Formula 1 USA, alle Ferrari manca il boost in qualifica

Nelle qualifiche di Austin Vettel e Raikkonen bastonati in Q3, non solo dalle Mercedes ma anche dalle Red Bull: l'analisi 

Alberto Sabbatini

22.10.2016 23:00

Le qualifiche di Austin sono una indicazione purtroppo negativa della condizione Ferrari di fine stagione. Raikkonen, ancora una volta il più veloce delle due Rosse in 1’36”131, ha rimediato un distacco di 1”1 dalla Mercedes di Hamilton in pole. Ma quel che è peggio, ha preso una batosta di ben 6 decimi dalla Red Bull più veloce, quella di Ricciardo. 

Questo conduce a una considerazione molto amara: e cioé che la Ferrari, che a inizio anno era staccata di 6/7 decimi dalla Mercedes sul giro secco, adesso rimedia quel distacco dalla Red Bull, la seconda forza in campo, che sei mesi fa era nettamente dietro le Rosse.

Com’è possibile? La spiegazione più banale viene dalle parole di Kimi Raikkonen:Ci serve più aderenza per andare più veloce sul giro”. Ma questa frase semplice, come è nello stile di Raikkonen, nasconde spiegazioni complicate.

Il giro secco è il banco di prova della velocità di un pilota e della bontà di una macchina, del suo telaio e del suo motore. Perché sul giro secco non contano strategie, alchimie di gomme e visione tattica della gara. Bisogna solo schiacciare il piede destro a fondo per più tempo possibile (almeno per il 75% dell’intero giro). E la pista di Austin, con le sue curve veloci e il famoso “snake”, quella successione di esse in discesa nel primo tratto, purtroppo ha evidenziato ancora di più i mali della Ferrari. E specie quello di Vettel ancora una volta battuto da Raikkonen di due decimi. Che stando alle parole dei piloti possono essere solo di aerodinamica e telaio: quando Raikkonen dice: “ci serve più aderenza per andare più veloci sul giro” intende dire che manca downforce, cioé stabilità aerodinamica

Ma Vettel fa un’analisi diversa. Lui dice: “Guidando, il feeling all’interno della macchina è buono”!. Vuol dire che il pilota non si rende conto che sta andando abbastanza piano sul giro, a lui pare di essere veloce perché non rileva anomalie. Poi aggiunge un’altra cosa: “Le qualifiche non erano così malvagie fino alla Q2”. Il distacco si è ingigantito dopo “quando non siamo progrediti abbastanza”, conclude Vettel.

Vediamo i numeri: in Q1 con le supersoft, Raikkonen (miglior ferrarista) era a 7 decimi da Hamilton miglior tempo, ma era a soli 2 decimi dalla migliore Red Bull (Ricciardo). In Q2 non si può fare il confronto perché le Mercedes e Verstappen hanno usato le soft, mentre la Ferrari le supersoft. Ma solo Ricciardo aveva le gomme rosse e si può confrontare il tempo delle Ferrari con il suo

E proprio Vettel era solo a 2 decimi da Ricciardo. Poi in Q3 l’abisso. Il divario è salito a 1”1 dalla Mercedes e a 6 decimi da Ricciardo. Quindi più che un problema di stabilità, che non si è visto in pista e che nemmeno Vettel si lamenta, potrebbe essere una differenza di motore. Ovvero: si sa che la Mercedes ha la possibilità di spremere più cavalli per uno/due giri in assetto da qualifica e usa questo boost extra di una quarantina di cavalli solo in Q3 per aprire il gap con gli avversari.

Una potenza maggiore non fa tanto la differenza in velocità di punta in rettifilo ma in accelerazione fuori dalle curve, e permette di guadagnare centesimi ad ogni allungo tra una curva e l’altra. Che alla fine del giro diventano tanti decimi. 

Adesso questa soluzione ce l’ha da un paio di gare anche la Renault con il nuovo V6 evoluto. Infatti pure il tempo di Ricciardo in Q3 è migliorato di 7 decimi rispetto al suo stesso crono della Q2 (1’35”509 contro 1’36”255). E non perché abbia imparato dove mettere le ruote in curva, no? Quindi che aspettano i motoristi a dare il boost anche alle Ferrari in qualifica?


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi