Cambiamenti più o meno marcati, speranze ed ambizioni: ecco come le dieci squadre del mondiale di F1 2024 si presentano alla vigilia del campionato più lungo di sempre

F1 2024, la guida al mondiale: le squadre

“Ce lo vedete Rafael Nadal che non tocca una racchetta per 12 settimane, poi si allena un giorno e mezzo e va subito agli Open di Francia?”. Fernando Alonso, quando vuole, sa essere loquace: non lo scopriamo di certo oggi, con Nando che si avvia verso le 43 primavere. Questo nulla toglie alla ragione profonda della sua accusa, mentre i capi fanno finta di non sentire: con 24 Gp, sembrano dire, preparatevi direttamente in gara, un fine settimana dopo l’altro. 
Se ci hanno capito poco loro, le squadre, figurarsi quanto può essere difficile provare a capire da fuori. Ma anche questo, alla fine, è il solito, piacevole passatempo nei giorni che intercorrono tra test e prime prove libere: se non fare un quadro chiaro, quantomeno provare a tracciare una stima di quello che sarà. Tenendo bene a mente che quello che si vedrà all’inizio non sarà necessariamente quello che si vedrà alla fine: McLaren 2023 docet. Della serie: tanto c’è da fare, ma tanto si può fare.
<h2>HAAS</h2>

Per ora, tra Kannapolis e Banbury, del nuovo team principal Komatsu hanno apprezzato soprattutto il pragmatismo: siccome sanno che il difetto cronico della VF-23 era l’usura delle gomme, per il battesimo della VF-24 hanno lavorato esclusivamente in questo senso.
Non a caso, la Haas è il team che ha girato di più nei test, con 441 tornate percorse. Hanno lasciato da parte l’assalto al crono (spesso buono, l’anno scorso), consapevoli che una vettura mangiagomme è una vettura in ultima analisi inconcludente: le simulazioni di gara hanno espressamente rivelato che c’è ancora parecchio lavoro da fare da questo punto di vista, ma c’è fiducia che la VF-24 possa essere una base migliore anche per quanto riguarda gli sviluppi, altro difetto storico. Partono insomma quasi rassegnati all’ultima fila, ma con la speranza di non restarci per tutta la stagione.
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<h2>SAUBER</h2>

Sul piano dell’originalità, ci hanno provato con una livrea accattivante. Sul piano tecnico, hanno lavorato per risolvere i difetti (tanti) della C43: stabilità nelle curve veloci, difficoltà nel mettere le gomme nella giusta finestra di temperatura, soprattutto sul giro secco (un pianto, l’anno scorso), tendenza al sovrasterzo con il passare dei giri. Basterà? Boh, per ora hanno trovato una buona base di partenza, che è tutto ciò che si può dire: la C44 non ha evidenziato particolari criticità, ma è chiaro che la battaglia si giocherà soprattutto nella corsa agli sviluppi.
L’ultima parte della griglia rischia di essere ancora una volta molto, molto compatta: basta poco o nulla per finire davanti o dietro, l’imperativo è commettere meno errori possibili ed approfittare delle occasioni, come ha detto il team representative Alunni Bravi, cosa che alla squadra l’anno scorso non è praticamente mai riuscita.
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<h2>RACING BULLS</h2>

Dovessero essere sesta forza in Bahrain, non deve sorprendere: anche nell’ultimo GP del 2023 erano più o meno in quella posizione. La notizia, piuttosto, sarebbe riscontrare un distacco contenuto dalle scuderie che li precedono: quello sì che sarebbe un grande indizio di crescita. La vettura è nata bene, somma soluzioni di provenienza Red Bull (per lo più sulla meccanica) e rielabora concetti della vecchia AT04, ovviamente evolvendoli.
La base è buona, servirà poi un processo di sviluppo all’altezza da parte di un team che ha fatto un mercato di tecnici di prim’ordine, anche se servirà inevitabilmente tempo per amalgamare una struttura sostanzialmente rinnovata. Le sensazioni sono comunque positive: ai piloti, una coppia molto complementare, la macchina è piaciuta e condividono la serenità che si respira nel box. Come premessa per un nuovo campionato, non male.
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<h2>WILLIAMS</h2>

L’inverno è stato produttivo, con una macchina che è cambiata molto e sulla quale si sono spese molte risorse (ecco spiegata la brusca interruzione del lavoro di sviluppo sulla vecchia FW45 nell’estate 2023) per cambiarle i concetti alla radice: la FW46 con il vecchio modello ha poco in comune, anche se dalle forme non sembrerebbe. Albon ha avvertito immediatamente una differenza sostanziale, Sargeant invece resta ancora un enigma: ha potenziale da estrarre oppure è solo un buon pilota di F2, nemmeno velocissimo?
Di sicuro serviranno anche i suoi punti nel 2024, in un campionato Costruttori che per le posizioni di rincalzo rischia di essere ancor più combattuto dell’anno precedente. Tornando alla vettura, qualche guaio di affidabilità c’è stato: con 299 giri percorsi, sono stati quelli che hanno girato meno nella tre giorni di Shakir.
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<h2>ALPINE</h2>

