GP Monaco, i 5 temi: dal piccolo principe Charles alla delusione Red Bull

GP Monaco, i 5 temi: dal piccolo principe Charles alla delusione Red Bull© Getty Images

Leclerc è riuscito a coronare il sogno di una vita con una Ferrari bellissima, mentre la Red Bull si è riscoperta molto debole sul fronte meccanico; ancora sorrisi per la McLaren, primi punti per Albon e Gasly

27.05.2024 11:10

Inkartati!

I miracoli, per definizione, non possono accadere sempre, altrimenti sarebbero considerati eventi ordinari, persino prevedibili. E Max Verstappen, che miracoloso lo è stato tante volte, a Monaco è incappato in uno dei pochissimi errori che si ricordino di lui nell’ultimo triennio, almeno in fasi decisive come qualifiche o gara.

A guardare Perez, disgraziatamente 18° al sabato, viene da pensare che un piccolo miracolo Max lo abbia fatto comunque a prendersi la terza fila, e si stava addirittura giocando la prima al momento dell’errore a Saint Devote al secondo tentativo del Q3. Checo non è un fenomeno, ma non è nemmeno il pessimo pilota che, con puntuale cadenza, si sta riscoprendo dopo poche gare quest’anno dopo aver fatto lo stesso nel 2023. Tant’è che Verstappen non ha trattenuto un pizzico di orgoglio: “Non so in quanti avrebbero fatto il mio tempo di qualifica con questa macchina”. Questo a significare che quel sesto tempo in qualifica, forse, era già qualcosa per una Red Bull piena di debolezze.

Ma era veramente così pessima, la RB20 del Principato? A guardare gli onboard, sì: non era certamente da esclusione in Q1, ma non era, e neanche lontanamente, una macchina da pole. A guardare gli onboard, e soprattutto alla relativa “facilità” con cui i tempi sul giro sono arrivati tra le FP1 e la qualifica, viene da pensare qualcosa di abbastanza sconvolgente: cioè che a serbatoi vuoti la RB20 fosse addirittura quarta forza, dietro anche alla Mercedes. Certo, sono opinioni forti: primo perché non è dimostrabile, secondo perché la qualifica è stata a lungo roba di centesimi, per cui viene difficile fare una scala dei valori. Forse non è neanche giusto farla, ma per dovere di cronaca è corretto sottolineare che le lamentele che Max ha mosso alla RB20, Russell ed Hamilton alla W15 non le hanno mosse. Forse perché ormai abituati (e rassegnati), o forse perché la Red Bull del Principato era davvero una macchina difficile da guidare.

Una Red Bull non all'altezza nel Principato

Il male della RB20 a Montecarlo è stata l’incapacità della vettura di assorbire dossi e cordoli, l’esatto contrario della Ferrari. Nel secondo settore i piloti non potevano attaccare, proprio perché la vettura non riusciva ad assorbire le asperità dell’asfalto. “La vettura sembrava un go-kart”, ha tuonato Verstappen. Rigida com’era, alla RB20 bastava un niente per scomporsi e questo, oltre a togliere fiducia, non le permetteva di mettere in pista anche qualche arma che avrebbe avuto a disposizione, come la buona trazione mostrata in questo avvio di campionato. La situazione, da difficile che era, è diventata critica con il passare delle sessioni, perché nel box dei campioni del mondo si sono accorti che pur lavorando fino all’ultimo sulle regolazioni non si potesse andare tanto oltre. Verstappen era riuscito ad essere della partita nel Q3, ma era già così tanto al limite che infatti poi ha sbagliato. E scattare sesti, in una Monaco senza pioggia e variabilità strategica, significa partire condannati ad una corsa senza ambizioni.

La RB20, lo sappiamo, è una vettura figlia della RB19, vettura concepita per girare molto bassa e molto rigida. Se questo fa la differenza nella maggior parte dei circuiti, su piste come Monaco, dove si è costretti ad ammorbidire molto il comparto sospensivo e ad alzare la vettura, può diventare un limite: tuttavia la Red Bull in questo ciclo tecnico è stata tra le meno sensibili al variare delle altezze da terra, per cui, pur privilegiando il girare molto più vicina all’asfalto, il discorso dovrebbe riguardare esclusivamente la meccanica.

Nel 2023 il vantaggio sulla concorrenza era talmente ampio che la RB19 poteva permettersi di vincere anche quando non era al top, lusso che invece la RB20, per via di una concorrenza enormemente cresciuta, non può permettersi. Tra il 2023 ed il 2024 la Red Bull ha lavorato per risolvere proprio alcune criticità, ma evidentemente non c’è riuscita fino in fondo: e questo lo si vede bene quando c’è una schiera di avversari ben più forti rispetto ad un anno fa. Questione di capacità altrui, ma anche di convergenza tecnica: alla fine, anche gli altri hanno capito cosa serve per essere forti in questo ciclo tecnico. Senza dimenticare le ore di galleria in meno che la Red Bull ha da anni, soprattutto con la riduzione per lo sforamento del budget cap del 2021 che ha limitato ulteriormente le ore nel 2023: alla lunga, sono ore in meno che possono farsi sentire.

In Red Bull sono convinti che su piste più “tradizionali” la RB20 possa tornare davanti, ma anche per lei adesso la strada non è più in discesa. In primis, le difficoltà sui cordoli sono un aspetto da risolvere: anche il Canada, da questo punto di vista, può dare grattacapi, sebbene le regolazioni meccaniche saranno meno estreme. E poi c’è da capire questa storia che la Red Bull, ultimamente, si sta presentando in pista con assetti di base che non funzionano: potrebbe esserci qualcosa che non va nelle simulazioni. Un conto è l’assetto aerodinamico di base, un conto la meccanica: come dice Hamilton, ci sono cose che nella realtà virtuale non puoi prevedere fino in fondo ed una di queste è il “ride”, ovvero la capacità che ha la monoposto di seguire senza criticità le ondulazioni dell’asfalto. Occhio, perché potrebbe essere un tema delle prossime settimane.

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