Lo scorso dicembre, a Faenza, avevamo intervistato Lando Norris che ci aveva detto chiaro e tondo: "Sento che l'anno prossimo vincerò"
Lo scorso dicembre Lando Norris ci aveva rilasciato una lunga intervista a Faenza, in occasione della consegna del Trofeo Bandini. In essa, oltre a raccontare la sua storia, il pilota della McLaren aveva proclamato bello chiaro: "Vincerò!". Scoprire o rispoprire questo documento è ora il modo migliore per apprezzare Lando e sapere di più su tutto ciò che lo ha portato a vivere il gran giorno di Miami, con un trionfo che dà un senso a una carriera.
Buona lettura, dunque.
FAENZA - Sorride felice e un pizzico timido, poi si guarda in giro e dice “Ciao!”, strappando un applauso torrenziale dalla folla che lo circonda, quasi a sommergerlo. Lando Norris si presenta così a ricevere il Trofeo Bandini. Accolto da una città in festa, con le ragazzine che strillano quando lo vedono e gli uomini che buttano là una foto da autografare. Mai visto tanto entusiasmo per un pilota, all’interno di una manifestazione iniziata nel 1992 premiando Ivan Capelli e divenuta, grazie all’infaticabile lavoro di Francesco Asirelli, un vero classico nel suo genere.
Ha 23 anni ed è figlio di Adam Norris, uomo d’affari in pensione classificato al 501esimo posto tra i più ricchi del Regno Unito. È entrato nella storia a 14 anni d’età, nel 2013, divenendo al tempo il più giovane campione del mondo in kart. Da lì a suon di vittorie s’è aperto la strada verso la F.1, preso a ben volere dalla McLaren che l’ha seguito, aiutandolo a edificare una carriera bellissima, fatta di cinque stagioni piene di militanza nei Gran Premi, alla quale ormai manca solo il piacere della vittoria in una gara iridata lunga.
Più che un top driver della F.1, Norris sembra una rockstar e per certi versi lo è. Frontman del gruppo orange-papaya, la boy band che vede lui e il rookie Oscar Piastri capaci di acuti tali da portare la McLaren al quarto posto Costruttori e lui stesso al sesto tra i piloti, ma a soli 29 punti dal terzo Hamilton. Che se il mondiale fosse durato due o tre gare di più, avrebbe ripreso pure lui, visto il passo esaltante della rinata McLaren di Andrea Stella, da Silverstone in poi.
Ma torniamo al Lando-pensiero, che attacca bello sincero: «Francamente non me lo aspettavo un benvenuto così caldo ed entusiasta e con tanta gente ad accogliermi in modo talmente affettuoso e sentito. A quanto pare sono il terzo britannico e pure il terzo pilota della McLaren che riceve questo premio, per cui sono contento di far parte di una striscia importante, iniziata da gente che ha contribuito a tessere la storia della mia squadra».
- A proposito di sesto posto nel campionato 2023. Sesto eri arrivato anche nel 2021. È in fondo la stessa cosa? Gira, gira, ti senti incagliato nella medesima posizione?
«Assolutamente no, si tratta di due sesti posti che più diversi non potrebbero essere, ciascuno col suo peso specifico. Nel 2021 la stagione era stata un insieme di up and down, di su e giù a livello di prestazioni, senza riuscire mai ad avere una continuità di rendimento. Quest’anno tutto è differente, con un inizio non positivo, visto che siamo partiti davvero da dietro, e una vera e propria svolta iniziata nel Gran Premio d’Austria e poi sublimatasi nella gara di casa, in Gran Bretagna, a Silverstone. Da lì è partita una sequenza virtuosa che ci ha visti nell’ultimo segmento del campionato addirittura secondi in termini di punteggio e questo è molto importante, perché guarda direttamente al 2024».
Norris: "A Miami una giornata che ricorderò per sempre"
- Vogliamo sviscerare nel dettaglio la metamorfosi della McLaren MCL60 che ha corso praticamente in due versioni? La prima, quella sbagliata, nella parte iniziale della stagione e la seconda, decisamente rivoluzionata e migliorata, nella seconda. Potresti spiegare in termini chiari e semplici in cosa è consistito questo cambiamento così galvanizzante?
«Posso svelare che quando si dice che la macchina è cambiata, si sottolinea una grande verità, perché la MCL60 praticamente è mutata al 90% rispetto al modello che aveva iniziato la stagione. E a cambiare è stato... quasi tutto: ali, pance, sospensioni, assetto. In pratica mi sono ritrovato a correre con una MCL60 del tutto diversa, che rispetto alla precedente in verità aveva eguale maneggevolezza ma era decisamente più prestazionale e veloce. E tutto ciò in special modo sui circuiti ad alto carico, molto più che sulle piste caratterizzate da low downforce. I risultati poi hanno parlato da soli».
- Meglio sia tu a spiegarli in modo critico, come se fossimo a un briefing.
«Be’ tanto per cominciare il picco c’è stato in Qatar, dove il mio compagno di squadra Piastri s’è aggiudicato la Sprint Race, dopo una gara perfetta. Per quanto mi riguarda ho fatto un paio di errorini che hanno condizionato la mia prestazione là, sennò sarebbe stato un gran bel giorno, per me. Vado avanti. In Giappone sono giunto secondo a 19 secondi da Max e in Brasile due volte nella piazza d’onore, a 4 secondi da Max nella Sprint e a 8 nella corsa lunga. La sequenza mi sembra indicare una bella progressione, nelle piste giuste, quelle a noi più favorevoli».
- Qual è stato il tuo momento più bello della stagione appena messa in archivio?
«Vorrei dire il Gp del Giappone, perché per la prima volta siamo finiti a podio sia io che Oscar, fornendo una gran prova di squadra. Però, se devo essere sincero, il momento più felice l’ho vissuto a Silverstone, nella gara di casa, quando ho avuto la gioia di giun- gere secondo davanti al mio pubblico. È stata davvero una domenica memorabile, quella».
- Qual è il tuo bilancio 2023, a parte i punti?
«La verità è che ci siamo avvicinati alla Red Bull sempre di più e non abbiamo iniziato a vincere i Gp lunghi solo perché alcune piccole cose non sono andate a posto nel modo giusto. Anche in Qatar nella gara lunga si poteva fare di meglio, ma è andata così. Comunque viviamo un bel momento e l’anno prossimo il gap dalla Red Bull prevedibilmente diverrà più esiguo...».
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