GP Monaco, i 5 temi: dal piccolo principe Charles alla delusione Red Bull

GP Monaco, i 5 temi: dal piccolo principe Charles alla delusione Red Bull© Getty Images

Leclerc è riuscito a coronare il sogno di una vita con una Ferrari bellissima, mentre la Red Bull si è riscoperta molto debole sul fronte meccanico; ancora sorrisi per la McLaren, primi punti per Albon e Gasly

27.05.2024 11:10

Leclerc, il piccolo principe di Monaco

Antoine de Saint-Exupéry, nel suo libricino divenuto capolavoro, ci insegna che È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”. Ecco allora perché Charles Leclerc dà un valore preziosissimo, alla sua vittoria nel Principato di Monaco. Perché è casa sua, perché Montecarlo è un sogno per tutti ma lo era in primis per lui ed Hervé, il papà scomparso troppo presto per goderselo pilota di talento in Formula 1. E forse perché, a suon di riprovarci, come insegna de Saint-Exupéry, il tempo speso ad attenderla dà ancora più valore ad una vittoria che non può essere come le altre.

Per sbocciare, la rosa monegasca di Charles Leclerc ha avuto bisogno di sei partecipazioni, tre pole position e almeno un paio di delusioni cocenti. Il 2021 ed il 2022, due pole convertite in una non partenza ed in un 4° posto, erano lì come fantasmi dopo la qualifica di sabato: e Charles non voleva ancora illudersi che fosse fatta, perché la statistica Ferrari nel Principato non è così favorevole e poi perché anche lui, sulla sua pelle, ha sperimentato il dolore della gioia effimera del sabato se il giorno dopo non si completa l’opera. E invece stavolta ce l’ha fatta, in una domenica 26 maggio che non dimenticherà: 10 anni dopo l’impresa di Jules Bianchi, a Charles negli ultimi giri è passata davanti agli occhi tutta la sua vita, non solo agonistica. Fino a papà, insieme al quale fantasticava sul diventare pilota di F1. “Pensavo più a lui che a guidare”, ha detto con quei tratti efebici e quelle parole dolci che fanno commuovere anche le mamme.

Vederlo danzare tra i cordoli in qualifica con questa Ferrari SF-24 è stato uno spettacolo, per la domenica invece non importa cadere nella retorica della poesia: Charles ha fatto l’unica cosa che doveva fare una volta girato al comando alla prima curva, ovvero addormentare la gara con un occhio alle finestre dei pit-stop degli inseguitori, a maggior ragione dopo che la bandiera rossa aveva di fatto tolto anche l’unica variabile dei pit-stop. Con pioggia scongiurata, non restava che andare a spasso tra le stradine di Montecarlo, senza cadere nella tentazione di spingere al limite: inutile, oltre che dannoso. E così ne è uscita una delle gare più noiose che si ricordino, una che certamente Charles non dimenticherà mai: perché era il sogno di una vita ed oggi è realtà.

Leclerc: "Negli ultimi giri pensavo a mio padre, era il nostro sogno vincere qui"

Charles e la Ferrari perfetti per tutti il weekend

Come abbia fatto a vincere, è presto detto: con un talento eccezionale supportato da una macchina che è stata fortissima per tutto il weekend. Erano una cosa sola sin dalle prime libere, Charles e la SF-24: veloci, in fiducia, sostanzialmente i favoriti sin da quando i tempi sul giro hanno cominciato a significare qualcosa. È un’insidia per tutti, Monaco, anche dal punto di vista delle regolazioni: eppure la SF-24, che pure in trazione non aveva eccelso nelle gare precedenti, ha saputo trovare qualcosa che le altre non avevano, come appunto una trazione spaventosa: ottimo il lavoro fatto nella taratura delle sospensioni abbinate al pacchetto da alto carico introdotto a Monaco, oltre ad una modalità di erogazione della potenza ben calibrata per le stradine del Principato.

E poi la capacità di assorbire le irregolarità dell’asfalto: merito di una meccanica che sta funzionando alla grande, invidiata pure dalla Red Bull. Tanto che alla Rascasse Leclerc era l’unico a potersi permettere una traiettoria più stretta: lì c’è un leggere dosso dal quale in tanti, Verstappen in primis, volenti o nolenti erano costretti a tenersi alla larga per non scomporre la vettura e non perdere terreno in uscita, mentre Leclerc poteva passarci quasi a piacimento: un modo di guadagnare metri e, quindi, tempo sul giro. Merito, appunto, di una Ferrari che i dossi ed i cordoli li digeriva alla grande, meglio di chiunque. La SF-24 dava fiducia ai piloti, una confidenza che a Montecarlo ha ripercussioni dirette sul cronometro. Questo senza nulla togliere alla bravura del pilota, che in Costa Azzurra può ancora fare la differenza.

Può farla su una pista storica, forse anacronistica, ma che resta certamente unica. La pista dalla quale praticamente tutto è cominciato per Charles Leclerc, ma sulla quale non aveva mai vinto in carriera, in nessuna categoria. La pista che finora gli aveva regalato soprattutto delusioni, mentre gli altri, di volta in volta, festeggiavano il successo che lui dentro di sé bramava di più. Un desiderio che aumentava con il passare degli anni, fino ad arrivare ad una vittoria che, proprio come la rosa di Antoine de Saint-Exupéry, ha ancor più valore proprio per il tempo che ci è voluto ad ottenerla. Sulla pista che gli ha fatto decidere di diventare pilota, sulla pista su cui si affaccia la fermata del bus che lo portava a scuola e qualche terrazzo di amici, il piccolo principe è finalmente diventato re del suo Principato.

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