Gene Haas è stufo della F.1?

Dietro gli abbandoni di Steiner e Resta potrebbe esserci un’exit strategy

12.01.2024 18:10

E così Gunther Steiner, dopo otto anni di militanza da timoniere della Haas, è fuori dalla F.1. La notizia è arrivata secca e precisa come un diretto destro alla mascella dei tanti appassionati. Primo, perché Gunther medesimo, non necessariamente il più dolce dei team principal, è e resta uno dei personaggi più sinceramente autentici del paddock. Secondo, perché spicca come uno dei pochi personaggi autentici e reali nel mondo della F.1, quasi unico nel premettere sempre, sia in pubblico che in privato, la sostanza delle cose alla forma. Detto ciò, tanto vale andare al punto e applicare alla vicenda i criteri dell’indagine: cui prodest? A chi giova la fine del suo rapporto con la piccola squadra americana? E in quale possibile scenario avviene questo?

Parliamoci chiaro. Risposte certe non ce me sono. Di scenari possibili, tuttavia, se ne intravvedono almeno due, tra l’altro non necessariamente tra loro concorrenti. Ma cominciamo dal primo. Di sicuro il proprietario Gene Haas non poteva essere insoddisfatto dei risultati del team, perché una squadra come quella statunitense, in terza e ultima fascia quanto a budget, più di quello che ha ottenuto difficilmente potrebbe raggiungere. In tutto 166 Gp disputati, miglior piazzamento nel mondiale Costruttori, il 5° posto targato 2018, mentre in gara il top result è il 4° di Grosjean, sempre nel 2018, nel Gp d’Austria. E nel 2023 il team era sì giunto decimo e ultimo tra i Costruttori, ma comunque giocando dignitosamente le sue carte e con un valido inizio di campionato. Insomma, Gunther non era nel mirino e neanche Simone Resta, l’altro italiano fuori dal team nel giro di poche ore, in questo caso abbandonando la direzione tecnica. Di certo ad aumentare potere è il 48enne nipponico Ayao Komatsu, nelle file della Haas sin dal debutto della struttura in F.1. Eppure sia Steiner che Resta sono fuori, rendendo sempre meno stretto il rapporto tra la squadra e la Ferrari, fornitrice della power unit e anche partner tecnologica, con la Dallara che realizza la scocca e altri pezzi importanti. Di sicuro, quindi, tra Gunther e il patron Haas le cose non erano più idilliache e il rapporto era arrivato alla fine, però fare a meno anche di Resta significa di fatto indebolire il team, impoverirlo senza indicare una strada alternativa, lunga e nuova. Già.

E qui s’inserisce il secondo filone d’indagine. E se per la Haas cominciare a perdere pezzi importanti è solo uno dei primi passi di un dimagrimento in vista della cessione a un nuovo soggetto? E se questa nuova entità fosse proprio la connazionale Andretti Cadillac? In fondo, così facendo la F.1 tutta sarebbe felicissima di questo, restando ancorata a quota dieci squadre partecipanti, quindi evitando di spartire ancor più la torta dei dividendi, allo stesso tempo ribadendo proprio il limite di team più volte indicato come ideale da promoter e squadre top. Se così fosse, l’uscita di Steiner e Resta sarebbe solo il primo passo della smobilitazione progressiva della Haas, cosa a oggi tutt’altro che ufficialmente confermata, questo è corretto dirlo. Però è anche vero che in F.1 niente succede a caso e se perdi pezzi senza rinforzarti (e già eri ultimo) potrebbe voler dire che stai per gettare la spugna in tempi ragionevolmente non lunghi. Staremo a vedere. Intanto è certo che una F.1 senza la rudezza sincera e spttacolare di Gunther è come un circo che ha appena perso uno dei suoi leoni più spettacolari e ruggenti.


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