Non sono tanto gli adeguamenti necessari al circuito, rilevato dalla Porsche nel 2014, quanto i costi organizzativi insostenibili a rendere improbabile un ritorno del GP del Sudafrica
Il mondiale 2018 sarà il più lungo di sempre, con 21 gran premi che hanno richiesto un'inedita sequenza di tre eventi compressi in tre settimane: Francia, Austria e Gran Bretagna. Non si ripeterà in futuro, ha assicurato Ross Brawn. Resta il tema di quante corse debba proporre la Formula 1 nell'equilibrio tra costi e maggiori introiti da un numero superiore di gare. Toto Wolff si è espresso in favore di un limite a 20 gran premi. Quale scenario vivremo nei prossimi anni è tutto da scrivere, tra l'interesse manifestato da Copenhagen, il progetto coltivato da Assen, la volontà di rientrare di Istanbul, nuove cattedrali nel deserto quasi ultimate e la prospettata espansione negli USA.
Una Formula 1 che fa tappa in tutti i continenti, tranne uno. L'Africa. L'idea di un ritorno a Kyalami è circolata negli ultimi anni più volte: apprezzata da Hamilton, ritenuta improbabile da Ecclestone per i limiti del tracciato. A esprimersi in senso negativo è anche il portavoce del circuito, Christo Krueger. Kyalami è pista entrata nell'orbita Porsche, acquistato all'asta il circuito, da 4 anni; ospita regolarmente eventi legati al marchio di Stoccarda, manca tuttavia l'omologazione FIA Grado 1, fondamentale per rendere possibile l'organizzazione di un gran premio.
Non solo i costi dell'adeguamento del circuito, tra le barriere che si frappongono tra un GP del Sudafrica e il ritorno nella storica sede in uso fino al 1993 (vittoria di Prost): «Kyalami darebbe il benvenuto alla Formula 1, crediamo ci sia una tradizione da sarebbe bello tornasse e anche il continente africano merita un gran premio di Formula 1. Però, il vero spauracchio è rappresentato dai costi proibitivi che derivano dall'ospitare la Formula 1. Semplicemente non è fattibile finanziariamente con l'attuale struttura. Kyalami è lì come impianto e siamo preparati a intrattenere delle discussioni per migliorarlo o cambiare il tracciato attuale, saremmo disponibili a portarla a pista di Grado 1 ma servirebbe un impegno sul lungo termine della Formula 1 in Sudafrica, non abbiamo i mezzi necessari per essere i promoter di una gara».
Tradotto: non può essere la proprietà del circuito ad accollarsi i costi organizzativi. Servono investitori ulteriori, esterni. Scetticismo, poi, sulla possibilità che si intrattengano discussioni per un evento cittadino a Città del Capo, Kruger a F1Fanatic è chiaro: «E' una chimera. Le persone non credo comprendano appieno che tipo di asfalto serva, non basta levare le macchine dalla strada e improvvisamente hai una gara. Ci sono dei costi legati alle infrastrutture che superano di parecchio, probabilmente, il pagamento di un noleggio di Kyalami sul quale procedere».
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