L'editoriale del Direttore: Fedeli alla bandiera

L'editoriale del Direttore: Fedeli alla bandiera

Max Verstappen guiderà per il team di Milton Keynes fino al 2028: non c’è nessun pilota al via del Mondiale di F.1 con una data di scadenza del contratto così lunga

Andrea Cordovani

08.03.2022 11:15

Un binomio subito vincente quello tra Max e la scuderia anglo tedesca che ha sempre dimostrato di puntare fortissimo sull’olandese promuovendolo ad appena 18 anni dalla Casa satellite, l’ex Toro Rosso, alla Casa madre. Da quell’esordio magico nel maggio del 2016 sono poi arrivate altre 19 vittorie e 59 podi, oltre a 12 pole positions e 16 giri veloci, confermando il figlio d’ar-In un mondo dello sport che ammaina le bandiere oppure le cancella, la storia del rinnovo (fino al 2028) del contratto che lega Max Verstappen alla Red Bull va in controtendenza. Mette i lucchetti a una buona porzione di futuro. È un racconto di alta fedeltà. L’olandese campione del mondo diventa simbolo di un team sempre più cesellato a sua immagine e somiglianza. Guiderà per il team di Milton Keynes in F.1 per altre 5 stagioni a partire dal 2024 incluso e fino al termine della stagione 2028. Non c’è nessun pilota al via del Mondiale di F.1 con una data di scadenza del contratto così lunga. Max percepirà 40milioni a stagione, che diventeranno 50 milioni se farà valere l’opzione. Un record, pur considerandolo stipendio di Hamilton. Verstappen ha voluto monetizzare la conquista del titolo, barattando il proprio talento con la fiducia in un team che considera capace di portarlo ancora altre volte alla conquista del titolo per dare l’inizio a una nuova epoca come accadde per il binomio Schumacher-Ferrari, per quello formato da Vettel e la stessa Red Bull, prima e ll’avvento dell’accoppiata Hamilton-Mercedes.

Il campione del mondo in carica è il nuovo personaggio su cui il Circus punta per proseguire la sua espansione globale, all’insegna di una sempre maggiore spettacolarizzazione delle corse e con un occhio rivolto alle nuove generazioni. Se Lewis Hamilton è ormai un’icona che travalica i confini dei motori e dello sport, l’olandese si sta costruendo una popolarità soprattutto per le sue performance sulla pista e per le sue manovre sempre ai limiti.

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Matrimonio più lungo della storia

Salvo rotture improvvise, sarà il matrimonio più lungo nella storia della Formula Uno. In pratica, al netto di eventuali sorprese, Max ha deciso di dedicare l’intera sua carriera del circus a quattro ruote a chi lo ha scoperto e lanciato. Oltre al denaro in ballo (tanto e per lungo tempo) questa storia racconta anche altro dentro a un’unione che da subito ha fatto la forza. Max Verstappen ed Helmut Marko sembrano fatti l’uno per l’altro. Senza peli sulla lingua spesso biforcuta, affascinati l’uno dall’altro fin dal primo momento. Diretti. Istintivi. Spesso diabolici. Personaggi che non porgono l’altra guancia e che ogni giorno si svegliano con l’ossessione della vittoria e del modo col quale portarla a casa. A ogni costo. In ogni maniera. Entrambi devoti alle gerarchie determinate dai risultati. Sempre affamati di vittorie, sempre con quella faccia un po’ così quando davanti si parano microfoni o rivali.

Insieme dal 2014 Verstappen e Red Bull hanno compiuto passo dopo passo una straordinaria ricostruzione su quelle che avrebbero dovuto essere solo macerie dopo l’addio di Sebastian Vettel, quattro volte iridato con le vetture partorite dal genio straordinario di Adrian Newey. Ingaggiato dal Red Bull Junior Team dopo appena una stagione in monoposto Max ha debuttato in F.1 non ancora maggiorenne sulla Toro Rosso. Fa subito saltare due record: è il più giovane pilota di sempre a esordire in F.1 e il più giovane ad andare a punti nel successivo GP della Malesia. Per tutto il 2015 lascia tracce evidenti di talento fuori dagli schemi.

