GP Olanda: i 5 punti del fine settimana

Un ritorno silenzioso

Il fascino della sua domenica sera stava proprio nel fatto che Robert Kubica non sapesse ancora se quella che aveva appena disputato era stata la sua ultima gara in F1 oppure no. Robert, saltato così all'improvviso sull'Alfa Romeo al posto del contagiato Kimi Raikkonen, è stato un gradito ritorno in griglia di partenza, per un uomo che quando può cerca sempre di farsi trovare pronto. In qualifica è stato difficile fare meglio del 18° posto, in gara ha provato a sgomitare su una delle peggiori piste sulle quali correre se non hai preso per bene i limiti nel corso delle libere, portando a casa il sorpasso con Latifi come cartolina di una Zandvoort che anziché diventare l'ennesima pista sulla quale correre in carriera per Raikkonen, è diventata quella del bentornato per Kubica. Un ritorno ad interim, in attesa di avere notizie da Kimi: serve qualche giorno di pazienza per sapere se a Monza correrà l'ex ferrarista oppure il polacco. Quest'ultimo, almeno, si è tolto la soddisfazione di fare qualche battaglia, e nel team radio finale ha detto al suo box: “Non è stato facile, ma almeno per la prima volta dal 2010 ho avuto una macchina con cui poter combattere”. Una frase che ha ricordato la frustrazione con cui, dopo una lunga rincorsa, Kubica aveva dovuto affrontare la stagione 2019, a bordo di una Williams fanalino di coda: aver bramato il ritorno per così tanto tempo per poi ritrovarsi tra le mani quella macchina è stata una ferita tremenda per Robert, che almeno si è tolto la soddisfazione di correre per un'altra volta con la Sauber, la squadra che lo aveva lanciato nel 2006.

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