Lewis ha preso parte a una delle tante manifestazioni organizzate nel Regno Unito, testimonianza di un impegno diretto e non limitato all'esposizione social
Manifestante tra i manifestanti, la presenza di Lewis Hamilton tra le strade di Londra, domenica scorsa, a una delle numerose manifestazioni Black Lives Matter registrate nel Regno Unito, è un segnale forte di impegno.
Non può certo essere accusato di partigianeria da tastiera, Lewis, pronto a schierarsi in marcia con i manifestanti, accompagnato dalla sempre presente assistente Angela Cullen.
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“Sono sceso in strada oggi a Hyde Park per la pacifica protesta e sono così orgoglioso di vedere di persona così tanta gente di ogni razza ed estrazione supportare questo movimento.
Sono stato così orgoglioso di essere là fuori a supportare e riconoscere il movimento Black Lives Matter, e orgoglioso della mia discendenza nera. Sono stato così felice di vedere persone di tutte le età mostrare cartelli Black Lives Matter e dirlo tanto appassionatamente come ho fatto io. Sono stato anche felice di vedere così tanti sostenitori bianchi là fuori, nel nome dell’uguaglianza per tutti. È stato davvero commovente. Mi sento estremamente fiducioso che il cambiamento arriverà, ma non possiamo fermarci adesso. Continuiamo a spingere”, ha raccontato il campione dal suo profilo Instagram.
Una testimonianza diretta alla quale si affiancherà un altro impegno futuro, mirato a migliorare le condizioni di accesso alla Formula 1 per le persone di colore, operazione che svilupperà insieme alla Royal Academy of Engineering. È quanto ha raccontato in un’intervista al The Sunday Times, riprendendo una tematica sulla quale già in passato aveva avuto modo di esprimere quanto, la Formula 1, dovesse aprire alla diversità e offrire pari opportunità di accesso indipendentemente dalle condizioni economiche.
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“Mi sono battuto contro i segni di razzismo nel corso della mia carriera, da bambino quando mi lanciavano cose nei kart, alle provocazioni dei tifosi con le facce nere nei Gran Premi del 2007, a una delle mie prime gare in Formula 1.
Nonostante il mio successo nello sport, le barriere istituzionali che rendono la Formula 1 un ambiente molto esclusivo persistono. Non è abbastanza far riferimento a me o a un nuovo pilota nero, come un signnificativo esempio di progresso. Migliaia di persone lavorano in quest’industria e questo gruppo dev’essere maggiormente rappresentativo della società”.
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