L'editoriale del Direttore: San Paolo ha fatto la grazia

L'editoriale del Direttore: San Paolo ha fatto la grazia© Getty Images

Alonso non ha vinto il GP del Brasile, ma è come se l'avesse fatto: la sua battaglia al fotofinish con Perez hanno regalato emozioni in questo finale di Mondiale dominato da Verstappen

Andrea Cordovani

06.11.2023 17:17

Anvedi come balla Nando! È una belva che danza sulla pista di Interlagos e strappa applausi a scena aperta. Fernando Alonso non vince in Brasile. Ma è come l’avesse fatto. Merita la standing ovation. Roba da far impazzire la torcida, una leggenda senza età capace di tornare su quando ormai in molti lo vedevano giù, lontano da quelle posizioni che all’inizio dell’anno ce l’avevano riproposto come Highlander sempre pronto a sfruttare l’occasione buona. San Paolo ha fatto la grazia e ce l’ha riportato davanti agli occhi con la sua grinta e quel modo di guidare una monoposto che è solo suo.

Alonso, un podio che è come una vittoria

Quel terzo posto che strappa con le unghie e con i denti è uno spot meraviglioso dentro a un Mondiale cloroformizzato dal dominio di Max Verstappen. Lo spagnolo chiude dietro all’olandese tre volte Campione del Mondo e a un sempre più gigantesco Lando Norris. Un terzo gradino del podio che equivale a una vittoria per questo 42enne che continua a darci dentro come un ossesso. Quegli ultimi giri in cui combatte contro Perez a difesa della posizione, quel sorpasso da Califfo nell’ultimo giro, è qualcosa di tremendamente emozionante dentro a una domenica nella quale là davanti Verstappen e Norris hanno fatto gara a sé.

Racconta il fenomeno di Oviedo: “Per me gli ultimi 10 giri con la pressione di Perez alle spalle sono sembrati 30! Quando mi ha superato a 2 giri dalla fine ho pensato che fosse finita, di non aver più l’opportunita? di lottare per il podio. Poi però ho visto che in curva 1 ha frenato molto tardi e mi sono avvicinato, cosi? ho deciso di fare un ultimo tentativo alla curva 4”. E in quell’ultimo tentativo è come se noi tutti fossimo saliti in macchina con lui per spingerlo alla conquista di un risultato capace di far saltare tutti sul divano. Il sale sulla coda di un GP che non ha fatto prigionieri. Il capolavoro di uno che non molla mai. La belva è tra noi e di certi graffi ne abbiamo terribilmente bisogno.

Addio a Corrado Provera

Mentre questo numero di Autosprint va in stampa arriva la notizia della scomparsa di Corrado Provera. Vincere va bene, ma bisogna saperlo fare. Era uno dei motti di questo italiano che faceva impazzire i francesi e che proprio Oltralpe s’era costruito una grande carriera da manager delle corse. All’età di 82 anni se ne va una delle figure di spicco del Mondiale Rally capace di guidare la Peugeot del dopo Jean Todt alla conquista di ben cinque Titoli iridati. Personaggio diretto, un uomo forte che trasmetteva sicurezza al team e ai suoi piloti, Provera viveva tra Parigi e Ajaccio ma portava l’Italia sempre nel suo cuore. Ai suoi familiari giungano le condoglianze di Autosprint.

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