Analisi Formula 1 Giappone: una gara di scivoloni

Dalla pessima partenza "umida" di Hamilton alla tattica a subire della Ferrari, passando per la difesa di Verstappen, ecco cosa è successo a Suzuka

Maurizio Voltini

09.10.2016 11:56

La gara di Suzuka è una di quelle che possono far riconciliare i tifosi con la Formula 1, e probabilmente (si fa per dire) non è un caso che sia successo su un tracciato "tradizionale". Perché a parte Nico Rosberg che si è involato fin dal via, alle sue spalle di situazioni interessanti ne abbiamo viste parecchie (al di là delle lamentele sui doppiaggi, oggi particolarmente numerose). Per esempio, pur se è ormai evidente quanto le Mercedes siano "difficili" in partenza, sembra che Lewis Hamilton abbia fatto di tutto per regalare la prima curva a Rosberg (e non solo a lui…) sbagliando tutto al via. Più ancora che lo stacco della frizione, ci riferiamo al fatto di aver pervicacemente mantenuto le ruote sulla striscia umida che aveva proprio davanti alla sua posizione in griglia: non ha fatto nulla per evitarla, anzi, e così è rimasto quasi fermo a ruote che pattinavano, mentre Ricciardo e Vettel che gli partivano dietro sono stati costretti a scartarlo (e il tedesco quasi "perde" la macchina).

Al riguardo c'è anche una questione da spiegare: dopo la pioggia della notte, in pista (e quindi anche sulla partenza) sono rimaste alcune chiazze di bagnato. La direzione di gara ha proibito ai team di asciugare le proprie piazzole di partenza, ma quando la Mercedes ha fatto presente che la situazione per Hamilton era un po' esagerata, la DG ha inviato un paio di commissari dotati di "soffiatore". Nulla di irregolare, quindi, e del resto dovrebbe essere evidente che i commissari non agiscono certo di propria volontà. Tuttavia la differenza tra la piazzola asciutta e la "riga" umida più avanti ha fatto sì che inizialmente il motore di Hamilton abbia stallato un poco, per poi provocare uno slittamento poco controllabile delle ruote motrici subito dopo. Una cosa che poteva essere evitata andando un po' più di lato (qualsiasi dei due) come fatto da Ricciardo e da Vettel, ma non da Hamilton.

Hamilton è comunque risalito dall'ottava posizione in cui era precipitato al primo giro, finché ha trovato sulla sua strada Max Verstappen. Quando gli è arrivato in scia mancavano ancora diversi giri a fine gara, ma l'olandese è stato molto bravo a difendersi utilizzando le "armi" che la RB12 gli mette a disposizione. Per esempio un'ottima trazione in uscita dalla chicane, tanto che nonostante l'uso del DRS (per non parlare della ben differente potenza motrice sotto il cofano…) Hamilton non è mai stato in grado di impensierire Verstappen sul rettilineo di partenza. L'unico punto in cui sembrava possibile l'attacco era la staccata della chicane stessa, ed è infatti lì che Lewis ci prova al penultimo giro. Lo spazio c'è, ma l'olandese glielo toglie scartando a destra proprio al momento di frenare, così l'inglese lo evita a sinistra arrivando però lungo. In questo modo svanisce l'unica possibilità di prendere il secondo posto. Non c'è stato contatto, quindi la direzione di gara non ha avuto elementi per far partire un'investigazione ufficiale, però Verstappen è stato lo stesso chiamato per un chiarimento, e ci risulta che Charlie Whiting ed Emanuele Pirro gli abbiano in qualche modo chiarito che non intendono più accettare manovre così pericolose in futuro. È pure seguita una protesta ufficiale della Mercedes, vedremo se porterà a qualcosa.

In tutto questo, non abbiamo ancora parlato compiutamente della gara delle Ferrari. Che anche stavolta hanno mostrato certe potenzialità, ma solo quel tanto che basta per far pensare ad un'altra occasione mancata. Dopo le penalità in griglia (3 a Vettel e 5 a Raikkonen) ma anche dopo un'ottima partenza da parte di entrambi, si è visto come i piloti abbiano dato il massimo - spettacolare e significativo il doppio sorpasso di Kimi Raikkonen su Sergio Perez nel momento in cui doppiava Palmer - ma non siano stati assistiti in pari misura dal muretto. In particolare la strategia su Vettel non ha permesso di poter mirare a quello che - certo con un po' di fortuna - poteva forse essere un secondo posto finale anziché 4°. Infatti si è puntato su un ultimo stint con gomme soft, che però non hanno permesso di "fare la differenza" su Hamilton. Non era possibile montare le gomme medie (non ne avevano) e certo con le hard, quindi a pari gomma, è ingenuo pensare di poter fare meglio della Mercedes. Tuttavia negli ultimi giri percorsi con le hard ormai "andate" del secondo stint, Vettel ha perso qualcosa come una quindicina di secondi: quelli che, montando subito altre hard, avrebbero permesso di fare undercut su Hamilton e continuare ad insidiare Verstappen.

Della strategia Ferrari parliamo anche qui, ma resta il fatto che pure stavolta la Scuderia sembra aver semplicemente subìto le strategie altrui, in pista. E del resto non è che a Daniel Ricciardo sia andata tanto meglio: la Red Bull è sempre molto abile negli undercut (cioè anticipare il cambio gomme per sfruttare quelle nuove nei giri di rientro) ma stavolta la prima sosta ha fatto precipitare l'australiano in mezzo al traffico, una situazione vissuta anche da Raikkonen ma dalla quale il finlandese (forse aiutato di più dal motore) è riuscito a districarsi meglio.

Terzo al primo giro, Sergio Perez ha guidato l'ottima gara delle Force India (pure Nico Hulkenberg ha guadagnato in partenza, tre posizioni, e ha fatto un bel duello con Bottas) che i 7° e 8° posto finali non premiano appieno, pur se permettono al team di consolidare un poco la quarta posizione nella classifica per i costruttori, con 10 punti di vantaggio sulla Williams. Quest'ultima ha provato anche stavolta una strategia alternativa, partendo con gomme medie per poi effettuare una sola sosta, che ha funzionato fino ad un certo punto, visto che ha permesso sia a Felipe Massa sia a Valtteri Bottas di recuperare la zona punti ma comunque dietro ai rivali diretti in campionato.

In una gara senza problematiche particolari, cioè senza safety car né ritiri, nessuno fra i team inseguitori si è avvantaggiato di situazioni anomale e svetta la Haas di Grosjean, giunto in scia alle Williams e ultimo dei non doppiati, mentre Esteban Gutierrez è stato vittima di un testacoda alla staccata della chicane per una manovra difensiva di Carlos Sainz. Lo spagnolo ha condotto una gara davvero con il coltello fra i denti, come si è visto anche quando lottava con le Williams, ma ha raccolto meno di Daniil Kvyat autore di una gara meno appariscente ma capace di sfruttare bene la strategia di gomme S-S-H. Che lo ha portato a finire 13° tra le due Renault di Jolyon Palmer e Kevin Magnussen. Un risultato di squadra accettabile, quando invece le McLaren-Honda hanno davvero faticato, con Fernando Alonso solo 16° e Jenson Button 18°, nonostante le power unit evolute: per montarla all'inglese sono state accumulate 35 penalità al via. Non disprezzabile il 15° posto per Marcus Ericsson ma non certo tale da far sorridere la Sauber, comunque ben più avanti rispetto a quanto fatto dai "rivali per la maglia nera" della Manor.

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