Sterzi a parte: per 499P che tu sia, è già Wec mania!

Contro il logorio della F.1, tutti pazzi per l’endurance. Ecco come e perché

27.03.2023 10:31

Si può dire o qualcuno si offende? Il mese di marzo 2023 mi è sembrato il più rivoluzionario negli ultimi decenni di Motorsport, perché ha riproposto in chiave destabilizzante un dualismo antico. Quello tra F.1 ed Endurance, esaltando in prospettiva tutte le caratteristiche del mondiale di durata, rispetto alle tendenze e ai difetti dei solo apparentemente sfolgoranti Gran Premi di oggi.

Ferrari in gran rialzo dopo il WEC: il borsino del dopo Sebring

F.1 e WEC, mondi opposti

La F.1 propone una sfida già risolta, con una Red Bull anni luce avanti su tutti. Poi tutti chi? Altri due top team, Mercedes e Ferrari, che escludono gli altri, fatta salva l’Aston Martin di Alonso & Stroll, unica scheggia positivamente e benignamente impazzita del mucchio selvaggio. La F.1 ha non solo un re, ma anche un dittatore, perché Max Verstappen non vuole noie, nel suo locale. La F.1 vanta dieci squadre immutabili e inamovibili, come cardinali a un conclave infinito, che ormai stanno facendo trionfare il principio dell’esclusivismo e della porta chiusa verso nuovi ingressi, vedi Andretti. La F.1 è tutta lusso & show, con prezzi folli, location da film di Jerry Calà e minacce tutt’altro che velate nei confronti dei circuiti storici, che se spariscono è meglio. Per fare posto a scenari da sogno quali Atlantide, Mu e dopodomani Vetralla, se domani scoprono il petrolio a Vetralla.

La F.1 è un insieme di cose intelligentissime gestita in modo spesso stupido e offerta in pasto a costi folli a gente potenzialmente sempre più superficiale.

Il Wec, nome peraltro orribile per definire il glorioso Mondiale Sport Prototipi, invece, propone tutto il contrario. Si corre sui tracciati tosti, cazzuti e gloriosi tipo Sebring, Spa, Le Mans e Monza. Il principio è quello della porta aperta, perché chi è in regola coi dettami d’ingresso, paga, accende le macchine e corre, punto. Isotta Fraschini compresa, speriamo. Le macchine sono una ben diversa dall’altra, financo con due possibilità e filosofie costruttive, in seno all’Hypercar, a seconda se vuoi farti tutto da solo, stile LMH, o prendere telaio e componentistiche al supermercato, in salsa LMDH. Lusso zero, show tanto. Competizione in prospettiva mutevole, nella scala dei valori perché la Toyota per adesso sta davanti ma ben presto potrebbe risentire dei colpi ai fianchi di Ferrari, Cadillac e Porsche.

Ferrari tra GP ed Endurance

Già, la Ferrari. La Ferrari di Coletta - mo’ Antonello legge e s’incazza, perché lui dice che la 499P è la Ferrari della Ferrari, però il suo ruolo di umile e concreto agitatore di uomini va ribadito e sottolineato, sennò tacendolo si scrivono bugie -, dicevo, la Rossa del ritorno sta diventando un potentissimo catalizzatore di sogni, passioni altrove deluse e voglie di rivincita ormai antiche. Le quali profumano pure delle sigle dei prototipi più belli ed entusiasmanti nella storia delle corse all’italiana, tipo P4, PB e 333 Sp, che per tanti di noi son lettere e numeri a formare il codice fiscale del godimento immaginifico al tramonto di Mulsanne. Poi chi ha capito ha capito e chi non capisce s’informi. Perché endurance, a differenza della F.1 d’oggi, è anche cultura delle corse e conoscenza iniziatica di una disciplina complessa, alla quale ci si introduce anche con studi, letture e sessioni ripetute di visione del film di e con Steve McQueen sulla 24 Ore di Le Mans.

Perché il mondiale endurance ha, appunto, la maratona della Sarthe a fare da palo del tendone del circo. Gara che vale una vita e che è quella che conta di più, come nel ciclismo lo è il mondiale su strada in prova unica. Eppoi il Wec, grazie a Dio, non ha stupide sprint race, ma le corse più lunghe del mondo. L’endurance non ci infligge il pestilenziale DRS per favorire sorpassi finti, ma fa vincere chi dura andando il meno piano possibile, senza possibilità di robe da wrestling. Certo, c’è il BoP, ma speriamo siano onesti nel maneggiarlo, ecco, anche se lo usano dei tecnici politici e mica i piloti.

La notte di Le Mans è vera, quella del Bahrain o di Singapore è più finta degli occhiali che fanno vedere le donne nude: chi leggeva le pubblicità di Diabolik e Kriminal negli Anni ’70 sa a cosa mi riferisco, gli altri acquistino gli arretrati, please.

La Rossa traina il Wec (e Monza)

Volete argomenti ancor più seri, per la WecMania? Proprio mentre Antonio Fuoco incendiava gli sportivi in Florida, Monza metteva in vendita i biglietti per la gara mondiale del prossimo 9 luglio. Be’, non ci crederete: per la corsa brianzola dello scorso anno l’incasso complessivo era stato a fine festa di soli 170mila euro, mentre in pochissimi giorni, subito dopo la zampata Rossa a Sebring, l’incasso istantaneo della prevendita on-line è schizzato a 190mila euro d’incasso. Cioè, l’aspettativa vale già di più dell’evento precedente, con una prospettiva di ottimo afflusso di pubblico sull’autodromo, per salutare in estate la Ferrari che torna alle origini. E di piacere a chi le corse le mastica respirandole e non le cerca solo per spararsi due aperitivi con gamberetti in paddock club, facendosi bello con l’amante, a 5000 euro a weekend. Di più. L’altra sera ero a cena con Guido Meda, il quale mi ha confermato che su Sky il Wec a Sebring è andato okay, in termini di seguito. E lo stesso Coletta - ecco, adesso si può nominare in prima persona senza farlo incazzare -, in un’intervista rilasciata nel pre-Sebring al Direttore di As Andrea Cordovani, ha rivelato che apposite indagini condotte tra le fasce interessate dimostrano una sorprendente fascinazione per il Wec tra i giovani, a rendere ancora più completo il nuovo quadro della faccenda.

Mi vien da ridere solo a pensare che anni fa, quando dicevo e scrivevo che contro la noia della F.1 moderna l’unico antidoto immaginabile era la riscoperta del fascino endurance delle grandi classiche come nell’era d’oro delle corse, mi si rispondeva che il passato è passato e indietro non si torna.

Qui in atto è un ritorno al futuro, altro che al passato. E per fare cose belle e intelligenti si è sempre in tempo. Anche perché i veri appassionati di motorsport, ferraristi compresi, se vogliono evitare l’overdose massacrante di doppiette Red Bull in F.1, da qui alla fine del’anno come raro e prezioso antidoto hanno solo il Wec, Le Mans e la mai abbastanza invocata e applaudita Ferrari 499P.

L'editoriale del Direttore: una Ferrari a due volti


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