Binomio subito vincente

Un binomio subito vincente quello tra Max e la scuderia anglo tedesca che ha sempre dimostrato di puntare fortissimo sull’olandese promuovendolo ad appena 18 anni dalla Casa satellite, l’ex Toro Rosso, alla Casa madre. Da quell’esordio magico nel maggio del 2016 sono poi arrivate altre 19 vittorie e 59 podi, oltre a 12 pole positions e 16 giri veloci, confermando il figlio d’arte come una delle stelle dell’intero circus mondiale. Fino, poi, all’ultimo epico finale di stagione, che l’ha consacrato campione del mondo proiettandolo direttamente nella storia della F.1 e nell’olimpo del motorsport.

Sempre al centro della scena

In Red Bull, Max è sempre al centro della scena. Coccolato e difeso da un team che con lui è tornato a riveder le stelle. Ne ha macinati tanti di compagni di squadra Verstappen. Troppo alto il limite suo o troppo più basso quello dei suoi vari compagni di squadra: la sostanza non cambia. Da quando è con il team di Milton Keynes, l’olandese campione del mondo ha lasciato solo briciole a chi ha avuto la sventura di capitare sotto il suo stesso tetto. Un vero uomo squadra, Verstappen. Bandiera di una Red Bull che vuole vivere da assoluta protagonista anche nel futuro.

Max: "Amo questa squadra"

Racconta Verstappen: "È stata una decisione semplice. Amo questa squadra. Quando abbiamo iniziato a correre insieme nel 2016 il nostro comune obiettivo era quello di vincere un titolo mondiale, per questo ora l’ambizione è quella di riuscire a mantenere il numero uno sulla macchina ancora a lungo". Per la Red Bull la permanenza “a lungo termine“ di Verstappen è una garanzia anche a livello tecnico. Blinda il suo campione allevato con tanta devozione, respingendo l’assalto della Mercedes che aveva messo gli occhi su di lui come possibile erede di Hamilton.

Ammaina bandiera

Bandiere che sventolano. E altre che si ammainano. Lo sport è un crudele spaccato in questi nostri giorni in cui non ci facciamo certo mancare niente infilandoci dalla pandemia alla guerra con terrificante disinvoltura. La Russia scompare dal Mondiale della F.1 così come Nikita Mazepin costretto a lasciare il sedile della Haas. La decisione di terminare il rapporto con Mazepin è diventata un passo obbligato dopo la presa di posizione della FIA e di alcune federazioni nazionali, che hanno confermato di non accettare al via delle competizioni sui propri circuiti piloti con licenza di guida russa. Lascia diverse carrozzerie di monoposto stropicciate, qualche manovra ardita e diversi comportamenti da cartellino rosso, il russo nel suo passaggio in F.1. E il posto garantito dal portafoglio del papà. Ora su quel sedile salirà qualche altro. La speranza è che torni in gioco il nome di Antonio Giovinazzi che con Pietro Fittipaldi si gioca l’occasione per un immediato rientro in F.1. Sullo sfondo, su tutta questa vicenda, rimane la terribile consapevolezza del drammatico momento che stiamo vivendo con l’inizio del conflitto in Ucraina.

Si torna in pista

Intanto questa settimana la F.1 torna in pista per gli ultimi tre giorni di test collettivi prima del via del Mondiale. Sakhir in Bahrain diventa l’ombelico del mondo dei GP, la pista di decollo della nuova era del Circus. Sulla scorta dei dati forniti dalla prima uscita a Barcellona è tempo di affilare le armi per il primo round iridato. Più di quella precedente la tre giorni di prove collettive di questa settimana rappresenta un banco di prova meno approssimativo su cosa aspettarci dal 2022 e iniziare a capire quali saranno o potrebbero essere i rapporti di forza all’interno di un campionato che promette di stupire con effetti speciali.

Nel frattempo già questa settimana a stupire potrebbe essere la Mercedes. Si vocifera che la truppa di Toto Wolff si presenti con una monoposto evoluta rispetto alla prima uscita. Avremo modo di scoprirlo e di riscoprire anche il potenziale di una Ferrari che a Barcellona ha stupito più di un osservatore. Con piedi per terra e testa bassa a Maranello si guarda al futuro usando low profile. Lo sforzo compiuto è stato tanto, su tutti i fronti. Questo è il periodo in cui sognare non costa niente, siamo in zona effimeri verdetti. Al solito sarà la pista a dare tutte le risposte. E da lì in poi scatterà una stagione da vivere sotto pressione.


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