Tra chi vive di numeri e telemetrie consumate insieme al caffellatte la mattina, dopo i primi due giorni di test c’erano pochi dubbi: andavano in Bahrain a giocarsi le ultime file. Era un’idea balenata in mente anche a chi aveva meno dati e si basava sull’osservazione: la A524 era proprio brutta da vedere, anche solo a livello di fiducia che trasmetteva ai piloti. Poi Ocon se n’è uscito con quella frase, “è stata la miglior sessione invernale da quando sono in questo team”, che francamente ha spiazzato tanti.
Realtà parallela, salvagente al team oppure hanno in mano qualcosa che da fuori ancora non si è visto? Di sicuro è sulla distanza che puntano a venir fuori: la vettura è cambiata molto ed ha bisogno di tempo per essere capita. Concretamente, comunque, si fa fatica ad immaginare di andare oltre al 6° posto del 2023: e attenzione, con questa Racing Bulls è un traguardo nemmeno così scontato.
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<h2>ASTON MARTIN</h2>

Nei test non hanno impressionato, ma qualcuno, soprattutto tra i rivali, dice di non sottovalutarli. Nando è parso nervoso, ma lui è così: è un perfezionista capace di farti pesare più del dovuto difetti che inevitabilmente ancora ci sono.
Se invece i fatti diranno che aveva profondamente ragione, allora sarà un altro paio di maniche. Intanto a Silverstone stanno programmando il futuro, e vogliono che la AMR24 sia un altro passo avanti in un percorso che dovrà concludersi, negli anni successivi, con un titolo mondiale. Aspettando la Honda, si fidano di Mercedes, da cui riprendono motore e sospensioni: anche per questo, sarà un altro derby. Cui dovrebbe imbucarsi pure la McLaren.
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<h2>McLAREN</h2>

Né Norris, né Piastri e nemmeno Stella sono apparsi preoccupati. Qualcosa da mettere a posto c’è, perché nei test sono tra quelli che hanno girato meno (ormai un’abitudine, a Woking), per cui arriveranno con meno certezze di altri al primo via.
La sensazione, in buona parte confermata dai diretti interessati, è che la MCL38 riparta da dove aveva lasciato la MCL60: ovvero una macchina buona nelle curve da alta percorrenza, meno adatta a piste veloci come Shakir, anche se trazione e guidabilità generale appaiono migliorate. Partono senza grosse illusioni, almeno per i primi GP, ma hanno fiducia nel processo di sviluppo in parte già impostato: se hanno un piano come quello del 2023, teniamoli d’occhio.
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<h2>FERRARI</h2>

L’elenco di note positive è abbastanza lungo: guidabilità migliorata, anteriore più forte, un netto passo avanti in termini di gestione delle gomme ed una macchina ben bilanciata, oltre che chiara nel comportamento sia nell’abitacolo che per i tecnici. In sintesi: la SF-24 non sorprende i piloti alla guida, che l’anno scorso di questi tempi affrontavano una curva senza sapere come avrebbe reagito la vettura, ed anche i tecnici hanno trovato immediato riscontro con i dati.
Insomma, la SF-24 si comporta come dovrebbe, sia per i piloti che per gli ingegneri: grazie a ciò, il processo di sviluppo potrà partire da subito, senza ritardanti e dispersive prove di verifica. Si parte, a sensazione, da seconda forza: il popolo vuole sempre sognare, ma anche rimanere in questa posizione pure a fine anno potrebbe essere una buona notizia, soprattutto se l’annata verrà condita da qualche vittoria di tappa.
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<h2>MERCEDES</h2>

Due anni fa Elliott diceva che la W13 sarebbe stata un missile, poi non è andata bene; l’anno scorso i tecnici promettevano di aver risolto tutti i difetti, e invece la W14 ha avuto bisogno di una versione B; adesso c’è da gestire l’uscita di scena di un’icona come Hamilton, uno che pochi mesi fa prometteva amore eterno.
Insomma, puoi essere anche Toto Wolff ma le tue gatte da pelare le avrai sempre: intanto però la tenacia resta viva e la voglia di un’inversione di tendenza è palpabile, come promettono le soluzioni originali della W15. Macchina con cui si vuole chiudere al meglio il rapporto con Hammer e far ritrovare il sorriso pure a Russell: sarà certamente una stagione lunga, l’importante è che non sia deludente.
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<h2>RED BULL</h2>

A sentire Fernando Alonso, si potrebbe pure fare a meno di scendere in pista: Nando intende per tutti, anche per Perez. Favoriti erano e favoriti rimangono, anche grazie ad una RB20 che ha molto sorpreso nelle sue soluzioni definitive, quelle che l’hanno resa un’evoluzione estrema della già imprendibile RB19. Ripetere certi numeri sarà difficile, ma intanto Max gongola perché il primo impatto con la nuova vettura è stato già molto buono.
C’è la grana Horner da risolvere (speriamo in tempi brevi, per tutti), ma intanto c’è anche una fame che pare non scalfita dai successi a ripetizione delle ultime annate: quando vedi Max con quegli occhi, quando vedi Newey sdraiarsi in garage pur di dare uno sguardo di persona al fondo, forse capisci che è anche una questione di mentalità.
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