L'America è stata presente nel calendario della F1 sin dagli inizi, per una storia vissuta a tappe ed in maniera molto poco lineare

Gli Usa e la F1, il racconto di una storia complicata

<p>La F1 e l'America? Come due persone che si conoscono e che tra una frequentazione e l'altra lasciano correre del tempo, ma che alla fine si incrociano sempre. E dopo decenni di tentativi mai del tutto andati a buon fine, forse adesso siamo di fronte alla volta buona affinché Formula 1 e <strong>Stati Uniti</strong> non si separino più: con una proprietà americana, del resto, sarebbe strano il contrario.</p>
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<h2>Gli inizi: in principio era Indianapolis</h2>
<p>Una storia che parte da lontano, con la presenza della <strong>500 Miglia di Indianapolis</strong> nel calendario negli anni '50: una prova che quasi tutti gli europei preferiscono disertare, sebbene rappresenti una tappa del campionato a tutti gli effetti. Dopo qualche tempo risulta palese però che la mitica tappa americana sia una forzatura per un campionato marcatamente europeo dal punto di vista dei Costruttori, nonostante non manchino piloti intercontinentali: e così, dopo <strong>11 edizioni</strong> disputate dal 1950 al 1960, Indianapolis esce dal calendario della F1.</p>
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<h2>Sebring, Riverside, Watkins Glen</h2>
<p>Per il primo, vero GP degli Stati Uniti bisogna attendere il 1959, con la gara a <strong>Sebring</strong>, la prima con questa denominazione in F1. A Sebring il Circus va un solo anno, spostandosi poi a <strong>Riverside</strong>, altro appuntamento che però avrà vita breve; dopo la sola edizione del 1960, a partire dal 1961 la F1 si trasferirà al<strong> Watkins Glen</strong>, che sarà la vera casa del GP degli Stati Uniti per ben 15 edizioni, fino al 1975. Ag oggi, il Glen è il circuito che ha ospitato più volte il GP degli Usa.</p>
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<h2>L'America raddoppia, anzi triplica</h2>
<p>A partire dal 1976 però le cose cambiano: gli appuntamenti in America raddoppiano e si arriva ad uno sdoppiamento della titolazione ufficiale. Non più il semplice GP degli Stati Uniti, ma <strong>GP degli Stati Uniti dell'Est</strong> e <strong>GP degli Stati Uniti dell'Ovest</strong>. Per quanto riguarda il blocco orientale degli States, si corre dal '76 all'80 a Watkins Glen, quindi la corsa ritorna dopo un anno di pausa nel 1981 per altre tre edizioni dal 1982 al 1984 compreso, anche se stavolta a Detroit. Ad Ovest invece si corre sempre a Long Beach, dal 1976 al 1983. In questo lasso di tempo, le corse negli States diventano addirittura tre, perché nel 1981 e nel 1982 si corre pure il <strong>GP di Las Vegas</strong>, nella città del Nevada: questo fa sì che nel 1982 la nazione a Stelle e Strisce sia l'unica di sempre ad aver ospitato tre gare in un solo anno, record che verrà eguagliato dall'Italia nel 2020 con gli appuntamenti di Monza, Mugello ed Imola.</p>
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<h2>Una nuova casa per il GP Usa</h2>
<p>Dopodiché, nel 1984, la corsa torna ad unificarsi, denominata semplicemente GP degli Stati Uniti. Las Vegas ha già salutato, la prova ad Ovest pure e manca solo l'ultima ad Est: quell'anno dunque ci sono ancora due gare in America, con il GP Usa che viene disputato a <strong>Dallas</strong>, per l'unica apparizione in calendario del circuito texano. Dal 1985 si dissolve pure il GP Usa Est ed il GP degli Stati Uniti viene disputato a <strong>Detroit</strong>, che dopo quattro edizioni lascerà il testimone a <strong>Phoenix</strong>. In Arizona si correrà tre volte, fino al 1991. Poi, il GP degli Usa scompare dal calendario.</p>
<h2>Bernie rivuole Indy!</h2>
<p>Di fatto l'America non è in F1 e né l'una né l'altra sembrano farci caso. Ma <strong>Bernie Ecclestone</strong> non può non avere gli States dalla sua parte, e dunque intavola una lunga trattativa che riporta la Formula 1 nientemeno che ad <strong>Indianapolis</strong>, ma non per competere sull'ovale: si correrà in un circuito nuovo ricavato all'interno dell'ovale, che "concederà" solamente una delle sue quattro curve al nuovo tracciato. La prima edizione è del 2000 e si va avanti fino al 2007, quando la F1 va nell'Indiana per l'ultima volta.</p>
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<h2>Ecco Austin</h2>
<p>L'America però è un mercato troppo importante e Bernie si mette nuovamente al lavoro. Nasce così il Circuit of The Americas, il "COTA", terreno fertile per riportare la F1 negli States, precisamente ad <strong>Austin</strong>. La stessa Austin che si appresta a festeggiare il decimo anniversario proprio quest'anno, dal momento che la prima gara in Texas fu corsa nel 2012.</p>
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<h2>Arrivano gli americani</h2>
<p>L'anno di svolta è il 2017, quando Ecclestone vende il circo agli americani di <strong>Liberty Media</strong>. Naturale, per loro, voler a tutti i costi incrementare l'appeal nella loro terra, da qui le tante decisioni per favorire l'interesse degli americani ad uno sport fino ad allora a forte impronta europea. Quindi gare sprint, Netflix e soprattutto una voglia matta di correre più volte Oltreoceano: in questo percorso nascono le idee di <strong>Miami</strong> e <strong>Las Vegas</strong> (entrambe già pensate a suo tempo da Ecclestone), idee che si sono tramutate in realtà ai giorni nostri. Per Miami basterà attendere poco più di un mese, per Las Vegas invece ci sarà il ritorno solo nel 2023.</p>
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<h2>Gli Usa in numeri</h2>
<p>Con la gara di Miami che verrà disputata nel fine settimana dal 6 all'8 maggio e quella nuova di Las Vegas, saliranno a <strong>13 le piste differenti</strong> in terra a stelle e strisce ad aver ospitato almeno una gara di Formula 1. Questo l'elenco: l'ovale di Indianapolis, Sebring, Riverside, Watkins Glen, Dallas, Detroit, Long Beach, il vecchio Las Vegas a Caesars Palace, Phoenix, il circuito di Indianapolis, Austin, Miami e Las Vegas nuovo. In tutto, in America la F1 correrà con <strong>6 titolazioni diverse</strong>: 500 Miglia, GP degli Stati Uniti, GP Stati Uniti-Est, GP Stati Uniti-Ovest, infine GP di Miami e GP di Las Vegas, con denominazioni dedicate direttamente alle due città. Ad oggi, le corse in America sono state <strong>71</strong>: 42 valide come GP Stati Uniti, 8 a testa per GP Stati Uniti-Est e GP Stati Uniti-Ovest, 11 come 500 Miglia e 2 come GP Las Vegas.</p>
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<p>Che tempi quelli delle sensualissime ombrelline in pista. C'era una volta la Formula 1 delle bellissime ragazze che illuminavano i GP in giro per il Mondo. Ormai sono quasi tre anni che le ragazze immagine, adette a tenere i numeri dei piloti accanto alle monoposto, sono state bandite perché "non più in linea con i valori e le norme sociali del motorsport attuale". Eppure un tempo anche i piloti più "glaciali" si scioglievano come dei ghiaccioli sotto il sole di Ferragosto davanti al sorriso delle modelle sulla griglia di partenza. Come quella volta nel GP ad Austin del 2014, in cui Vettel e Ricciardo, allora compagni in Red Bull, non resistettero al fascino delle sexy grid girl statunitensi e fecero ridere tutto il Circus per le buffe espressioni. Ecco alcuni di quei scatti memorabili</p>


