GP Monaco, Rosberg deluso: «Una brutta giornata»

Dai problemi ai freni a quelli al pit-stop, fino all'epilogo con la posizione persa sotto la bandiera. Gran Premio di Monaco da dimenticare per Nico

Fabiano Polimeni

30.05.2016 12:58

Una domenica all'insegna del grigio, per Nico Rosberg. Se la W07 Hybrid di Hamilton è freccia d'argento, la sua copia il cielo di Montecarlo e non lo vede mai davvero in gara. Anzi, al via con i problemi ai freni e un ritmo mai trovato, indirettamente favorisce la fuga di Ricciardo. Poi arriva il momento in cui lasciar strada a Hamilton, che non ci impiega molto a creare un ampio divario tra sé e Nico. Si lancerà all'inseguimento della Red Bull, mentre per Rosberg sarà il primo episodio di una gara che finirà molto più indietro. 

«Nelle corse ci sono giornate belle e altre brutte, oggi è stata una di queste. Non avevo il ritmo per lottare per la vittoria e dobbiamo capire il perché. Potrebbe trattarsi di un problema con i freni, ma non ne sono ancora certo. Sentivo di non poter spingere al limite, a inizio gara con le gomme da bagnato. E' stata una decisione semplice, quella di accettare la richiesta del muretto di far passare Lewis, anche se mi ha fatto parecchio male in quell'istante.

Ero molto distante dal ritmo e Lewis aveva la velocità per andare a vincere. Abbiamo sempre avuto questa regola: se sei davanti e l'altro ha la possibilità di vincere, gliela concedi». Le cose si sono ulteriormente complicate in occasione delle soste ai box, nelle quali ha trovato traffico in pit-lane, costretto così a perdere ulteriore terreno prezioso, in attesa di poter ripartire. 

«Le macchine scorrevano in sequenza e mi sono trovato all'improvviso sesto. Una volta che sei dietro a Monaco, sei bloccato». Resta da capire cosa sia accaduto all'ultimo giro, con un'uscita dalla Antony Noghes difficoltosa, la Mercedes che non trova grip e Hulkenberg ad approfittarne e prendersi la posizione per 291 millesimi. Trovatosi dietro Alonso, Rosberg non è riuscito a effettuare una manovra pulita per passare la McLaren. Ci ha provato, alla staccata del tunnel, giro 59, andando però lungo e dovendo restituire la posizione a Fernando. Un trenino - Alonso, Rosberg, Hulkenberg - che ha marciato a lungo insieme, tranne nel finale di gara, quando le prime gocce di pioggia sono tornate a cadere su Montecarlo.

Riguardando i distacchi, già al giro 72 c'erano 2"8 tra la McLaren e Rosberg, che al giro successivo recupera un decimo e conserva 1" su Hulkenberg. Si rifà sotto al giro 74, nel quale riduce a 1"9 il divario da Alonso e incrementa a 1"5 su Hulkenberg. Dal giro 75 inizia però a perdere 5 decimi nel settore centrale, altrettanti nel primo al giro 76 e 3 decimi nel T2. Hulkenberg a quel punto è a 6 decimi e Alonso incrementa a 3"4 il vantaggio.

Red Bull e il mistero delle gomme perse di Ricciardo

L'ultimo giro vede i due Nico affrontare molto lentamente il settore centrale, in 43"0 (contro il 39"0 del giro precedente) ma con Rosberg ancora davanti. «Aveva molta più gomma sulle sue morbide Nico (montate al giro 31; ndr) e le mie ultrasoft (montate allo stesso passaggio; ndr) erano finite. Ho perso temperatura e aderenza quando ha iniziato a piovigginare e gli ha permesso di passarmi. 

Sono enormemente deluso per com'è andata oggi, volevo vincere ancora la mia gara di gara ma non ha funzionato. E' stata dura e mi servirà probabilmente un giorno per accettarlo, ma poi mi proietterò sul Canada e la possibilità di tornare ancor più forte», analizza Rosberg. 

Delusione che non può certo essere lenita dal riconoscimento tributato da Toto Wolff«Gli abbiamo chiesto di far passare Lewis, essendo in quella fase la nostra miglior chance per vincere. Il fatto che l'abbia lasciato passare è stato un gesto da grande uomo squadra. Sin dal via sembravamo in difficoltà, Ricciardo allungava e Nico non riusciva a seguirlo. Il motivo, crediamo, stia nella temperatura delle gomme. Abbiamo atteso un po’, per dare a Nico più giri per attivare le gomme ma non è successo». In Mercedes lavoreranno per capire cosa sia accaduto con i freni, come spiega Paddy Lowe.

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