I racconti della passione: I misteri della Riviera

I racconti della passione: I misteri della Riviera

Il team Brianzolo rappresenta una delle pagine più incuriosenti e ricche di punti oscuri della Formula 1 iridata. Atteso al debutto nel mondiale del 1980 con Alberto Colombo, produce una monoposto che esiste solo in rarissime foto. Poi la squadra si sfalda come colpita da un raggio alieno. Scopriamo da chi e perchè. 

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30.03.2020 17:28

- Colombo dice che c’erano 600 milioni di lire in ballo, come base economica del team. «E’ una stima molto ottimistica. In realtà fu speso di fatto il doppio e correre nel mondiale di F.1 1980 a un livello buono avrebbe richiesto una cifra vicina ai 10 miliardi di lire. In pochissimo tempo i costi della F.1 si erano nettamente impennati e, me lo lasci dire, non era proprio il caso. Il caso Riviera mostra come la F.1 non era più quella di prima, come abbordabilità».

- Colombo dice che quei 20 chili in più della monoposto appena finita mandarono tutto a monte. «Alberto ha la sua idea. Io conservo la mia, da una prospettiva privilegiata, che poteva vedere e considerere più cose. E dico che i 20 chili si potevano curare e la monoposto evolvere. Non fu certo quello il guaio. Il problema vero è che poi per fare funzionare bene il tutto bisognava imbarcarsi in un programma che prevedeva esborsi divenuti faraonici».

- La Riviera F.1 ha mai percorso un giro, un metro o dieci centimetri? «No. Neanche un centimetro. Avrebbe girato solo a seguito di un nostro accordo con Ecclestone, che non fu mai formalizzato». -

Almeno è stata mai accesa, la F.1 170? «Sì. Il motore fu acceso, ed era un gran bel sentire».

- Anche se l’unica monoposto prodotta è stata smembrata, esiste ancora la scocca. Nel corso di una recente festa tra amici suoi, è anche emersa l’idea di un restauro, per far rinascere la Riviera... «No, non sono d’accordo. La Riviera è un esempio di creatività italica, di spirito d’iniziativa, ma anche di senso di responsabilità, di sintesi e verifica razionale che conduce allo stop preventivo. Di questa storia è bella la parte propositiva, quella tardo-nostalgica non servirebbe a nulla. Sinceramente io la Riviera F.1 170 non la restaurerei. E’ stata smembrata e posta in vendita dal tecnico Gianfranco Bielli e così deve restare. Un bel ricordo, di quando eravamo giovani».

Cantù e Bielli, i due testimoni  Patrizio Cantù, patron del team Crypton in F.3000, è testimone d’eccezione di tutta la storia della Riviera e ne parla volentieri: «E’ una vicenda brianzola al 100% e ricca di fascino. Conosco dei simpatici e folli nerd che amano pazzamente la Riviera F.1. Ne esiste anche un modellino in scala. E la scocca originale è in Brianza e la leggenda dice che è diventata una specie di pollaio, con tanto di galline ospitate... Pensa che tempo fa durante una festa, di fronte a un bicchierino di prosecco in più, era pure partita l’idea di lanciarsi in uno spettacolare restauro conservativo. Chissà...».

- Sì, va bene, ma non c’è proprio nessuno dei testimoni dell’epoca che possa dare un giudizio tecnico attendibile, sulla Riviera F.1 170? «Certo che c’è - risponde Cantù -, chiedi al tecnico Gianfranco Bielli: lui conosce meglio di ogni altro dal punto di vista strutturale il materiale e la monoposto Riviera, tanto che il suo giudizio è il più autorevole, diretto e preciso possibile».

Gianfranco Bielli, classe 1943, vive in Brianza, a Monza, e dice la sua volentieri sulla Riviera F.1 170, chidendo il cerchio: «Io ho avuto alla fine il compito di mettere in vendita tutto, esaminando le dotazioni e vendendo i motori all’Osella, che provando li ha fatti fuori in un paio di giornate. Quanto alla Riviera come macchina, vi garantisco che non era male. Era un buon progetto, avendo per base una scocca Thompson su cui si innestava il lavoro dell’ingegner Valentino coadiuvato al tavolo da disegno dal suo aiutante Savoldelli. Secondo il mio punto di vista tecnico, poteva tranquillamente esordire nel mondiale di F.1 1980 sui livelli della Osella, altra deb di quella stagione. Ma la cosa è andata diversamente e della Riviera ora esistono solo rare immagini, vista la sua vita brevissima, e un ricordo un po’ nostalgico». Ciò che resta di un progetto affascinante, coraggioso e che ancora oggi desta interesse, curiosità e un pizzico d’affetto per ciò che avrebbe potuto essere e mai fu.


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