L'addio di Hamilton in chiave 2025 per Wolff è stato un fulmine a ciel sereno, ma prima c'è da affrontare insieme la stagione 2024: Mercedes dovrà dimostrare netti passi avanti sia da un punto di vista tecnico che tattico, per poi poter tornare a guardare al futuro con fiducia
Nel 2023 sono successe un po' di cose alle quali la F1 non era più abituata. Non veder vincere una macchina, o anche solo un motore, griffato con la Stella a tre punte, ad esempio, è stata una di queste. Perché la Mercedes non chiudeva una stagione senza vittorie dal 2011, perché un motore Mercedes portava a casa almeno un successo ininterrottamente dal 2007. Due filotti caduti insieme, simboli di una Casa che vuole tornare ad essere quello che era appena poco più di due anni fa. Ma che nel frattempo ha dovuto ingoiare una sorpresa ben maggiore dell'assenza di vittorie: Lewis Hamilton che nel 2025 andrà alla Ferrari.
Quindici Titoli in otto Campionati, poi appena una vittoria in due anni. Sono i numeri, impietosi, che certificano come la musica sia cambiata rispetto all'era degli assi pigliatutto colorati d'argento (o di nero, almeno da un certo punto in poi). Toto Wolff a suo tempo lo aveva detto, dicendo di essersi messo a studiare le squadre che nello sport, dopo grandi ciclici vincenti, poi non erano più riuscite ad imporsi (lui, nel caso specifico, aveva fatto l'esempio del Manchester United nel calcio). E lo aveva detto anche James Allison all'alba del 2022, quando spiegava che "qualcuno interpreterà in modo completamente sbagliato le nuove norme": ha avuto ragione e l'ha avuta a spese del suo team.
Rispetto ad allora James Allison è tornato direttore tecnico (non lo è stato per un biennio: da aprile 2021 ad aprile 2023), ma ha trovato una situazione molto mutata rispetto a come l'aveva lasciata lui nel reparto di progettazione e sviluppo. Perché dopo tante vittorie, quando poi ti fermi all'improvviso (che è ciò che è accaduto alla Mercedes, che non è mai andata incontro ad un lento declino, quanto piuttosto ad una brusca interruzione della sua serie vincente) il rischio è quello di non avere più riferimenti e di perdere certezze. E' proprio ciò che è successo a Brackley: lo ha spiegato Allison, il quale ha affermato di aver ritrovato un'organizzazione interna frammentata, dove i vari sotto reparti (aerodinamica, dinamica del veicolo eccetera) aveva smarrito il continuo confronto interno di un tempo, ed ognuno pensava a tirare fuori il meglio dal suo gruppo ma il tutto dopo aver perso l'importantissimo sguardo di insieme. Se a tenere tutto il gruppo unito spetta a Wolff, nello specifico dell'ufficio tecnico è ad Allison che spetta l'opera di rimessa in sesto, per tornare ad essere una squadra capace di lavorare all'unisono.
Questa mancanza di fiducia in termini tecnici è sfociata in una mancata lucidità dal punto di vista gestionale. Nel 2023, ad esempio, il muretto Mercedes è stato niente affatto esente da errori strategici: con una Ferrari a lungo deficitaria, soprattutto nella prima parte di campionato, la pratica per la seconda posizione tra i Costruttori avrebbe dovuto chiudersi molto prima, seppur con una W14 tutt'altro che perfetta. Alcune evitabili battaglie in pista tre le due vetture, alcuni errori strategici con i piani di gara hanno reso ancor più complicata l'annata di Hamilton e Russell, i quali hanno dilapidato punti non sempre per colpa loro.
Il paradosso di queste problematiche è che seppur arrivando seconda nel Costruttori, ovvero la prima dietro alle imprendibili Red Bull, nessuno ha giudicato positivamente la stagione della Mercedes, né esternamente né internamente. Zero vittorie all'attivo è un numero che fa più rumore della piazza d'onore tra le squadre, un traguardo che è stato sottolineato molto poco perché arrivato con un'esecuzione tutt'altro che convincente. E così Mercedes si avvia al 2024 consapevole che un 2023 bis non farebbe piacere a nessuno: in termini sportivi il 2° posto pare il massimo, ma più che vincente la Mercedes 2024 dovrà essere soprattutto convincente. E poi ci sarà la grana Hamilton, partente: né pilota né squadra siamo certi avranno problemi a rimanere professionali, ma le dinamiche interne ovviamente potrebbero risentirne, con effetti magari indesiderati: starà a Wolff mantenere l'ambiente compatto fino ad Abu Dhabi 2024.
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