Il weekend a Melbourne della Ferrari esige un riscatto marcato

Il weekend a Melbourne della Ferrari esige un riscatto marcato© Getty Images

Mentre Leclerc mette in evidenza il suo lato più debole, Sainz sfoggia quello maturo, ma in casa Ferrari in ogni caso è tempo di dare un bel colpo di coda

Giorgio Terruzzi

06.04.2023 09:44

Tocca fare un po’ di ordine dentro la corsa più disordinata dell’anno, i cui danni morali e materiali ammontano a una enormità. Ferrari, dunque. Con una serie di dati controversi. Il primo: la macchina migliora. L’ha dimostrato Sainz mettendo assieme una quantità di giri ritmati e consistenti. Il regresso visto in Bahrein e in Arabia durante la gara sembra - se non svanito - pare molto più contenuto. E' un segno prezioso, contrario a quelli manifestati sin qui, con un mese di tempo ora per radunare le idee e continuare a progredire.

A far brillare, come ripetono a Maranello, un potenziale sino ad ora nascosto, di certo evanescente. Carlos ha viaggiato a lungo sui ritmi Mercedes e Aston Martin, pur dopo un faticoso recupero dall’undicesima alla quarta posizione. Non credo che avrebbe potuto fare di più ma, insomma, abbiamo visto finalmente una consistenza agonistica rassicurante. Il ragionamento salta di netto il caos che ha segnato la gara australiana, per l’unica disciplina sportiva che non si appoggia mai e poi mai ad un regolamento chiaro e semplice. Macché: dipende. Da chi governa la corsa, qui o là. Dal suo umore, dalle sue convinzioni. Un dilettantismo che fa inorridire anche perché va bene lo spettacolo ma siamo oltre il lecito, la misura, la reiterazione della confusione, che fa anche rima.

Ferrari, di nuovo. Il secondo tema riguarda Leclerc, preso in trappola da una serie di elementi esterni, talmente preoccupanti da innervosirlo e quindi metterlo in guai, se possibile peggiori. Dopo un inverno complicato da qualche intervento politico sempre controproducente per un pilota, si aspettava una stagione confortante, una annata in cui confermare, come minimo, il proprio valore dentro e fuori dalla squadra. Il tutto dovendo gestire una conflittualità superflua, quella che pone su sponde diverse il proprio manager, Nicolas Todt, e il proprio team principal, Frederic Vasseur.

Il fatto è che Charles ha compreso all’alba della stagione che anche questo Mondiale avrebbe comportato salite e frustrazioni, tutto al contrario di quanto accade a Verstappen che da sempre rappresenta l’alter ego, il riferimento primo e, di nuovo, lontano...

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