Vettel e Ricciardo, che nostalgia per le sexy grid girls in F1!

<p>La Tripla Corona in mente, per eguagliare Graham Hill, l'unico pilota ad aver vinto almeno un Gran Premio di Monaco, una 24 Ore di Le Mans e una 500 Miglia di Indianapolis. Fernando Alonso ci proverà il prossimo 28 maggio. Illustri predecessori sono riusciti nell'impresa di vincere sia un titolo mondiale di Formula 1 che una Indy 500. Il primo fu Jim Clark, poi venne Graham Hill, proseguendo con Mario Andretti, Emerson Fittipaldi e Jacques Villeneuve, a completare la doppietta tra il 1995 e il 1997.</p>


Campioni dei due mondi, gli iridati di F1 vincenti a Indianapolis

<p>Il Gran Premio degli USA diventa uno dei punti di svolta del Campionato del Mondo 2021. Verstappen è promosso a pieni voti, per come ha gestito la gara e conservato le gomme nel finale per resistere all’attacco negli ultimi giri di Hamilton. Che comunque non è ancora sconfitto, sebbene il colpo inferto dall’olandese sia stato duro. Tra i promossi anche Perez, perfettamente calato nel ruolo di scudiero. Bocciati Bottas, gara incolore, la Alpine con entrambe le vetture ritirate e Mazepin.</p>


GP USA, Verstappen top da Mondiale, ma Hamilton non è ancora battuto

<p>L'America è stata presente nel calendario della F1 sin dagli inizi, per una storia vissuta a tappe ed in maniera molto poco lineare</p>