GP Abu Dhabi: i 5 temi del fine settimana

GP Abu Dhabi: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

A Yas Marina cala il sipario su una stagione trionfale per Verstappen e la Red Bull, che porteranno con loro i ricordi della eccezionale RB19; un grande Leclerc non basta per regalare alla Ferrari il 2° posto tra i Costruttori, salutano invece Franz Tost ed il marchio Alfa Romeo

27.11.2023 11:23

La velocità non è tutto

Sangiovanni - Finiscimi: Bandiera a scacchi La bandiera a scacchi decreta la fine di ogni gara. Inutile aggiungere altro!

A suon di mangiare tanti dolci, a uno potrebbe venire pure voglia di smettere di mangiarli per un po'. Ma siccome le vittorie in F1 sono dolci sì ma solo nel morale, ecco che Max Verstappen e la Red Bull di vincere quest'anno non si sono mai annoiati. Anzi, ci hanno trovato ancora più gusto a guardare i primati storici che cadevano uno dopo l'altro, senza che nessuno potesse frapporsi tra loro e la storia. Hanno chiuso il mondiale vincendo, come c'era da aspettarsi, nella consapevolezza che anche solo pareggiare certi numeri sarà quasi impossibile.

Nell'anno della noia, un giorno ci renderemo conto di aver assistito alla storia in diretta. Magari non divertente, ma la portata del 2023 di Verstappen e la Red Bull la capiremo un giorno a mente fredda, quando anche l'apatia per una serie di gare scontate sin dal via lascerà il posto alla presa di coscienza di aver assitito al passaggio di uno dei binomi più forti che la F1 ricordi. Di solito quando il pilota migliore finisce sulla macchina migliore c'è poco da fare, soprattutto se il margine sul primo inseguitore, chiunque esso sia, è piuttosto grande. Ma oltre che pilota e macchina, a campionato archiviato occorre una riflessione un po' più ampia, perché 21 gare su 22 non le vinci per caso, nemmeno quando hai la monoposto più veloce ed il numero 1 alla guida.

Siccome a Natale manca ancora un mese circa, non è detto che tutti siano già disposti ad essere più buoni, ma un po' più onesti sì: ad Abu Dhabi, puoi. E Andrea Stella, uno tanto onesto che alla prima presentazione da team principal non si era fatto problemi a mettere le mani avanti, promettendo una McLaren migliore sì ma solo da metà anno in poi, onesto lo è stato fino in fondo quando, nel giovedì prima della gara, ha reso merito alla stagione della Red Bull. Il punto è questo: con una macchina ed un pilota così, il titolo arriva. La questione, piuttosto, è come riuscire a fare certi numeri, è come riuscire a non lasciare niente per strada se non un GP Singapore che, col senno di poi, avrebbe reso ancora più epica la cavalcata di Milton Keynes. Stella ha voluto parlare di esecuzione del fine settimana, ha voluto rendere onore ad una squadra che marcia con una precisione assoluta anche negli aspetti operativi: interventi sulla vettura, strategie, gestione di gara. Ecco lo Stella-pensiero del giovedì: “C'è da porre l’attenzione sugli aspetti operativi, la massimizzazione del potenziale. Se guardiamo i risultati che hanno ottenuto non renderemmo totalmente credito a Max e Red Bull dicendo che vincono solo perché hanno la macchina migliore. Eseguono il weekend in maniera migliore di tutti”.

Questa capacità la Red Bull l'ha perfettamente messa in mostra anche a Yas Marina, mostrando un famelico desiderio di chiudere in bellezza. Perché Max ha vinto, ma non è stato un fine settimana in discesa: nelle FP1 il team ha messo in macchina due debuttanti (Jake Dennis e Isack Hadjar) e per quanto la prima sessione negli Emirati Arabi sia storicamente poco indicativa, forse qualcosa è costato in termini di messa a punto, soprattutto alla luce della seconda sessione, quando si è girato pochissimo per via della doppia bandiera rossa. Inutile dire il contrario: Red Bull non era messa bene dopo la prima giornata di prove, e qualche dubbio è venuto anche al sabato mattina (in Italia), quando la RB19 mostrava ancora parecchie cose da mettere a posto. Negli ultimi minuti delle FP3, Verstappen continuava a lamentarsi della macchina ed i meccanici sono intervenuti ben due volte su rigidezza delle sospensioni e altezze da terra: non il modo migliore di affinare i tempi in vista della qualifica. Poi però, come per magia, è partito il Q1 e Max ha dominato: le temperature inferiori hanno aiutato (dai 40° C dell'asfalto di fine FP3 si è andati in pista con i 33° C di inizio Q1), ma proprio tra libere 3 e qualifiche la squadra è riuscita a trovare la quadra. Non era scontato riuscirci, eppure lo hanno fatto, forse proprio perché, nonostante le difficoltà, in squadra il quadro d'insieme è sempre chiaro e prima o poi la soluzione arriva.

Il GP di Abu Dhabi la Red Bull lo ha vinto nel momento più delicato del sabato, quando si deliberano assetti e regolazioni prima del parco chiuso. In qualifica Max ha fatto il suo, senza nemmeno mettere a segno un giro perfetto, mentre in gara, a fronte di un primo stint in cui non è scappato (anche se il sospetto che ne avesse un po' di più è forte: dopo i problemi di Las Vegas, in Red Bull si è fatto particolare attenzione a non soffrire nuovamente di graining), ha preso il largo con la mescola più dura. Parlando di esecuzione, comunque, anche nell'ultima domenica c'è stato spazio per la rapidità di adattamento: Horner ha rivelato che il team era partito con l'idea della singola sosta, ma che dopo aver visto il degrado sul set di medie hanno preferito virare sulla doppia fermata. Poi ha anche aggiunto che in realtà con Max un solo pit-stop sarebbe stato fattibile, ma non con Perez, e non c'è certo bisogno di sorprendersi. Non sarebbe potuta finire altrimenti questa stagione, in cui Max e la Red Bull hanno dimostrato che per riscrivere il libro dei record la velocità non è tutto: è quando sei impeccabile su ogni fronte che puoi permetterti di andare a caccia di qualunque primato.

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