I racconti della passione: I misteri della Riviera

I racconti della passione: I misteri della Riviera

Il team Brianzolo rappresenta una delle pagine più incuriosenti e ricche di punti oscuri della Formula 1 iridata. Atteso al debutto nel mondiale del 1980 con Alberto Colombo, produce una monoposto che esiste solo in rarissime foto. Poi la squadra si sfalda come colpita da un raggio alieno. Scopriamo da chi e perchè. 

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30.03.2020 17:28

Cesare Guidi apre la cassaforte!

Il farmacista Cesare Guidi, longa manus ad alto livello del team Riviera, per quanto sorpreso dall’argomento, si schiarisce la voce e racconta tutto, dall’inizio e sino alla fine della faccenda. «Siamo a 1979 inoltrato e da amici imprenditori brianzoli ricevo il mandato di trattare con Willi Kauhsen, Costruttore di F.1 che ha appena smobilitato il team, per rilevarne gran parte del materiale. Mi passano il suo biglietto da visita, lo chiamo e lui mi dà appuntamento pochi giorni dopo, all’aeroporto di Colonia, dove mi verrà a prendere per andare al quartier generale della squadra, ad Aachen. Kauhsen arriva con un’Alpine 2500 mi sa salire e partiamo a freccia a 200 all’ora verso la factory. Concludiamo l’affare in pochi minuti. Per qualche decina di milioni di lire Kauhsen cede alla Riviera F.1 una macchina completa, un’altra scocca smontata, due motori usati, tre cambi, cinque serie di rapporti, freni Girling, gomme GoodYear e un camion pieno di roba. Ma, attenzione, la Riviera non è mica una Kahusen, no, no, per carità, la Riviera in realtà è una F.1 tutta nuova, disegnata da Valentini, con una scocca Thompson ex novo e le sospensioni realizzate da Preatoni, in provincia di Novara. Semmai della Kauhsen adotta solo parte della carrozzeria, come il musetto, di cui abbiamo comprato un set completo, ma sono particolari insignificanti. Inoltre i motori in tutto erano diventati quattro, perché ne avevamo acquistati altri due Dfv, nuovissimi».

- Dottore, andiamo oltre, pensando alla sostanza... «Guardi, l’iniziativa era seria e solida, glielo confermo. Il cuore era la Riviera, poi c’erano degli sponsor e dei supporter molto validi, nel giro più largo, ma di queste cose può rivelare tutto Paolo Barzaghi, che era il capocordata, il punto di riferimento e il catalizzatore della Riviera F.1; vedrà che col suo racconto potrà dire cose sorprendenti, a oggi mai svelate».

- Guidi, è vero che lei ha i faldoni dei disegni originali, regalatigli da Barzaghi? «E’ vero e le mostrerò diversi particolari, se vuole».

- Lei è forse il solo al mondo a sapere come si chiamava ufficialmente la Riviera F.1, vero? «Sì, il progetto era denominato Riviera F.1 170. Per il resto, provi a parlare con Paolo Barzaghi e non se ne pentirà».

Barzaghi, il signore della Riviera  La chiave di volta è Paolo Barzaghi, imprenditore, classe 1945, vero catalizzatore e uomo partita della Riviera F.1, che a quarant’anni dall’albra e dal subitaneo tramonto di quella breve storia d’amore col Circus iridato, è pronto a rivelare tutto. «La Società Riviera Spa è la distributrice di Le Coq Sportif in Italia. Quella dell’inizio Anni ’80 è una stagione molto fortunata per il marchio, perché porterà anche alla fornitura ufficiale della nazionale di calcio, sfociata nella vittoria dei mondiali di Spagna 82. Insomma le cose vanno bene, la solidità c’è e si pensa a sfruttare il rapporto che si ha col pilota Colombo e la sua Sanremo Racing in F.2, per rivolgersi a un mondo di altre dimensioni e visioni, che è la F.1».

- Signor Barzaghi dica tutto ma proprio tutto della Riviera intesa come squadra da Gran Premio. «La Riviera F.1 è un team formato dai quattro soci della Riviera Spa, ossia il sottoscritto Paolo Barzaghi della Barzaghi Tessile, Enrico Bogani della Speedsprint, che fa imballaggi flessibili, Riccardo Miani del gruppo tessile Miani, il quale ha anche un negozio a Milano, in via Montenapoleone, e l’ex calciatore Giacinto Facchetti, già capitano della grande Inter».

- E non finisce qui, perché poi ci sono sostenitori brianzoli del giro largo, di cui conosco nome e ragione sociale. «Li citi pure uno a uno, sono supporter che fanno parte del giro di Colombo. E premetto che il team di F.1 ha sede legale a Milano, mentre la sede della factory è quella di Varedo, della Sanremo Racing di Alberto».

- E allora le dico che secondo Cesare Guidi gli altri sostenitori brianzoli sono il mobilificio T70 di Turati da Giussano, la Confalonieri Maniglie e la  Proserpio Mobili. Sulla carozzeria il title sponsor è Le Coq Sportif ma è già pronto ad affiancarsi in qualità di partner l’Amaro 18 Isolabella. «Bene. C’è altro che vuole sapere da me?».

- Sì. Per esempio, tutto. Tutto quello che ancora nessuno sa, neppure il pilota designato Alberto Colombo. «Guardi, c’è un momento ben preciso in cui tutta la storia della Riviera praticamente termina ed ha un luogo e una data che quasi nessuno conosce. Siamo all’inizio della stagione 1980 all’Hotel Principe di Savoia a Milano, io, i miei soci e Bernie Ecclestone, l’uomo forte della F.1. In poche parole il team Riviera incontra Bernie e lui esamina i disegni della macchina, soppesa la nostra base economica e si mostra interessato, tanto che ci fa addirittura i complimenti. Però in più ci chiede di sottoscrivere un accordo di garanzia nel quale ci dovremmo impegnare a prendere parte a tutto il mondiale con determinati impegni sul versante tecnico e della continuità, dichiarando che siamo pronti a un impiego agonistico su base triennale, più altri punti tutt’altro che lievi. Il vero motivo della rinuncia è quello. Un lacciuolo mica di poco conto e una serie di condizioni assai esose».

- In altre parole? «In altre parole la Riviera F.1 è un esempio concreto dello spirito d’iniziativa tipicamente italiano, così creativo e capace da far nascere una squadra e grazie all’ingegner Valentini anche una macchina tutta nuova e dieci faldoni di disegni in poco tempo, ma anche in grado di prendere atto che lo sforzo richiesto sarebbe superiore a ciò che si pensava e così subentra il momento della sintesi razionale. E il buon senso ci porta a dire fermiamoci, prima che le conseguenze diventino dannose. Così paghiamo tutti e tutto fino all’ultima lira, ci mostriamo seri, ma blocchiamo il programma. Stop».


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