F1 Baku, analisi gara: poca adrenalina, tanti argomenti

Molte cose di cui disquisire dopo la gara in Azerbaijan, dai pulsanti di Hamilton alla penalità per Raikkonen, passando per strategie e set-up. Ma non i sorpassi

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Maurizio Voltini

19.06.2016 19:18

Notoriamente cerchiamo sempre di vedere il "lato bello" di un GP, ma indubbiamente da questo tracciato azero ci aspettavamo qualcosa (in realtà tanto) di più. Magari non proprio incidenti come successo in GP2, che però è stata ben più emozionante (e soddisfacente, con lo strepitoso doppio successo di Antonio Giovinazzi) e forse ha messo "sul chi vive" i piloti di Formula Uno, che non hanno voluto rischiare più del minimo sindacale. Condotta comprensibile considerando che la prima regola aurea è "to finish first, first finish", che in pratica significa che se vuoi fare risultato, prima di tutto al traguardo ci devi arrivare. Però lo spettacolo è stato limitato: a parte qualche pregevole eccezione, come il sorpasso all'esterno di Raikkonen su Hulkenberg o certe lotte nelle retrovie (tipo quella fra Alonso e Grosjean), i sorpassi sono stati quasi tutti sullo sproporzionato rettilineo. 

Eppure di spunti per la nostra analisi ne abbiamo avuti diversi, in questa gara. E partiamo dal fatto che, pur avendo virato la massima serie per monoposto (qualche "distinguo" va fatto dopo una Le Mans come quella di quest'anno) su un versante ipertecnologico, alla fine non si riesce a sfruttare appieno nemmeno questo aspetto. Lo abbiamo visto nel quasi farsesco battibecco che Lewis Hamilton ha avuto con l'ingegnere di pista, quando quest'ultimo cercava di spiegare cosa andava risolto nei settaggi, cercando però di non violare le regole di comunicazione via radio, e il pilota inglese non ce ne andava fuori. Sulla questione il popolo di internet si è scatenato con l'ironia, anche meritata. Però è mortificante che un pilota "di piede" come Lewis sia costretto a dipendere da queste cose. 

Al tempo stesso ciò rivaluta Nico Rosberg, al di là della vittoria: il pilota tedesco ha gestito perfettamente la questione da solo, senza che il suo ingegnere fosse costretto ad acrobazie linguistiche per fargli capire cosa fare. Non si tratta di dire che uno dei due sia meglio dell'altro: sono semplicemente due approcci differenti in cui entrambi sono fortissimi. Una differenza che avevamo già rimarcato in occasione del Canada 2014, quando a fronte dello stesso identico problema di Kers uno riuscì ad affrontarlo cambiando la guida e le regolazioni, mentre l'altro continuò ad insistere a frenare lungo bruciando i freni dietro. 

Fatto sta che la Mercedes ha affrontato la gara con un set-up non perfetto, e non è l'unico team di cui lo si può dire: anche la Ferrari ha avuto qualche problema di gestione gomme, seppure in misura minore di quanto capitato a Williams e Red Bull, quest'ultima addirittura costretta a ricorrere alle gomme medie. Al contrario la Force India ha mostrato un buon passo soprattutto con l'ottimo Sergio Perez che ha conquistato un meritatissimo podio, e dopotutto anche Nico Hulkenberg pur nel calo finale ha permesso alla squadra di avere entrambe le macchine a punti. Viene proprio da pensare a cosa serva il simulatore (la Force India non ce l'ha) se nemmeno in casi come Baku, cioè piste nuove "da scoprire", dà alcun vantaggio. Forse meglio destinare le (ingenti) risorse necessarie ad altri settori. 

I problemini cui abbiamo accennato non sono diventati veri e propri inconvenienti per la Ferrari, che così ha ottenuto un buon risultato complessivo fra 2° posto di Sebastian Vettel e 4° di Kimi Raikkonen. Il set-up non era perfetto, un po' troppo carico aerodinamicamente: ciò ha limitato la velocità di punta, ma ha permesso di far lavorare un po' meglio le gomme specie soft (quando le Red Bull molto scariche hanno pagato questa scelta). Il prezzo è stato un consumo un po' superiore, per cui si è cercato di imbarcare meno carburante del necessario (per non appesantire troppo) confidando anche nell'ingresso della safety car, che prima del via si dava quasi per scontato da parte di tutti viste le difficoltà del tracciato. Invece incidenti veri non ce ne sono stati e così ci si è trovati a dover sfruttare un po' meno la power unit per non consumare troppo. Difficile dire se in caso contrario sarebbe stato possibile contenere il ritorno di Perez, da parte di Raikkonen, ma un rallentamento c'è stato. 

Piuttosto, sempre sulla gara Ferrari, evidenziamo altri due fattori. Il primo è la "chiamata" a Vettel per il primo pit-stop, verso il settimo giro. Questo per "coprire" Ricciardo, che sì aveva cambiato le gomme a fine quinto giro, però per via di problemi: è parso davvero di rivivere Abu Dhabi 2010, come se mentalità e software strategici non fossero cambiati da allora. Fortunatamente Vettel ha fatto presente che tutto andava benissimo e se fosse davvero il caso, e altrettanto fortunatamente il box non ha insistito, traslando però questa strategia su Raikkonen. Che, guarda caso, alla fine ha semplicemente perso tempo perché si è ritrovato in mezzo al traffico (precipitato da 3° a 11°) e poi si è ritrovato a dover gestire le gomme soft per ben 43 giri. Con queste premesse la sua gara va considerata davvero notevole. Mentre la fiducia che sempre abbiamo per la squadra di Maranello e i suoi validissimi uomini viene messa alla prova una volta di più. 

Altro elemento "destabilizzante" della gara di Kimi, va ricordato, è stata anche la ridicola penalizzazione di 5 secondi. Intendiamoci: era stato ben specificato dalla direzione di gara che era vietato tagliare con tutte e quattro le ruote la linea continua che delimitava la corsia di ingresso ai box, per motivi di sicurezza, e non è questo che contestiamo. Però ad un certo punto bisogna anche contestualizzare ciò che avviene in pista ben oltre i 300 orari, e in quel momento Raikkonen era in scia a Ricciardo, quindi non poteva vedere la linea e soprattutto non poteva sapere che Daniel stava rientrando in pit lane. Appena se n'è accorto ha deviato: troppo tardi per evitare la linea, ma senza causare particolari pericoli né ottenerne vantaggi. Invece è stato penalizzato non solo con 5 secondi sul tempo gara, ma anche con due punti-licenza. Non approviamo, e non per il pilota colpito: il fatto è che i regolamenti vanno bene, purché vengano applicati con cognizione e quando effettivamente serve, e non "a capocchia".


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