerge l’uomo in perenne corsa con sé stesso, il vecchio leone che artiglia la vittoria come nei giorni migliori e che continua a realizzare quel sogno che l’ha accompagnato fin da ragazzino, quando rimase stregato a vedere l’evoluzioni e i controsterzi al Rally Race 1974, la prima gara che il madrileno ha visto dal vivo. Quel giorno correva il fidanzato della sorella al volante di una fiammante Simca R2 e il piccolo Carlos rimase folgorato, in estasi, con una passione che montava anno dopo anno. “Quel rombo e quei fari nella notte non li ho mai dimenticati, sono la spinta che mi porta a essere ancora qui a mettermi in gioco quando c’è una sfida che mi intriga e mi appassiona”.
Sainz incita l'Uomo a non arrendersi mai!
La Dakar è diventata la sua nuova ossessione. La sfida nel deserto è sempre stata una bella attrazione per gli ex rallisti una volta finito il servizio permanente effettivo nel Mondiale. E anche Carlos è caduto in quella romantica tentazione e ha voluto vedere da vicino l’effetto che fa correre in questa gara che negli anni ha cambiato tre Continenti ed è rimasta sembra abbastanza competitiva, rilanciando il suo spirito che riporta alle vecchie corse del passato, quelle che troppo spesso vengono rimpiante in un mondo che non brucia più le antiche passioni.
Regalare il primo successo all’Audi al suo ultimo tentativo alla Dakar è qualcosa che renderà per sempre orgoglioso uno come Carlos Sainz, amante della storia del Motorsport, rispettoso delle imprese e delle icone che hanno popolato questo mondo. Trascinare alla vittoria la Casa che all’inizio degli Anni Ottanta ha rivoluzionato il mondo dei rally con le sue quattro ruote motrici e fissare un nuovo traguardo con il primo successo di una vettura ibrida nel raid più famoso del pianeta, è forse l’aspetto che fara? godere di più Carlos una volta che passata la sbornia da trionfo arriverà il tempo di riflettere sulla portata di una vittoria come questa.
Per la prima volta, un prototipo a basse emissioni con trazione elettrica, batteria ad alto voltaggio e convertitore di energia vince il rally nel deserto più duro del mondo con l’Audi RS Q e- tron. E alla guida di questa astronave del futuro c’è l’Highlander madrileno.
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