La strana storia dell'ultima BRM di Formula 1

La strana storia dell'ultima BRM di Formula 1

Nata P230 in piena era wing car, il parto finale della BRM per i GP di F1, vive una vicenda ai confini della realtà, tra legal thriller, incidenti, restauri e un'inattesa ed entusiastica resurrezione. Questa la trama di un vero e proprio giallo da corsa. 

Presente in

05.02.2020 ( Aggiornata il 02.12.2021 16:52 )

L’ultimo crash

Garvin Brown nelle corse è un romantico. George Garvin III, che alle spalle un matrimonio con la comasca Antonella Mandelli, già bravissima rallista, segue la carriera di un altro virgulto del Kentucky, Danny Sullivan, che dopo essere arrivato fino alla F.2 con la modesta Toj di Jorg Obermoser, ha fatto ritorno negli Stati Uniti e punta proprio sull’aiuto del re del whisky per risollevare le sue sorti agonistiche.

L’ex Brm P230, ora pomposamente ribattezzata Hepworth Gb1 - le iniziali di Garvin Brown -, è attesa in gara per il finalone della Can-Am 1980 a Laguna Seca e Riverside, ma non verrà mai schierata. Perché in prova non si mostra né competitiva né, tantomeno, affidabile, tanto che tira una gran botta a rovinare la scocca, pare irrimediabilmente.

La parallela storia della vecchia P207

Nel frattempo le antiche P207 - in realtà con un solo esemplare viaggiante e un altro cannibalizzato -, finiscono invece nelle mani dell’appassionato racer John Jordan (nessuna parentela con Eddie), che le schiera collezionando spettacolari fumate del V12 nelle gare di F.Libre britannica, con l’inglese Tony Trimmer e lo statunitense David Williams. Nel 1983 l’avventura della P207 termina per sempre, a Oulton Park, come al solito al primo giro di gara, quando Trimmer è fuori con la pressione dell’olio a zero. È il 1° aprile e forse non è mica un caso.

 


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi