In F.1 viva i beau geste e abbasso il lusso!

In F.1 viva i beau geste e abbasso il lusso!

Vale più un autografo a Fiorano che tutta la F.1 quotata in borsa

30.01.2023 09:40

Gli abbracci con i tifosi

Oltre a Charles, anche Carlos Sainz ha fatto lo stesso andando a stringere mani, a firmare cappellini e poster, mettendoci del suo quanto a classe, stile e gentilezza. E Robert Shwartzman non s’è sottratto al piacere di ringraziare e gratificare a sua volta gli irriducibili della rete. Quelli che se ne stanno lì puntuali e semi-assiderati a incitare e esplicare la loro passione nel modo più spontaneo e semplice. E proprio per questo autentico e caldissimo. Di più. La Scuderia Ferrari sui social, subito dopo, pubblica financo la foto di Shwartzman medesimo coi supporter del Cavallino addirittura ringraziandoli, quindi compiendo un gesto ulteriore e bellissimo, quasi istituzionalizzando e certificando questa neoconsuetudine di galateo. Cosa dire? Paraculismo allo stato puro? Simpatica cortesia da applauso a scena aperta? I Ferrari boys e la Rossa medesima hanno davvero goduto nel dare piacere ai supporter o è prevalsa l’abilità mediatica di chi vuol farsi dire bravo e fare una bella figura a buon mercato? Ecco, queste sono le domande più stupide che potevano essere formulate e come tali vanno prese e gettate nel secchio.

Forma e sostanza

Perché, come spesso accade, la forma è anche sostanza e chi cura la liturgia del galateo agonistico rispettando i propri fans non importa perché lo fa, ma conta solo che lo faccia. Punto. Il ripetuto beau geste dei ferraristi e della stessa Rossa a livello di social è uno stupendo segnale di apertura e buon gusto, che rinforza ancor più quanto fatto da Leclerc a fine 2022, candidandosi ormai a diventare un savoir faire magari destinato a cristallizzarsi in un costume vero e proprio. Fatto di apertura, educazione e squisitezza a legare sempre di più la Ferrari legale e contrattualizzata con quella reale, della gente normale, sol per questo felice di appartenerle. E il grazie meritato diventa doppio, triplo, quadruplo, perché quest’immagine dal volto umano e spontaneo della F.1 è la risposta migliore all’insopportabile, volgare, cafone ed esclusivo Circus del lusso che emerge sempre più dalle grida di piazza e di borsa, sullo sfolgorante palcoscenico globale.

La F1 reale

Con fondi d’investimento arabi lanciati in proposte talmente e follemente danarose, con budget sufficienti a fare eleggere venti presidenti degli Stati Uniti consecutivi, con Liberty Media che giuliva sfoglia la margherita sussurrando vendo, non vendo e, infine, col Presidente della Fia Mohammed Ben Sulayem che per l’ennesima volta scuote la testa sconcertato, dicendo poche ma sentite parole, la cui sintesi è: di questo passo dove andremo a finire? E anche ’sta cosa che la Fia non è al passo della F.1, mentre tutti gli altri sì, deve finire, perché è una foglia di fico che nasconde ben altre vergogne. La verità è che stanno trattando questo Sport come uno strofinaccio da mercato o un drappello di cammelli da cedere a chi mostra oceani di denari e questo dà una tristezza infinita. Sapete qual è la differenza tra le lotte di potere di una volta e queste, nel circus dei Gp? Prima tra le varie parti in causa e in lotta per il potere, per quanto spietate, avide, fameliche e prive di remore c’erano solo figure che le corse le vivevano, le conoscevano e le respiravano da una vita. Balestre, Ecclestone, Mosley, il Drake, Piccinini, Tyrrell, Chapman o Williams, ovunque si fosse fermata la pallina della roulette, il vincente sarebbe stato comunque un racer o, nella peggiore delle ipotesi, un politico delle corse. Anche in seguito, nella prima era mediatica globale, con la CVC al potere in veste di neo-promoter, aver tenuto Bernie quale plenipotenziario rappresentante garantiva comunque un minimo di dignità corsaiola al retroterra culturale di chi comandava. Adesso no. Lotte, trattative, giochi di mercato, linee di sviluppo si dipanano e si svolgono tutte tra padroni del vapore che non hanno - né la vogliono avere - la minima idea della valenza sportiva di ciò di cui parlano e di quello con cui e grazie a cui guadagnano. Barche finte e squali veri in un mare di fuffa. Lusso, sfarzo, paddock più elettrificati delle F.1 col kers, tribune che costano quanto incidenti stradali sprovvisti di assicurazione, campionissimi blindati e perfino l’informazione appaltata e di fatto concessa di prima mano solo a chi la paga caramente e a contratti pluriennali. Insomma, dai: deontologicamente parlando a tanti livelli è una vergogna.


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