L'editoriale del Direttore: Gianni Agnelli, quanto manca l'Avvocato!

L'editoriale del Direttore: Gianni Agnelli, quanto manca l'Avvocato!

Vent'anni fa se ne andava Gianni Agnelli, personaggio unico e appassionato di auto e di corse. Dalla Formula 1 ai Rally, dalla Fiat a Schumacher, ecco il suo ricordo

Andrea Cordovani

24.01.2023 11:21

La passione per le corse di Gianni Agnelli

Quella dell’Avvocato per le corse era una visione a tutto tondo. A iniziare dalla 24 Ore di Le Mans. Dopo due apparizioni da spettatore interessato nel 1968 proprio a Gianni Agnelli era toccato l’onore di dare il via alla corsa nell’edizione dove si celebravano i 60 anni dalla prima vittoria della Ferrari nel 1949 con Chinetti-Seldson e il modello 166. Scriveva in quei giorni il direttore Marcello Sabbatini su Autosprint: “Sono tre anni consecutivi che l’Avvocato viene a Le Mans. Stavolta il presidente della Fiat ha accettato l’invito che gli organizzatori avevano anche fatto al solitario di Maranello di dare il via alla 24 ore francese, la piu? favolosa corsa automobilistica del mondo.

La visita di Agnelli al box dell’Alfa Romeo e? stato uno degli episodi piu? significativi. «So che lei è amico di molti dei miei...», ha detto il presidente della FIAT all’ingegner Chiti. E poi ha aggiunto: «Peccato proprio quest’anno per la Ferrari...». Chiti ex di Maranello per qualche momento e? rimasto senza ribattere, poi ha annuito: «Peccato, peccato...».

L'avvocato e i Rally

E poi la passione dell’Avvocato per i rally. «Dobbiamo far vincere qualcosa anche alla Fiat». A metà degli Anni Settanta queste parole se le sente dire Cesare Fiorio direttamente dalla voce del padrone. È in quel preciso istante che inizia a scriversi la storia da corsa della Fiat 131 Abarth mentre sulla scena del rallismo internazionale lo strapotere della Lancia Stratos è devastante. Quella vettura ha vinto tre titoli iridati di fila, rifilando sonori ceffoni alla concorrenza (a iniziare dalla Fiat), una superiorità così schiacciante che ha messo in fuga le Case dal campionato.

A capo di tutto il settore Fiat e Lancia, Fiorio non può far certo orecchie da mercante: lui è abituato a giocare d’attacco e prende subito la palla al balzo, spiegando che, visto che sono scappati tutti, è arrivato il momento di puntare sulla 131 Abarth. Diabolico come sempre il manager torinese aggiunge anche che l’annuncio della discesa in campo della vettura va pure fatto da furbi, meglio se un giorno prima che inizi il campionato. Per dare vita al progetto Fiat 131 Abarth a Torino si sacrificano due vetture: una quasi direttamente nella culla (la X1/9) l’altra ancora nel fiore dei suoi giorni piu? belli (la Stratos).

«Ho ancora la morte nel cuore quando ripenso al pensionamento ultra anticipato della Stratos. Diverso il discorso riguardante la X1/9, una copia della Stratos in declinazione Fiat, non serviva a fare i numeri se si voleva dar vita a una vera e importante operazione commerciale basata sulle vittorie nelle competizioni. Bisognava partire da un modello destinato a raggiungere cifre importanti nelle vendite». È il 1975 quando prende forma e consistenza il progetto di trasformare la berlina di casa Fiat destinata alle famiglie in belva da rally. Dal 1976 al 1981 saranno settantacinque le corse iridate alle quali prenderà parte conquistando 18 vittorie, 46 podi e soprattutto tre titoli Marche, uno Piloti (con Walter Rohrl nel 1980) e una Coppa Fia Piloti (vinta da Markku Alen nel 1978) in un’escalation clamorosa di successi non solo sulle prove speciali di tutto il mondo anche a livello commerciale.

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