GP Messico: i 5 temi del fine settimana

GP Messico: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Verstappen vince ancora e stampa un nuovo record assoluto, mentre Hamilton sorprende e la Ferrari si interroga sulle gomme; per il resto si rivede Ricciardo, ma che brutte certe scene sugli spalti...

30.10.2023 12:02

Alla finestra

E' stata tutta una questione di finestra. Sicuramente in qualifica ma, forse, anche in gara. Il circuito messicano porta all'estremo il concetto di condizioni al limite, con piccole variazioni delle condizioni al contorno che possono avere un impatto notevole su una vettura. E così, della stupenda prima fila del sabato, sono rimasti un podio ed un 4° posto, nella consapevolezza che se Perez non avesse fatto il kamikaze in avvio forse non sarebbe arrivata nemmeno la medaglia di bronzo. Ma non è stata solamente una questione di gomme e degrado, bensì di scelte strategiche.

Al sabato si era assitito ad un qualcosa che capita di rado: una macchina che, dopo un Q1 ed Q2 non completamente soddisfacenti, si era accesa di colpo per andare a prendersi la prima fila. Roba di pochissimi minuti, una ristretta finesta temporale in cui piazzare il colpo giusto: Leclerc e Sainz lo avevano fatto al primo tentativo in Q3, quando la condizione della pista è risultata perfetta per la SF-23, e pur non migliorando nel secondo tentativo si era comunque presa la prima fila. Può essere successo lo stesso in gara, con l'asfalto leggermente più freddo dopo la ripartenza, quando una SF-23 fin lì molto buona sulla mescola media non è riuscita a venire a capo della mescola più dura, con la quale non c'è stata nemmeno battaglia contro Hamilton.

Si ironizza sull'alettone rotto di Leclerc, perché Charles è andato peggio proprio con l'ala nuova. Ma non era ovviamente questione di alettoni: era questione di temperature e soprattutto di comportamento con le mescole diverse. La hard offre meno aderenza e per una vettura che difetta di carico rispetto a Red Bull e Mercedes la differenza si è avvertita tutta. Poi c'è un'altra questione, che si ricollega direttamente ad Austin: le previsioni strategiche. Vasseur, dopo la corsa, ha ammesso che in Ferrari sono rimasti sorpresi di vedere Hamilton in grado di coprire così tanti giri sulla media (peraltro su un set già utilizzato nel Q1), che rispecchia quanto comunicato in gara da Marcos a Leclerc, “tra 5 giri le hard funzioneranno meglio delle medium”. Attenzione però ad una cosa: la Rossa è stata battuta da Hamilton non perché abbia accusato più degrado, almeno non in maniera così marcata, ma perché non ha messo la gomma giusta. E non l'ha messa perché, evidentemente, i dati dicevano altro. Secondo le simulazioni Ferrari, la gomma dura sarebbe stata la migliore per coprire la seconda parte di gara, e questo stona in parte con la stessa Ferrari del primo stint, che aveva coperto egregiamente 31 giri di gara con Leclerc. Non avendo più set di gomme medie nuove a disposizione, la Rossa sarebbe stata costretta a montare un set usato (proprio come fatto dalla Mercedes), che avrebbe portato la percorrenza al limite dei 40 giri considerando anche quelli fatti in qualifica: eppure, dal momento che la seconda parte della corsa sarebbe avvenuta a serbatoi più scarichi, forse c'era il margine per l'azzardo. Certo, sarebbe servita una gestione oculata non riuscita anche tra due stesse macchine: Hamilton e Norris ce l'hanno fatta, Russell e Piastri no. Ciò che è certo è che la gomma dura non era semplicemente una gomma buona per la Ferrari, soprattutto in quelle condizioni che favorivano la media per come funziona la SF-23: al contrario, la RB19 ha dato l'impressione di trovarsi molto meglio sulla dura, la C3, piuttosto che sulla C4.

Che non sia stata una questione di degrado, ma di comportamento della gomma strettamente legato alla prestazione, lo dicono i tempi: Leclerc ha fatto il suo giro veloce in 1'22”332 (giro 38), a fine gara invece ha girato in 1'22”905, un ultimo passaggio a sei decimi dal suo giro più rapido ma senza nemmeno bisogno di spingere, dato che il terzo posto era già in cascina. Dunque, come si vede, non è stata questione di degrado, perché c'era ancora prestazione nella gomma. Vale anche per Sainz: 1'22”539 al giro 57 e 1'22”720 al 71°, l'ultimo. Tra i due è stato proprio Carlos a soffrire di più il degrado ed a lamentarsi che “la Mercedes, al contrario nostro, con le medie poteva arrivare fino alla fine”. Questo non esclude che con un'oculata gestione dei pneumatici si potesse azzardare appunto la media, ma serviva il pilota per riuscirci. E questo non esclude nemmeno un'altra cosa, che si potesse tentare una gomma media con Leclerc, che l'aveva gestita meglio di Sainz nel primo stint, e la dura con lo spagnolo, apparso più a suo agio con la hard con il passare dei giri. Non a caso, Sainz dopo la corsa ha posto l'accento sull'usura, Leclerc invece si è soffermato sull'eccessiva sensibilità della SF-23 al cambio di mescola o condizioni, una debolezza che ti porta ad avere comportamenti della vettura molto diversi tra uno stint e l'altro, soprattutto in Messico.

Ergo, se la Ferrari non ha lottato con Hamilton non è stata per l'usura delle gomme, quanto perché probabilmente montava, con il senno di poi, quelle sbagliate. E lì si torna: in questa F1, non puoi permetterti di non avere modelli simulativi all'altezza. Anche se, il giorno prima, ti sei affacciato sulla finestra giusta.

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