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L'editoriale del Direttore: Gianni Agnelli, quanto manca l'Avvocato!

Vent'anni fa se ne andava Gianni Agnelli, personaggio unico e appassionato di auto e di corse. Dalla Formula 1 ai Rally, dalla Fiat a Schumacher, ecco il suo ricordo

Andrea CordovaniAndrea Cordovani

24 gen 2023 (Aggiornato il 25 gen 2023 alle 15:17)

Montezemolo Trait d'union

A fare da trait d’union tra Enzo Ferrari e Gianni Agnelli c’è Luca Cordero di Montezemolo. «Insegna al ragazzo a fare qualche curvetta», disse un giorno l’Avvocato a Luciano Trombotto, pilota Fiat degli Anni Sessanta e controfigura di Vittorio Gassman nel film il Sorpasso. I rally in coppia con Cristiano Rattazzi, figlio di Susanna e nipote di Gianni Agnelli, sono una grande occasione perché Montezemolo conosce l’Avvocato appena ventenne. Nel 1977, all’età di 30 anni, arriva alla Fiat dopo aver lasciato la Ferrari alla quale era approdato nell’autunno del 1973. A Torino diventa responsabile delle Relazioni esterne, nella stagione dello scontro sindacale. Rimane fino al 1981. Successivamente e? amministratore delegato della Itedi, holding delle attivita? editoriali del Lingotto che controlla anche la Stampa. Nel 1984 è pure Ad della Cinzano e cura l’organizzazione di Azzurra nell’America’s Cup di vela.

«Agnelli mi chiamò in Fiat a riorganizzare le relazioni esterne. Poi a dirigere la Cinzano. E a lanciare l’operazione Azzurra: un caso incredibile di marketing nazionale. I rapporti con l’allora amministratore delegato Cesare Romiti? Abbiamo avuto alti e bassi. Non era una persona facile. Io poi ho dovuto pagare il rapporto stretto che avevo con l’Avvocato. Però fu Romiti, su suo input, a telefonarmi nel 1991, per propormi di tornare in Ferrari. Temevo mi volesse come direttore sportivo, e mentre parlava pensavo a una scusa per dire no». E invece Montezemolo dice sì e a fine 1991 approda a Maranello e ribalta come un calzino la Scuderia.

Il carissimo Schumacher

«Quando prendemmo Michael per correre con la Ferrari dal 1996 l’Avvocato Agnelli coniò il detto il caro Schumacher: caro ovviamente sotto due punti di vista», ha spesso raccontato Montezemolo. All’inizio dell’era Schumacher un giorno l’Avvocato Agnelli confessò di preferire il clima della vigilia di una corsa con le Ferrari, piuttosto che «la gioia e la mortificazione del lunedì successivo». E spiegò: «So benissimo che cosa capita dopo un GP. Quando vincono perdono la testa, suonano le campane da Trapani al Brennero. Ma quando perdono si mettono tutti a terra. E io devo spiegare, consolare». Di Agnelli sono ancora ben impresse nelle memoria le comparsate ai box di Monza o Monte Carlo. La sua eleganza, i suoi commenti impastati di ironia e classe.

«Quando prendemmo Schumacher il primo anno ci furono diversi problemi sulla monoposto - ha raccontato ancora Montezemolo - A Magny-Cours si verificò anche un guaio nel warm-up. All’inizio di agosto del 1996 i vertici di Fiat, ma non l’Avvocato Agnelli, mi chiesero di allontanare Todt perché dissero che se dopo aver speso tanto per prendere un pilota come Schumi ci si era ridotti a fare delle figurette voleva dire che chi comandava non andava bene. Mi volevano far prendere un ingegnere allora della Fiat. Io dissi che nel passato quello era già stato un errore perché la Ferrari è un oggetto particolare sia per le corse, sia con le vetture dove il concetto di esclusività e di lusso è un tema da trattare con grande attenzione, con grande sensibilità. Morale della favola: dissi di no, se va via Todt me ne vado anch’io. Poi ci fu una duplice vittoria a Spa e Monza e allora tutti si resero conto che la squadra che avevamo messo in piedi era una macchina da guerra.

I miei due giorni più belli alla Ferrari sono stati nel settembre del 1975 col titolo iridato a Monza e nell’ottobre del 2000 quando conquistammo il mondiale con Schumacher a Suzuka. Vincemmo in maniera straordinaria. Nel 1975 sentii la grande commozione e i tanti ringraziamenti al telefono da parte di Enzo Ferrari; quella mattina del 2000 al telefono avvertii una forte, vera, profonda commozione dell’Avvocato Agnelli. Rammento ancora che mi aveva chiamato tre giri prima della fine, io sempre molto scaramantico che gli dicevo “Avvocato per favore, non dica niente” e lui “No dai è fatta, è fat-ta”. Finita la gara fu veramente commosso. Due momenti straordinari».

«Ho sempre avuto - disse Michael Schumacher nel giorno della scomparsa dell’Avvocato - un profondo rispetto per lui, e per me incontrarlo è stato sempre motivo di grande orgoglio. Ogni volta mi colpivano la competenza e la curiosità che aveva per la Ferrari, per la Formula Uno e per il calcio, e la sua sensibilita? per i problemi del mondo». Gianni Agnelli venne subito omaggiato dalla Ferrari, che quell’anno gli intitolò la monoposto di F.1 presentata il 7 febbraio, pochi giorni dopo il decesso dell’Avvocato: quella rossa vinse il Mondiale con il nome di F2003-GA.

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