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GP Miami: i top e flop

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Max Verstappen

Orami si sta abituando ad essere perfetto quasi sempre. E quando sbaglia, cosa che seppur raramente capita anche a lui, alla prima occasione fa di tutto per farsi perdonare. Aveva sbagliato in Q3, nell'ultimo tentativo, auto-precludendosi la possibilità di battagliare per la pole. Ci ha messo poco, però, a provvedere: l'assalto all'esterno di curva 1 a Sainz non ha lasciato scampo allo spagnolo, e quella è stata la prima, fondamentale mossa per portare a casa la seconda vittoria consecutiva. Due Ferrari davanti avrebbero potuto gestire meglio, ma con lui alle spalle Leclerc non lo ha potuto fare: questa pressione, forse, è costata a Charles il graining dell'anteriore destra, arrivato proprio per l'esigenza di spingere subito. Max invece l'ha gestita diversamente, diciamo pure meglio, al netto dei valori della macchina: e infatti non c'è stato scampo per il ferrarista all'inizio del giro numero 9. Avrebbe potuto vincere in carrozza, Max, se solo la safety car non avesse annullato il suo vantaggio. Ma anche nel finale, ha dato modo di farsi valere: la meccanica della RB18 a sua disposizione è stata un fattore determinante, ma pure lui ci ha messo del suo guidando in modo perfetto, uscendo fortissimo dalle curve e impedendo alla Ferrari numero 16 di essere più vicina nel rettilineo tra curva 16 e 17. Senza i ritiri, fanno tre su tre: il muso lungo dopo l'Australia pare già un vecchio ricordo.

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Charles Leclerc

Comunque tra i promossi, comunque nella schiera di quelli che meritano una pacca sulla spalla. Difficile dire se sia stato esclusivamente merito della macchina oppure se Max, rispetto a lui, abbia saputo fare la differenza nella gestione della gomma; giusto lasciarsi un margine di dubbio. Per il resto, però, poco da rimproverargli: la pole, il ritmo sulle dure, la voglia di provarci fino alla fine. Senza sbagliare, ed è stata questa la differenza rispetto ad Imola, anche se va detta un'altra cosa: menomale che Perez avesse un problema al motore, altrimenti sia lui che Sainz sarebbero state prede un po' più vulnerabili. Le gomme fresche: è stato un errore non fermarsi? No, perché di medie nuove la Ferrari non ne aveva e le dure nuove, di fatto, non avrebbero garantito un rendimento tale da giustificare la sosta (del resto sia lui che Max hanno abbassato i tempi nel finale, segno che la C2 funazionava a meraviglia anche se usata); in più, le tempistiche sfortunate (la virtual è stata esposta quando Charles aveva da poco iniziato un nuovo giro, poi è diventata safety quando lui era ormai in prossimità del tratto finale: non c'erano i tempi di reazione necessari, mentre al passaggio successivo sarebbe già stato troppo tardi per garantirsi con certezza la posizione in caso di sosta) hanno fatto sì che il Cavallino decidesse di proseguire. Il vantaggo in classifica si è assottigliato, ma intanto è sempre il leader.

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George Russell

Qua fortuna e bravura vanno a braccetto. La bravura è stata quella di gestire alla perfezione un set di gomme dure che gli è costato qualcosa al via (senza Stroll in griglia, da 11° a 15°) ma che poi gli ha garantino velocità e tenuta alla distanza, soprattutto quando si è ritrovato a pista libera davanti. Come un veggente, ha detto alla squadra “Perché non allunghiamo lo stint? Magari arriva una safety car o una virtual safety car”, azzeccandoci in pieno. E qui la fortuna: l'incidente tra Norris e Gasly per lui è stato una benedizione che ha fatto cambiare faccia alla sua domenica. Ironia del destino, se l'è giocata con Bottas ed Hamilton, vale a dire il pilota di cui ha preso il posto e quello con cui condivide il box: passati entrambi per una 5° posizione che non stravolge il giudizio sulla Mercedes di Miami, ma che gli permette di dare continuità ad una serie di piazzamenti incoraggianti, vista l'attuale situazione della Stella. Con la soddisfazione di battere ancora Lewis Hamilton.

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