L'editoriale del Direttore: Gianni Agnelli, quanto manca l'Avvocato!

L'editoriale del Direttore: Gianni Agnelli, quanto manca l'Avvocato!

Vent'anni fa se ne andava Gianni Agnelli, personaggio unico e appassionato di auto e di corse. Dalla Formula 1 ai Rally, dalla Fiat a Schumacher, ecco il suo ricordo

Andrea Cordovani

24.01.2023 11:21

24 gennaio 2003 - 24 gennaio 2023. Venti anni senza Gianni Agnelli sono una voragine dentro alla quale è scomparso un mondo. Quattro lustri famelici che si sono inghiottiti l’impossibile, ribaltando vita e prospettive. Venti anni senza l’Avvocato visti oggi sembrano un trapassato remoto che fa soprattutto riflettere se si pensa che lui ha sempre incarnato un modello di modernità, sempre lanciato nel futuro. Rimettere insieme i pezzi del puzzle di questa irripetibile storia fa tornare indietro nel tempo. E per rimarcare la distanza basti pensare che il giorno in cui il Commendatore cedette la Ferrari all’Avvocato nel 1969, la firma del contratto venne apposta al pianterreno della sede della Fiat in corso Marconi a Torino. Il Drake aveva le sue manie: mai preso un ascensore, mai preso un aereo.

Ferrari F2003-GA, la dedica vincente a Gianni Agnelli

Gianni Agnelli, il "sovrano" che sognava di fare il pilota

I suoi vezzi e le sue manie le aveva anche Gianni Agnelli, figura fondamentale del XX Secolo, paragonato a un sovrano, che in gioventù era stato sfiorato dalla tentazione di dedicarsi alle corse: «Sì, certo ne avrei avuto molta voglia, ma mi è sempre sembrato inopportuno per tante, ovvie ragioni», raccontò in un’intervista esclusiva concessa a Marino Bartoletti per Autosprint nel 1985. Che pilota sarebbe stato? Alla Lauda o piuttosto alla Villeneuve? «Non avendo mai potuto cimentare me stesso non lo saprei, sinceramente dire: magari sarei stato un pilota modestissimo». Era Tazio Nuvolari ad accendere la fantasia dell’Avvocato: «perché era grande proprio nel periodo in cui io più ammiravo i piloti».

Confessava che vedeva solo la metà dei Gp del campionato e spiegava: «Vi sono delle corse di F.1 e delle partite di calcio in cui si verificano le condizioni nelle quali si creano forti emozioni che sollecitano l’animo del tifoso. Ma ve ne sono altre noiosissime. Questo avviene in qualsiasi spettacolo sportivo». Sottolineava su quali basi fosse strutturata in quel momento la collaborazione tra Fiat e Ferrari: «Sono innegabili i vantaggi in termini di immagine che derivano alla Fiat, e più in generale al prodotto made in Italy dalla partecipazione alle corse da parte della Ferrari. Dal punto di vista del prodotto è però proprio la Ferrari a beneficiare più direttamente e in maggiore misura dai risultati dell’attivita? sportiva. Siamo entrati nella Ferrari in un momento delicato della sua storia e siamo contenti di averlo fatto. Senza questo accordo la Fiat non avrebbe mai corso in Formula Uno».

Infine rifletteva sul mondo dei Gp: «Non si possono investire decine di miliardi per progettare vetture sempre più sofisticate e sempre più all’estremo delle conoscenze tecnologiche, senza avere poi adeguate garanzie di regolamenti chiari, fatti osservare e che siano effettivamente funzionali allo sviluppo della tecnica automobilistica».

Sfoglia le pagine per continuare a leggere


1 di 4

Avanti
  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi